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domenica 2 maggio 2010

Fuga di notizie

venerdì 23 aprile 2010

Il piano casa del ministro Scajola

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martedì 10 novembre 2009

Padroni di casa

DOMENICA, 08 NOVEMBRE 2009


Maria Teresa Verda insegnerà "Cultura ed economia nel ponente ligure"

L´importanza di chiamarsi Scajola moglie e fratello docenti a contratto

Perplessità negli ambienti dell´Ateneo, ma il preside di Economia respinge le illazioni: entrambi hanno esperienze e competenze rilevanti

Nonostante il calo di studenti dell´Ateneo e il clima d´incertezza sui poli distaccati, anche quest´anno la sede imperiese di Economia ritroverà come professore a contratto Maria Teresa Verda, insegnante di Storia dell´arte al Liceo d´Arte Sperimentale di Oneglia e moglie del ministro Claudio Scajola. L´ex preside Paola Massa (moglie di Vito Piergiovanni, l´ex preside di Giurisprudenza che nel 2001 laureò lo "studente - onorevole" Claudio Scajola), ordinario di Storia Economica l´ha infatti riproposta per le 12 ore di "Cultura ed economia nel ponente ligure". All´interno della Facoltà qualche docente storce il naso, ma l´anonimato è d´obbligo. Perplessità e opportunità riguardano specializzazione e parentele della Verda. Senza contare che un altro familiare è docente a contratto. È Maurizio Scajola, uno dei fratelli del ministro, che a Savona, da diversi anni, insegna "Strategie di coordinamento nella politica per il turismo" voluto da un altro ordinario della facoltà, Amedeo Amato (Fondazione Gaslini ed ex Carige). Il preside di Economia Pier Maria Ferrando respinge le illazioni: «La professoressa Verda ha sviluppato conoscenze relative agli insediamenti legati al turismo straniero nel ponente ligure che hanno giocato un ruolo significativo nello sviluppo economico e territoriale di quell´area. Il dottor Scajola è stato Direttore del Turismo in Regione e segretario generale della Camera di Commercio di Savona, esperienze e competenze rilevanti. I compensi previsti sono di 600 euro totali ma agli esperti chiediamo di collaborare a titolo gratuito».

Fonte Marco Preve

giovedì 10 settembre 2009

Le mani sulla città

Imperia inaugurazione del nuovo molo lungo:
l'occhiale fa la forza
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Da sx a dx: Claudio Scajola, Piercarlo Scajola, Paolo Strescino, Marco Scajola


Il taglio del nastro:
Anna chi?
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Da sx a dx: Paolo Strescino, Anna Confalonieri (?!), Francesco Caltagirone, Fedele Confalonieri, Claudio Scajola, Maria Teresa Scajola

Risultato?
Il molo basso è diventato un parcheggio privato riservato ai diportisti (forse in futuro chiuso ai pedoni).
Non si può TOCCARE il mare perchè gli scogli sono stati sostituiti dal cemento e dagli ormeggi per le barche.
Le panchine sono SPARITE.

Grazie.

mercoledì 26 agosto 2009

The Grande Mothers (Re-Invented) @ Spiaggia Maiben, Bussana (IM)

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Tra il 1964 ed il 1974 si chiamavano “Mothers of Invention” ed erano la rivoluzionaria band diretta da Frank Zappa. Oggi, un po’ invecchiati, ma con immutato talento si sono ribattezzati “The Grande Mothers (Re-Invented)” ovvero le nonne re-inventate.
Il loro concerto è in programma nella serata di giovedì 27 agosto alla spiaggia Maiben di Bussana al mare.
Il repertorio estratto sia dal primo periodo degli anni ’60 della band e dalla produzione della metà degli anni ’70 ripropone fedelmente un sound che è diventato unico e assolutamente stupefacente.
Il gruppo originale con l’inserimento di 2 elementi non proprio 60’s ad 11 anni di distanza dalla scomparsa di Frank Zappa si diverte a rielaborare, comporre e scomporre brani come “Montana”, “Uncle Meat”, “Fiorentine Pogen” e tantissimi altri per uno spettacolo di 3 ore zappiane assolutamente imperdibili.
Roy Estrada (bass), Don Preston (keyboards e tabla) e Napoleon Murphy Brock (fresco di Grammy Award per la sua performance recente con gli “Zappa plays Zappa”) ci accompagneranno a visitare uno degli angoli più belli e creativi della musica moderna con lo spirito di Frank Zappa sempre accanto.
Il gruppo è completato da Christopher Garcia alla batteria e da Robbie Mangano, di origini italiane, alla chitarra che sostituisce alla grande Miroslav Tadic impossibilitato ad effettuare il tour.

via Riviera24.it



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sabato 27 giugno 2009

Nostrum Mare Monstrum

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Una bandiera nera. Non quella anarchica e neanche quella hardcore del gruppo californiano.

