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mercoledì 17 marzo 2010

Copyright always wins!

Prs for Music, agenzia di raccolta dei diritti d'autore in Gran Bretagna, ha presentato i dati del 2009.

Per la prima volta il continuo calo dei ricavi da supporti fisici come cd e dvd (-8.7 milioni di sterline) è stato compensato positivamente dal comparto online (+12 milioni di sterline).

Risultato finale: il fatturato totale è aumentato del 2,6%

Ma internet non doveva uccidere la musica ed affamare gli artisti ?

via LorenzoC

lunedì 18 gennaio 2010

Tecno-mafia

tassare i contenitori digitali perchè dentro potresti metterci cose illegali è come arrestare i possessori di tasche perchè dentro potrebbe capitarci droga

via emmanuelnegro

martedì 30 giugno 2009

The Pirate Bought

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What tha fuck?!
Hanno venduto Pirate Bay!
Dicono che era l'unico modo per mantenere il sito efficente (nel senso di tecnologicamte evoluto). Dicono anche che sarà più o meno la stessa gente di prima a gestirlo e che i ricavati della vendita serviranno per creare una fondazione che si occuperà di progetti sulla libertà di stampa, di informazione e di accesso alla rete.
D'altra parte, la società acquirente, come tutte le società del mondo, vuole fare dindini. E visto che l'unica maniera per farlo è corrispondere i diritti di copyright ai relativi proprietari, direi che questa è una sconfitta clamorosa per un sito che faceva dell'autogestione, della libertà e dell'indipendenza, i propri punti forti.
Li avrei compresi se l'avessero fatto per ripagare le spese legali del processo che, al momento, li vede condannati a rimborsare quasi tre milioni di euro all'industria discografica, cinematografica e dei videogiochi.
Così non è.
Peccato.

lunedì 8 giugno 2009

(Almeno) Un pirata al Parlamento

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Nonostante in questi giorni si siano avute cattive notizie sull'avanzamento dell'estrema destra nell'Europa del nord (e domattina ci saranno brutte notizie anche dall'Italia), una buona nuova arriva oggi dalla Svezia. Infatti, il Partito dei Pirati (del quale Titus aveva già parlato qui) ha ottenuto il 7% dei voti e quindi un seggio al Parlmento europeo. Età media dei candidati: 30 anni. Punto.
Ovviamente il loro programma politico ha come obiettivo principale quello di riformare le leggi sul copyright, eliminare il sistema dei brevetti e garantire che i diritti di privacy dei cittadini vengano rispettati.

"Il monopolio del detentore del copyright di sfruttare commercialmente un'opera dovrebbe essere limitata a cinque anni dalla pubblicazione. Gli odierni termini del copyright sono semplicemente assurdi. Nessuno deve continuare a fare soldi settanta anni dopo che la morte". "La durata commerciale dei lavori culturali si è bruscamente ridotta nel mondo di oggi. Se non ti rifai i soldi nel primo o nel secondo anno, non guadagnerai più. Un termine del copyright di cinque anni per uso commerciale è più che sufficiente. L'uso non commerciale dovrebbe essere libero sin dal primo giorno".

"I brevetti farmaceutici uccidono la gente nei paesi del terzo mondo, ogni giorno". "Il Partito Pirata ha una proposta costruttiva e ragionata per un'alternativa ai brevetti farmaceutici. Non vuole solo risolvere questi problemi, ma anche dare più soldi per la ricerca farmaceutica, riducendo la spesa pubblica per i farmaci del 50%".

"Dopo gli eventi del 9 / 11 negli Stati Uniti, l'Europa ha consentito di essere trascinata in una reazione di panico per cercare di porre fine a tutto il male aumentando il livello di sorveglianza e di controllo su tutta la popolazione. Noi europei dobbiamo saperne di più".
"Gli argomenti per ogni passo sulla strada della sorveglianza di Stato possono anche suonare convincenti. Ma noi Europei sappiamo per esperienza dove quella strada conduce e non è un luogo dove vogliamo andare".

