Morire in carcere, a 32 anni. E a sole 20 ore di distanza dal ritorno in cella, per aver contravvenuto all'obbligo degli arresti domiciliari. E' accaduto a Parma. La vittima è Giuseppe Saladino, che risiedeva in via Einstein. Era stato condannato per avere rubato soldi dai parchimetri di via Pertini. Poi gli erano stati concessi i domiciliari, ma era appunto stato scoperto mentre violava questo obbligo. A 20 ore dal nuovo arresto, durante la notte, un malore in carcere, e poi la morte. Ora è stata effettuata l'autopsia, e la Procura ha aperto un fascicolo contro ignoti. L'ipotesi è quella di omicidio colposo.
«Voglio giustizia, mi devono dire cosa è successo – ripete la madre – Era stato condannato per un piccolo furto: mio figlio non aveva mai commesso reati gravi come rapine o spaccio. Era un ladro di polli e ora me l’hanno ammazzato». «Nel verbale che mi ha rilasciato la polizia, che è venuta a perquisire la casa il giorno dopo la morte di Giuseppe, c'è scritto: a seguito dell’avvenuto decesso per assunzione di stupefacenti. Ma come fanno a dirlo? E se fosse così, e non è così, perchè non lo hanno curato prima di metterlo in cella?».
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«Voglio giustizia, mi devono dire cosa è successo – ripete la madre – Era stato condannato per un piccolo furto: mio figlio non aveva mai commesso reati gravi come rapine o spaccio. Era un ladro di polli e ora me l’hanno ammazzato». «Nel verbale che mi ha rilasciato la polizia, che è venuta a perquisire la casa il giorno dopo la morte di Giuseppe, c'è scritto: a seguito dell’avvenuto decesso per assunzione di stupefacenti. Ma come fanno a dirlo? E se fosse così, e non è così, perchè non lo hanno curato prima di metterlo in cella?».
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