Bensì quella, meno prestigiosa, che Legambiente ogni anno conferisce ai "nuovi pirati" che assaltano le coste, ne depredano le risorse, inquinano i mari o compromettono irrimediabilmente il delicato ecosistema costiero.
Se l'è guadagnata la mia prima città adottiva. O meglio, la società responsabile della realizzazione di quello scempio di monumento al cemento, che si ostinano a chiamare porto. Ma sappiamo bene quanto, soprattutto nelle piccole province, gli interessi delle amministrazioni locali coincidano troppo spesso con quelli, guarda caso, dell'imprenditoria privata. E se è vero che qualcuno quelli lì li ha votati, la bandiera nera, di riflesso, va anche quella parte (la maggiore) di cittadinanza che continua a dare fiducia a certi amministratori-imprenditori.
Parrebbe evidente anche a un pezzo d'asfalto che costruire uno dei porti turistici più grandi d'Europa (per numero di posti barca) in una cittadina di appena 40000 anime è, come minimo, una forzatura, un'esagerazione.
Ma, dicono, farà girare l'economia...
E allora largo al capitalismo buono, anzi bello. Quello degli yachts, dei panfili, delle camicie bianche e delle pelli abbronzate.
Noi ci ritroviamo intrappolati nel cemento, con l'acqua del porto stagnante e maleodorante (a causa di una cattiva progettazione), senza molo (che gli stronzi lo useranno per parcheggiare i loro arrogantissimi suv) e con tanta brutta gente in più che cammina per la città.
Avanti così.

Queste le motivazioni di Legambiente:

Alla “Porto di Imperia Spa” per aver realizzato uno degli approdi più grandi della Liguria.
Oltre 1000 posti barca, una mega speculazione che ha prodotto un pesante danno al territorio costiero e all’ambiente marino. Su denuncia della Capitaneria di porto è stata aperta anche un’indagine della magistratura per presunti abusi edilizi. In particolare l’inchiesta riguarda il capannone per la cantieristica, costruito in area demaniale in modo difforme rispetto al progetto depositato e approvato. Sono indagati il presidente della società, nonché segretario generale del Comune, il progettista e i rappresentanti delle altre due società che insieme al Comune di Imperia compongono il Gruppo. La Porto di Imperia Spa aveva fatto richiesta di variante, ma aveva continuato con la realizzazione del manufatto senza attenderne l’approvazione, quindi in mancanza di autorizzazione. La Conferenza dei servizi, mentre scriviamo, non ha ancora approvato la variante, in compenso c’è stata la sanatoria da parte della Soprintendenza.

Legambiente - MareMonstrum 2009
Grazie a ImperiaParla.

lunedì 13 aprile 2009

E solo olio ciò che brilla


Ma come io ti faccio i regali e tu li fai saltare in aria prima ancora di aprirli?

mercoledì 18 marzo 2009

Questa è casa mia e qui comando io!


La simbologia, soprattutto nelle occasioni pubbliche, ha ormai assunto un ruolo di primo piano. Le strategie comunicative approfittano della presenza delle telecamere per sfoggiare tutta la loro spudoratezza.

E allora ecco il boss in maniche di camicia, chiamare a sè, proprio come animali sapientemente ammaestrati, coloro i quali dovranno fare le sue veci in provincia mentre lui è impegnato a Roma a salvare il mondo con il nucleare. Loro invece sono costretti a trattenere tutta l'emozione del momento nelle cuciture della giacca, manco fossero ospiti in un salotto altrui.

Il mastellismo ha fatto scuola.
E tante, più o meno piccole, Ceppaloni sono già nate sull'italico territorio.

mercoledì 4 marzo 2009

Scajola, il suo feudo e il nucleare

Il Ministro Scajola illustra la sua idea di nucleare

Giusto così, per condividere un po' del malessere provato da noi che viviamo in quelle terre lì, riporto un interessantissimo articolo di Marco Preve e Emiliano Fittipaldi (L'Espresso) pubblicato successivamente da ImperiaParla (grazie!), che sono convinto vi aiuterà a capire meglio in che razza di palude melmosa sguazzano i politicanti odierni.

Gente che parla di nucleare e che, nel migliore dei casi, basa la sua conoscenza in materia sulla lettura del Manuale delle giovani marmotte in bagno.

Gente che spadroneggia nel suo triste paese manco fosse nel salotto di casa, creando un vero e proprio feudo (con tanto di dinastia...) e regalando favoritismi a valvassori e valvassini di turno.

Fanno, disfano, inaugurano, cementificano, derogano, abbattono, appaltano, progettano.
E ridono.
Ridono.
Alla faccia nostra, loro ridono.
Non gli rimangono che le strette di mano e le pacche sulle spalle, per la felicità degli obiettivi e delle cineprese al servizio dello spettacolo integrato.

Ridono per mantenere in piedi la facciata splendente.
Ma dietro la facciata tutto è già crollato.

Etica?
Mai sentita.
Moralità?
Mai avuta.
Vergogna?
Neanche quella conoscono.

La loro non è democrazia.
E' un'aristocrazia.
Ma un'aristocrazia al contrario.
Aristotele chiamava Aristocrazia "il governo dei migliori".
Noi abbiamo votato e continuiamo a votare per avere un "governo dei peggiori".

Scajola ha un’idea Atomica
Un feudo in Liguria. Un drappello di fedelissimi in Parlamento. Fondi miliardari per le imprese.
La fitta rete di potere del ministro e le sue mire.