Anche da noi si è tentato nel 2006 l'esperimento di un Partito-Pirata, ma come spesso avviene negli affari italiani, non è mai effettivamente decollato ed è rimasta una semplice associazione di promozione sociale. L'unico risultato che si è riusciti ad ottenere è candidare il segretario del "partito" nelle lista di Sinistra e Libertà.

Visto che Sinistra e Libertà non otterrà nemmeno un seggio, affidiamo le nostre piratesche speranze all'amico svedese.

domenica 26 aprile 2009

Copyright: dura di più!

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Con l'approvazione da parte del Parlamento Europeo, nel Vecchio Continente il copyright sulle canzoni si appresta a durare per 70 anni.
Grazie al voto favorevole di 377 eurodeputati (i contrari sono stati 178, 37 gli astenuti), artisti, interpreti ed esecutori non hanno più ragione di preoccuparsi per la pensione, sempre che il Consiglio dell'Unione Europea, cui spetta l'ultima parola, dia il proprio benestare.

mercoledì 22 aprile 2009

Il capitalismo è schizofrenico ma...

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...a volte il libero mercato riesce a regalarti qualche soddisfazione.
Come sapere che subito dopo la condanna ai fondatori della Baia dei Pirati, Google rilancia inaugurando Google Torrent Search.
Una buona notizia? Speriamo di sì, non fosse altro perchè gli influenti avvocati del motore di ricerca statunitense avranno sicuramente maggiori possibilità di successo nell'annosa vicenda giudiziaria intentata dalle majors contro chi condivide file protetti da copyright, di quelle che avevano gli avvocati di quattro nerd svedesi.
Con tutto il rispetto per i genietti che hanno creato il nordico motore di ricerca.

martedì 21 aprile 2009

Letture condivise

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Leggere sul pc, fondamentalmente, mi sta sul cazzo.
Ma di questi tempi, nei quali centoventi pagine costano come minimo dieci euri, occorre fare di necessità virtù.
Così, a costo di perdere qualche diottria, vi consiglio la lettura di qualche interessante testo in versione digitale che ho trovato girando nel web. I più fortunati, possono anche salvare e stampare i comodi file pidieffe.

M. Foucault - Sorvegliare e punire.pdf (1975)

Sorvegliare e punire, è piombato come una meteora sul campo di studio di penalisti e di criminologi. Proponendo un'analisi del sistema penale nella prospettiva della tattica politica e della tecnologia del potere, l'opera ha portato scompiglio tra le tradizionali concezioni sulla delinquenza e sulla funzione sociale della pena. Ha turbato i giudici repressivi, per lo meno quelli che s'interrogano sul senso del loro lavoro. Ha scosso un buon numero di criminologi che però non hanno affatto gradito che le loro teorie fossero definite chiacchiere.


A. Artaud - La Vera storia di Gesù Cristo.pdf (1992)

Antonin Artaud si era messo in testa di scrivere La Vera Storia di Gesù Cristo nell'agosto del 1947. I testi "preparatori", scritti, si presume, di getto e con rabbia iconoclasta, non divennero mai un testo definitivo e compiuto.
L'apparente delirio cui si abbandona Artaud non è solo frutto di una volontà rivoltosa contro tutte le tradizioni e le convinzioni che viveva nel suo presente, ma anche il prodotto di una lucida ambizione di rovesciare, in termini sbeffeggianti, alcuni elementi storico-semantici. E' noto che "cristo", dal greco Kristo's, significa "unto". Secondo la tradizione, gli eletti venivano definiti "unti". Il mito cristologico si radica, quindi, in una tradizione precedente e di essa si alimenta per sostenere la divinità di Gesù, la sua predestinazione. Artaud rovescia questa interpretazione pseudostoriografica e semantica. La beffa giunge al massimo quando Artaud parla della più "untuosa storia di culattone": il senso di "unto" viene stravolto, rovesciato. Ma non si pensi ad un qualche atteggiamento moralistico di Artaud verso la sodomia o la coprofilia. Non è certo nel suo stile nè nel suo pensiero. Il gusto sommo è quello di ribaltare la morale cristiana corrente, colpire la mistificazione mitologico-ecclesiastica più che non la divinità in quanto tale, cui Artaud ha sempre dato una dimensione differente, legata all'eccesso umano e ad una sorta di mistica pagana o panteistica.