La monnezza di Imperia è l’unica cosa che turba le sue notti. Il ministro atomico Claudio Scajola proprio non se l’aspettava che i suoi uomini potessero trasformarsi in epigoni di Bassolino e Iervolino. Nemmeno fossimo a Napoli o Afragola, piuttosto che nella civilissima Riviera dei Fiori. Lo smacco, invece, è arrivato: la Regione Liguria (di centrosinistra) ha commissariato la Provincia imperiese governata da Forza Italia, spedendo l’ex prefetto di Genova Giuseppe Romano a gestire l’emergenza rifiuti. Sarà una bella gatta da pelare: il territorio della zona è piccolo e montuoso, i siti adatti a realizzare sversatoi pubblici si contano su una mano, termovalorizzatori nessuno ne vuole e i comuni, quasi tutti scajolizzati, soffrono della sindrome ‘nimby’, i rifiuti ovunque, ma-non-a-casa-mia.
Ma esclusa la spazzatura che insozza il suo feudo elettorale, ‘u Ministru’, come lo chiamano dalle sue parti, non ha preoccupazioni di sorta. Titolare dello Sviluppo economico e collezionatore di deleghe pesanti (controlla le Attività produttive, le Comunicazioni e il Commercio internazionale), gestisce un impero in crescita costante, anche grazie a un sistema di potere capillare che ne fa, insieme a Giulio Tremonti, l’uomo più influente del governo. I due ora lottano per mettere il cappello sul nucleare che verrà: l’imperiese per ora è in pole, mentre l’economista, azionista di riferimento dell’Enel che ha appena concluso un accordo con la francese Edf per costruire quattro nuove centrali, sta tentando di fermarne l’attivismo. Sarà difficile, visto che Berlusconi in persona ha abbracciato la sua causa firmando un patto con Nicolas Sarkozy per produrre insieme energia nucleare.
Signore assoluto del Ponente ligure, accusato di aver creato il volo Roma-Albenga per le sue necessità di pendolare, appassionato d’auto d’epoca, pallanuoto e fornelli (è membro dell’Accademia italiana della cucina), Scajola, per bocca di alti dirigenti della Confindustria, “non avrà in mano il controllo della spesa, ma è tra i più ascoltati dal Cavaliere ed è il vero padrone della macchina di Forza Italia. Le imprese, quando vogliono qualcosa, devono bussare alla sua porta”. Il peso politico conta, ma non basta. La leva è, come sempre, nel denaro: il ministero gestisce oltre 5 miliardi di euro l’anno di incentivi e contributi a fondo perduto destinati all’industria privata nazionale, e altri pacchetti destinati alle aziende di Stato. Un’assistenza che fa rima, in tempo di crisi, con sopravvivenza.
Paradossalmente l’ex democristiano di economia non si è mai interessato granché. Uomo di partito, inizia a occuparsi di aziende ed energia solo nel 2005, quando Berlusconi, a tre anni dalle dimissioni da ministro dell’Interno (definì Marco Biagi, ucciso dalle Br, “un rompicoglioni” davanti a due giornalisti), lo richiama alle Attività produttive al posto di Antonio Marzano. Ci si trova bene, su quella poltrona, tanto che dopo la breve parentesi Bersani la richiede indietro.
La sua rete oggi lega insieme controllori e sostenitori dell’industria nucleare ed energetica, banchieri fedeli, imprenditori, massimi boiardi di Stato e alte sfere ecclesiastiche. Il centro della ragnatela è, ovviamente, in Liguria. Imperia è da cinquant’anni poco più del giardino di casa della famiglia Scajola: il padre Ferdinando, degasperiano doc, è stato primo cittadino nel dopoguerra, lasciando poi il testimone prima al fratello maggiore Alessandro e poi, nel 1982, a Claudio, che da giovane si è fatto le ossa nel movimento giovanile della Dc, nell’Inpdap, all’Ospedale Costarainera e all’Usl locale. Qui Scajola conta su una dote elettorale enorme, e i fedelissimi forzisti che siedono in Parlamento sono una trentina. “In ogni commissione”, spiega un importante lobbista milanese, “c’è un suo uomo. Vede tutto, non gli sfugge nulla. Soprattutto nel campo strategico dell’energia”.
Il presidente dell’Enea, il genovese Luigi Paganetto, è un suo uomo: fu proprio Scajola nel 2005 a proporlo come commissario straordinario per la sostituzione del Nobel Carlo Rubbia. Sotto la Lanterna ha sede la Ansaldo Nucleare, l’azienda controllata dalla Finmeccanica. Il colosso militare ha un rapporto stretto col ministro: solo per la nuova autoblindo a otto ruote Vbc Freccia (concepita nei lontani anni Ottanta) lo Sviluppo economico ha già stanziato 310 milioni di euro, mentre per le fregate Fremm (le navi firmate Fincantieri sono fatte in Liguria, così come radar, sistemi elettronici e armamenti annessi targati Finmeccanica) Scajola ci mette la bellezza di 800 milioni di euro. Il legame è anche personale: il big dell’imperiese ha ottimi rapporti con l’ad Pierfrancesco Guarguaglini, mentre nel cda siede un suo vecchio amico, Piergiorgio Alberti, 65enne di Sanremo, che da giovane militava nella stessa corrente (dorotea) di Claudio. Nel collegio sindacale c’è Silvano Montaldo, tesoriere regionale degli azzurri, piazzato anche al famigerato aeroporto di Albenga e recentemente nominato dal ministro commissario straordinario della Merloni, il gruppo di elettrodomestici.
Anche Alberti è uno che colleziona cariche nelle aziende che contano: attualmente siede su indicazione di Mediobanca nel consiglio della Parmalat, in passato è stato nei cda delle imprese di Marcellino Gavio e della Carige. L’istituto, il primo della Liguria e l’ottavo in Italia, è lo snodo finanziario dello Scajola Power: il fratello Alessandro ne è vicepresidente, Pietro Isnardi, il consuocero con interessi nell’immobiliare e l’alimentare, fa parte del consiglio.
“Scajola avrà un pessimo carattere e i modi del ‘ganassa’”, chiosa un esponente del Pd che lo conosce bene, “ma è uno che sostiene le imprese con i fatti, difende il sistema Paese e, contemporaneamente, i suoi interessi politici”. Se Eni ed Enel sembrano ascoltare soprattutto l’azionista di riferimento, ossia il Tesoro di Tremonti, Fiat e Telecom hanno intuito che il loro futuro prossimo venturo dipenderà soprattutto da re Claudio. Che prima ha difeso le istanze di Sergio Marchionne sul bonus rottamazione (la Lega era contraria a nuovi aiuti), poi ha iniziato a studiare il piano per lo scorporo della rete fissa da Telecom. Un dossier delicatissimo: Mediaset sarebbe interessata a lanciarsi nella televisione via Internet e nelle telecomunicazioni, Scajola dirà la sua.
Altro pallino del ministro è la disciplina. Sotto la sua guida il ministero si sta trasformando in una caserma. Sono stati cambiati 16 direttori generali, che impareranno presto come ordine e rispetto delle gerarchie siano imperativi categorici. Pare che Scajola in privato chiami i collaboratori “i miei soldatini”. Viste le premesse, sembra naturale che l’antica passione per la Benemerita non abbia vacillato nemmeno nel dicembre del 1983, quando a ora di cena i carabinieri di Milano bussarono alla porta dell’allora giovane sindaco per accompagnarlo in galera. L’accusa era di concussione aggravata, in un affare di mazzette (epicentro dello scandalo il casinò di Sanremo) da cui fu poi scagionato.
Ventisei anni dopo, di nuovo ministro, Scajola ha voluto come capo dell’Ufficio per gli affari generali un colonnello dei carabinieri. Non un militare qualunque, ma Roberto Massi, già capo del personale al Comando generale e, fino al 2007, comandante del reparto operativo di Roma. “Una mente”, dicono in molti. Laureato in legge, negli ultimi due anni si è occupato di inchieste importanti come quella su Lady Asl (che ha portato all’incriminazione di pezzi da novanta di An), Calciopoli e l’affaire Storace.
Nella squadra del ministro c’è di tutto: liguri doc, ambasciatori, ex prefetti, imprenditori. Se Paola Girdinio, preside della facoltà di Ingegneria di Genova, è tra gli esperti che decideranno a chi destinare i 200 milioni del programma ‘Efficienza Energetica’, i suoi tuttofare sono il fidato Michele Scandroglio (fino a poco tempo fa all’Isvap e alla Carige, oggi è stato eletto alla Camera restando vicepresidente di una società di consulenza e consigliere di imprese per il recupero crediti) e Raffaele Lauro, senatore Pdl nominato suo ‘consigliere politico’. Amico di Giuliano Tavaroli, natali a Sorrento, folgorato in gioventù dal carisma di Antonio Gava, Lauro fu indagato e poi prosciolto per la storia dei fondi istituzionali utilizzati dai dirigenti del Sisde, ed è un vecchio protégé di Scajola: capo di gabinetto nel 2005, nominato nel cda della Carige l’anno successivo, presidente della commissione Antiracket e antiusura. Oggi siede pure nel ‘board’ dell’Antimafia.
L’attuale segretario particolare è invece Giuseppe Guerrera, che aspetta da due anni l’esito di un indagine della Procura di Sanremo che lo ha indagato per corruzione, mentre un altro uomo-chiave è Daniele Mancini, assunto come consigliere diplomatico mentre era ambasciatore in Romania. Elegante e influente, ottimi rapporti con le imprese venete che investono miliardi a Timisoara e dintorni, cura tutti i contatti con il dipartimento per il Commercio estero. “Finché il sottosegretario Urso non avrà le deleghe, le aziende devono rivolgersi a lui”, spiegano da Confindustria.
La rete del ministro non poteva prescindere dalle entrature nelle alte sfere del Vaticano. Seguendo l’esempio del papà Ferdinando, legato al segretario di Stato di Giovanni XXIII, Domenico Tardini, Scajola junior ha cucito rapporti eccellenti con Crescenzio Sepe. Tanto che nel 2004 l’arcivescovo di Napoli, quando comandava gli uffici di Propaganda Fide, chiamò la moglie Maria Teresa Verda nel comitato scientifico che avrebbe dovuto far nascere un museo con le opere della congregazione. I collaboratori del cardinale commisero al tempo una gaffe da Guinness, convocando invece della professoressa a contratto, l’omonima Donatella Scajola, teologa e biblista di fama.
Un piccolo incidente di percorso. Oggi l’eminenza preferita dal ministro è l’arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, che ha fatto carriera diventando presidente della Cei. L’amicizia è solida, le occasioni d’incontro non si contano. Il patriarca qualche giorno fa gli ha consegnato personalmente il premio San Francesco di Sales promosso dal Monastero della Visitazione. La serata tutta abbracci e complimenti è finita però con un codazzo di ironie: il presidente della giuria era la professoressa Verda. Nessuna omonimia stavolta. Si tratta proprio di Maria Teresa, la moglie di re Claudio in persona.

Piercarlo l’alternativo

Papà Claudio pensa al futuro con il nucleare, ma Scajola junior si occupa del presente lanciandosi nel business delle energie alternative. Piercarlo, figlio del ministro dello Sviluppo economico, 29 anni e una laurea in Economia a Milano, dal novembre scorso è infatti socio al 50 per cento della Agena srl, Azienda per la generazione di Energie Alternative con sede a Monza. Il socio di Piercarlo è Daniele Santucci, 60 anni, che nei primi anni ‘90 fu vicepresidente della Avio Nord. Santucci di energia se ne intende: fino a settembre era vicepresidente della Simav, società di sistemi di manutenzione della galassia Dalkia, che poi vuol dire colossi dell’energia come Edf e Veolia. L’Agena, probabilmente, vorrà entrare nel ricchissimo business che si apre in questi mesi. Forse per questioni di incompatibilità non potrà mirare ai 500 milioni che saranno stanziati dal ministero dello Sviluppo da qui al 2015, ma le alternative non mancano: la Regione Liguria, ad esempio, sta per varare un piano eolico che moltiplicherà da dieci a 150 le enormi pale per catturare il vento.

lunedì 26 gennaio 2009

(Sopra)vivere ad Imperia IV

Rapinavano le amiche per comprare il rossetto
Denunciate studentesse di 15 e 16 anni

"Bad girls" a Imperia. Botte e minacce per card telefoniche e rossetti. E quando finiscono davanti ai carabinieri e la madre di una, sconvolta, le chiede come ha fatto a fare tre rapine, lei le risponde strafottente: «E queste sono quelle che sai tu».

L'Espresso

lunedì 3 novembre 2008

(Sopra)vivere ad Imperia III


Autobomba contro i giudici
La vendetta della spia

Due bombole di gas, una aperta per saturare l’abitacolo. Due taniche di benzina, 16 litri in tutto, più quella che ha imbevuto i sedili posteriori di una Punto azzurra, rubata venerdì mattina ad Alassio. No, davvero non era solo un gesto dimostrativo l’autobomba che l’altra notte avrebbe dovuto far saltare in aria il palazzo di giustizia. L’innesco si è spento quando già il fuoco aveva lambito la lamiera. Ma l’esplosione sarebbe stata devastante. A rendere l’attentato, fallito per un soffio, ancora più inquietante è la pista seguita dagli investigatori. La vendetta di Roman Antonov, ex spia del Kgb, condannato all’ergastolo per aver ucciso un giovane, averlo bruciato e aver poi simulato la propria morte per incassare l’assicurazione.

La prima pista

Sicuramente quella privilegiata dal sostituto Filippo Maffeo e dalla squadra mobile di Imperia, diretta da Raffaele Mascia. Perché ci sono almeno tre indizi che conducono in quella direzione. E il fatto che l’auto non sia deflagrata, distruggendo ogni traccia, dà ora agli investigatori un vantaggio che non intendono perdere.

Ma prima delle ipotesi, occorre ricostruire cos’è accaduto l’altra notte. E per farlo, così come ha fatto la polizia, bisogna risalire ancora più indietro, alla mattina di venerdì 31 ottobre ad Alassio. Sono le 11, 15. Un commerciante parcheggia l’auto per portare un pacco nel suo magazzino. Operazione di pochi istanti: per questo lascia le chiavi nel cruscotto. Torna indietro, ma la Punto azzurro-metallizzata è già sparita.
E arriviamo a sabato sera, il primo novembre. Alle 20,30, come sempre, il custode chiude il cancello del palazzo di giustizia, poi si chiude nel suo alloggio. Alle otto e mezza del mattino si risveglia, effettua un giro di controllo e scopre quell’auto, che puzza di benzina e che non era parcheggiata lì la sera precedente. Dà subito l’allarme.
Arrivano la squadra mobile e la Digos,insieme agli artificieri e alla scientifica. L’anta destra del cancello è ancora aperta, la catena è stata tranciata. Il meccanismo di apertura automatica è stato azionato, quasi sicuramente, da un telecomando clonato o da un apparecchio abilitato a funzionare su diverse frequenze. La sbarra è stata alzata senza troppe difficoltà.
Ma quando è accaduto tutto? Un testimone restringe l’arco temporale. La sera prima, verso le 22,30, passeggiava davanti al palazzo di giustizia. Spiega ai poliziotti: «Quella macchina ha attirato la mia attenzione, mi sono detto: ma come si fa a parcheggiare così malamente dentro un tribunale? Quando stamattina ho scoperto cos’è accaduto, sono corso a dirvelo».
Quindi il blitz degli attentatori, corredati di attrezzature tecnologiche, è stato messo a segno in quelle due ore: tra le 20,30 e le 22,30. L’innesco era liquido: una lunga scia di benzina sull’asfalto. È bruciata tutta, fino ad arrivare alla lamiera della macchina. Poi qualcosa di imprevisto e imprevedibile l’ha spenta. Prima che ll’auto saltasse in aria, ormai satura di gas, con il suo potenziale distruttivo.
Spiegano i tecnici che i danni all’edificio, pur in cemento armato, sarebbero stati enormi. E che anche i palazzi vicini sarebbero rimasti lesionati dall’esplosione.

E così, scampato il pericolo per un fortuito e fortunato evento del destino, si dà la caccia ai dinamitardi. Gli inquirenti si sbilanciano. Non è un’azione legata all’eversione e all’estremismo politico: da quel punto di vista, il tribunale di Imperia sarebbe un obiettivo senza senso. E nemmeno è un gesto riconducibile alla criminalità organizzata («le cosche non avrebbero fallito», spiega un investigatore). E allora rimane la pista della vendetta, una vendetta personale. E il nome che gli inquirenti si lasciano scappare senza neppure fare troppi misteri è proprio quello di Antonov.
Primo indizio. Alla fine del processo che lo condanna alla massima pena Antonov affronta il pm Maffeo. Gli sibila: «Vedi sulla mia mano la linea della vita? È lunga, è molto lunga. Ci rivedremo ancora». Una minaccia, plateale, di ritorsione. Che potrebbe essersi concretizzata a poche settimane dal processo in Assise d’appello, che si svolgerà il 27 novembre a Genova.
Secondo: la tecnica della bombola di gas è la stessa che fu utilizzata per dare alle fiamme la macchina di Antonov, bruciando tra le fiamme anche la disgraziata vittima sacrificale di un piano diabolico, che ricostruiamo nella parte inferiore di questa pagina. Terzo: la strana predisposizione di Antonov per le simbologie legate alle date. Ieri era il due novembre, giorno dei defunti. Per scegliere il giorno dell’omicidio nel fuoco della sua vittima Antonov aveva appuntato sul suo calendario il 14 maggio, giorno in cui si celebra Giovanna d’Arco, morta sul rogo.

Fonte Il Secolo XIX

domenica 19 ottobre 2008

Vietato stupirsi!



Ed eccola qui, vestita a festa, la crème de la crème dell'intellighenzia imperiese.
Accorsa in massa sì, avete capito bene, per l'inaugurazione di un parco urbano.
Il fatto che per un simile evento, che in una qualsiasi altra città sarebbe derubricato sotto "ordinaria amministrazione", si siano mobilitati i personaggi più influenti della provincia ponentina e persino il presidente della regione, non deve stupire.

E' vero sì che la nostra è una terra arida, ed è altrettanto vero che, incredibilmente, fino a oggi, annodelsignore duemilaeotto, Imperia non aveva ancora un parco pubblico. Ma il motivo per cui si sono sprecate strette di mano e pacche sulle spalle, tailleur e tacchi a spillo, non è questo.

Dal nuovo parco infatti, come ha candidamente commentato quello spilungone del nostro sindaco, si può godere della spettcolare visione di gru, escavatori, montagne di terra, blocchi di cemento e amenità del genere. Già, perchè a qualche centinaia di metri dal nuovo parco, sta sorgendo e sorgerà il nuovo porto turistico di Imperia.
Non che ci mancasse, ce l'avevamo già il nostro bel porticciolo ma, a detta di quei pochi e noti manovratori della nostra città-provincia, era necessario costruirne uno nuovo partendo praticamente da zero. E non un porto più grande e magari più adatto ad accogliere le schiere di velisti desidorosi dei nostri lidi (?), ma IL PORTO TURISTICO PIU' GRANDE DEL MEDITERRANEO!
A Imperia.


Neanche ciò deve stupire, dal momento che il progetto imperiese può essere considerato la ciliegina sulla torta di una più ampia strategia di cementificazione selvaggia dell'intera costiera ligure (ben analizzata e sviscerata dai nostrani Feruccio Sansa e Marco Preve ne "Il partito del cemento"), prevedibilmente mirata ad assegnare appalti agli amici degli amici, dall'enorme impatto ambientale e dall'utilità per la cittadinanza pressochè nulla.
Tanto per fare qualche esempio, in Liguria:
* negli ultimi quindici anni, è stato cementificato il 45% di
superficie libera (fonte Istat);
* sono previsti tre milioni di metri cubi di nuove costruzioni;
* si
verificherà un impennata nel numero di posti barca che raggiungeranno la cifra di 34.000, per una notevolissima media di un ormeggio ogni 47 abitanti.

Quindi questo incontro è stato più che altro un pretesto per riaffermare e celebrare la potenza dell'oligopolio in azione. Un oligopolio che vuole fare bella mostra di sè, profumandosi, mettendosi la brillantina e il completo nuovo, per fare festa sul cadavere di una cittadinanza ormai prona e sempre più contenta di essere usata come zerbino dal potente di turno. La massa votante, similmente al rientro all'ovile delle pecore richiamate dal pastore, si presenta numerosa e divertita all'evento mondano, legittimando una volta di più le decisioni scellerate dei governanti in questione, ed esaltando la potenza invasiva dell'immagine, elevata a idolo della modernità.

Solo per stavolta, non è sceso in campo il padrone di casa, la sciaboletta atomica, il maître a pènser di questa cricca di farabutti, il master of disaster del nostrano gi/otto genovese, l'onorevole Scajola, e ci è dunque stata risparmiata la penosa e abituale scena del signorotto ammirato, lodato, guardato, toccato, intervistato ed applaudito.
Ciononostante la sua presenza è stata comunque tangibile. Lui, in ben più importanti faccende infaccendato, ha mandato in avanscoperta la moglie, alla quale, forte della ormai insuperabile e prestigiosissima qualifica di "moglie del ministro", è stato pure concesso l'onore di tagliare in prima persona il nastro inaugurale.

Per condire degnamente il tutto è servita l'indispensabile presenza di quel rintronato del presidente della regione, Claudio -the second- Burlando (sì proprio quello che aveva preso l'autostrada in contromano), in forze ovviamente al Pd.
E cosa ci farà mai un avversario politico di tale calibro, a un inaugurazione di un parco pubblico che sembra più una riunione di vecchi amici che si aggiornano sugli ultimi intrallazzi?
Mi dispiace ma neppure in questo caso dovete stupirvi: perchè in nome dell'interesse privato, tutte le divergenze politiche si appianano, tutte le distanze che già a livello nazionale sembrano microscopiche, a livello locale, invece, scompaiono del tutto e si trasformano in intese perfette, in dolci armonie.
Senza troppe parole.
Magari solo con un occhiolino strizzato, una stretta di mano o un nastro da tagliare.

Ps: non stupitevi nemmeno, se il servizio della teleservovisione locale, non ha degnato di un'inquadratura nè di un accenno, quegli sparuti ma vivi oppositori che so essersi radunati a poca distanza da lì, debitamente tenuti lontani dagli sgherri in divisa.


Qui, qui e qui, trovate maggiori dettagli sulle nefandezze relative alla cementificazione intensiva in Liguria.

sabato 18 ottobre 2008

giovedì 9 ottobre 2008

West side story


Approfitto del clamore suscitato dalla pubblicazione dell'elenco di massoni imperiesi, per qualche breve considerazione.

Non sono mai riuscito a capire bene a cosa serva la massoneria, tuttavia l'idea che me ne sono fatto non è delle migliori. Innanzitutto aborro circoli segreti/privati a pagamento, ai quali si può accedere soltanto per conoscenze pregresse e i cui scopi risultano quantomento imbarazzanti: "il Massone lavora dentro se stesso per conoscersi e migliorarsi moralmente" (c'è bisogno di tirar su un organizzazione per fare ciò?); "i Massoni si dedicano con tutte le energie di cui sono capaci nella ricerca della verità" (perchè non dicono anche a noi dov'è sta verità?).
Questo mi induce a fare alcune similitudini con un'altra organizzazione, sicuramente più spregevole, che noi italiani conosciamo molto bene: la Mafia.

Ecco alcuni degli elementi in comune:


- se gli uni formano Logge, gli altri si riuniscono in Famiglie o Cosche;
- sia la Massoneria che la Mafia fanno della segretezza uno dei cardini della loro azione;
- entrambe prediligono favoritismi verso membri della stessa Loggia/Famiglia;

- entrambe prevedono riti iniziatici all'adesione di ogni nuovo membro;
- entrambe infine hanno affiliati collocati nei più importanti centri di potere del Paese (a meno che non stiate pensando ancora al mafioso con la coppola in testa e la lupara in mano).


Detto ciò, mi rendo conto che le differenze tra queste due "organizzazioni" sono altrettanto evidenti e di non poco conto, ma, statene pur certi, è principalmente la storia omicida della Mafia ad allontanarla dall'azione massonica. Perchè nel controllo del territorio e negli appalti da concedere agli "amici degli amici", anche la Massoneria risulta davvero preparata e attiva.

Bene, dopo che vi ho sparato questo bel pippone, vado a spiegarvi il motivo di questo post.

Come avrete capito, sono imperiese. Non imperatore, non imperiale, nè imperiano. Imperiese, ovvero abitante di Imperia.
E allora? Direte voi.
E allora ieri ho deciso di perdere un pomeriggio per farmi due conti, con l'elenco dei massoni italiani a portata di mano. Ho preso come campione tutte le province simili, per numero di abitanti, ad Imperia (che ne ha 205.238), cioè quelle comprese tra i 150.000 e i 300.000 abitanti.
E adesso dò un po' di numeri:

PERCENTUALE MASSONI/POPOLAZIONE IN ITALIA: 0.042%

Province più massoniche
:
IMPERIA
........0.209%

GROSSETO.......0.189%

SIENA..........0.162%

TRIESTE........0.135%

SAVONA.........0.110%


Province massoniche oltre la media nazionale
:

PISTOIA........0.091%

VERCELLI.......0.088%
TERNI..........0.082%

LA SPEZIA......0.066%
MASSA-CARRARA..0.059%

Oasi di benessere e di relax
:

BIELLA.........0.008%

PIACENZA.......0.007%

RIMINI.........0.006%

BENEVENTO......0.006%

BELLUNO........0.002%


Dunque: SIAMO IN TESTA!
Fa davvero piacere sapere che nella mia provincia c'è una concentrazione di massoni cinque volte (dico c-i-n-q-u-e) superiore alla media nazionale. Adesso mi spiego molte cose riguardo all'amministrazione politica dell'estremo ponente ligure e non solo, dal momento che la Liguria riesce a piazzare ben 3 province su 4 al di sopra della media nazionale.

E allora non posso fare altro che ricredermi: per una volta, un prete (sebbene diverso dagli altri) stava dicendo una cosa giusta.

venerdì 26 settembre 2008

Tutti a casa! Buoni, tranquilli e lobotomizzati [2]


Non mi danno neanche il tempo di smaltire una vaccata (v. post precedente), che bum! ne sparano subito un'altra.

Ma d'altronde, si sa, i nostri amministratori locali fanno di tutto per essere sempre all'avanguardia.

Dolcedo: vietato salire sulle giostre a chi ha più di 12 anni, lo dispone un'ordinanza del sindaco


Presunte giostre nostrane, mai viste a Dolcedo


'E' vietato l'uso delle giostrine e degli impianti ricreativi per bambini ai maggiori di anni 12'. E' quanto recita un'ordinanza emanata dal sindaco di Dolcedo (Imperia), Marco Ascheri, intervenuto con una serie di provvedimenti restrittivi, a fronte di alcuni comportamenti ritenuti indecorosi, riguardanti il rispetto degli spazi comunali, che si sono verificati di recente e che avrebbero provocato, oltre che lamentele da parte dei cittadini, anche criticita' igienico sanitarie.
Oltre al divieto di salire sulle giostre per chi ha un'eta' superiore ai 12 anni, il sindaco vieta pure di gettare o abbandonare in luogo pubblico o di uso pubblico, bicchieri, latine, cartoni e altro materiale; di bivaccare o sistemare giacigli, di arrampicarsi sugli alberi, sui monumenti e sui pali della pubblica illuminazione, di calpestare, sedersi o sdraiarsi sulle aiuole, di lavarsi o effettuare altre operazioni di pulizia nelle vasche o presso le fontane pubbliche e di adottare qualsiasi comportamento che arrechi molestia o disturbo alle persone. La sanzione amministrativa, per chi non rispetta i punti dell'ordinanza va dai 25 ai 500 euro. Chiamata a verificarne il rispetto e' la polizia municipale.

Tratto da Riviera24.it (i grassetti sono miei - T.B.)

Quindi, cari bambini, d'ora in avanti, scordatevi di arrampicarvi sugli alberi (Dolcedo sono quattro case in mezzo a una valle intera di ulivi). E voi adulti, dimenticatevi le brevi penniche ristoratrici sui prati (ah no scusatemi, aiuole comunali). Dimenticatevi l'acqua refrigerante delle fontane, con la quale eravate soliti sciacquarvi il viso nelle giornate di calura estiva. Infine scordatevi nostalgiche evoluzioni sull'altalena.
E se poi, malauguratamente, vi venisse voglia di farvi uno spinello sull'altalena, be' preparatevi, che i militari son già dietro il cespuglio!


giovedì 11 settembre 2008

martedì 9 settembre 2008

martedì 26 agosto 2008

"Com'è, c'è traffico su?"

4 di notte.
Di ritorno da una grigliata in collina.
Statale che porta al mare: deserta.
Andatura entro i limiti.

Di colpo un uomo dal bordo della strada buia avanza in mezzo alla corsia.
No, non è un uomo, ma un carabiniere.
Paletta. Freccia. Freno. Finestrino.
"Buonasera (con annesso l'odioso saluto da riverenza gerarchica), favorisca patente e libretto di circolazione".
Frenesia.
Fornisco il necessario e il giovane si allontana.
Aspetto e spero che i "palloncini vari" li abbiano usati tutti alla festa del figlio del maresciallo il giorno prima.
Fortunatamente, è così.

Ma non se la sentivano di lasciarci andare via senza regalarci nemmeno una perla della loro saggezza.
Così arriva l'anziano e graduato di turno, il quale, dopo averci chiesto da dove arrivavamo, decide di chiudere in bellezza:
"Com'è, c'è traffico su?"
Perplessità.

Ironia incompresa/incomprensibile o messaggi subliminali criptati?
A voi l'ardua sentenza.
Io ci rinuncio.

mercoledì 13 agosto 2008

The beautiful people


Chissà come hanno fatto a incontrarsi? Avranno amicizie in comune?