Sbancor - Diario di guerra. Critica alla guerra umanitaria.pdf (1999)

"È circa mezzogiorno. Siedo distratto alla mia scrivania, in una banca. Sto cercando il modo migliore di accendermi un sigaro cubano". Inizia così uno strano diario della guerra in Kosovo, scritto da un ancor più enigmatico scrittore. Sbancor è un membro influente della comunità finanziaria italiana. Ma è anche un anarchico. Ha partecipato ai movimenti degli anni Settanta. Poi disgustato da una politica che obbligava a stare o con lo Stato o con le Br si è ritirato. È scomparso. Non ha lasciato tracce. Solo pochi amici fidati conoscono la sua identità. Ma quelli non parlano. Ha un difetto: non sopporta quello che non capisce. E la guerra umanitaria non lo convince.


L. Lessig - Cultura libera.pdf (2005)

Dove ci sta portando l’enfasi sui diritti di proprietà intellettuale? Le nuove tecnologie cambiano completamente le dimensioni del problema, rispetto ai tempi del “diritto d’autore”: non solo nel campo dell’informatica o dell’editoria tradizionale, ma in tutto il mondo dell’entertainment, dello spettacolo e in quelli, per il momento forse meno “visibili”, dell’ingegneria genetica e delle biotecnologie. Fra chi vuole proteggere tutto (difendendo interessi acquisiti) e chi vorrebbe tutto “libero”, Lessig ha una posizione articolata e profonda, in equilibrio fra anarchia e controllo: difende l’idea di un creative commons, uno spazio pubblico di libertà, ed è a favore di licenze limitate, in cui non “tutti”, ma solo “alcuni diritti” sono riservati. Per combattere l’estensione illimitata dei diritti di proprietà, che porterebbe a una “feudalizzazione” della cultura.


K. Lasn - Culture Jam.pdf (2004)

Unendo scritti e opere visive, Lasn invita i cittadini del mondo occidentale, massificato e mercificato, a cambiare rotta. E indica anche il modo concreto per cambiare il mondo attuale: agire sul sistema dell'informazione, sulla gestione delle televisioni e sull'industria dell'alimentazione, della moda, delle auto, della musica e sull'organizzazione del potere. Mettendo in discussione il modello consumistico, gli idoli della pubblicità e dei marchi, questo volume mostra come ciascun individuo possa organizzare una resistenza allo strapotere del capitalismo selvaggio, contribuendo a dare vita a un mondo più giusto e più umano.


C. Cannella - Tutto deve crollare.pdf (2008)

Fin dalle prime righe Tutto deve crollare trascina il lettore in una storia dalle tinte profodamente cupe, in un’atmosfera noir spietata che non può lasciare indifferenti. Vi si narra la vicenda di un anarchico fuggito in Brasile negli anni Cinquanta e divenuto un personaggio cinico, violento, senza scrupoli.
«Tutto deve crollare è, in sintesi, una riflessione sulla forza corrosiva del tempo e sull’azione propulsiva e insieme disgregante del profitto a ogni costo. L’ideale può costituire una pur precaria forma di salvezza, ma resta minaccioso e oscuro il Moloch enorme, sordo e cieco della vita reale, che insorge insieme alla frattura originaria dell’esistere, e che riverbera sul destino di ognuno l’ombra di un incolmabile e decisivo difetto d’essere». Una tremenda metafora, dunque, per parlare dell’aberrazione della società dei consumi e delle logiche del potere.


K. Mitnick - L'arte dell'inganno.pdf (2005)

Questo libro descrive le strategie di "social engineering" impiegate dagli hacker, dagli agenti dello spionaggio industriale e dai criminali comuni per penetrare nelle reti. Si tratta di tecniche dell’"inganno", di espedienti per usare la buona fede, l’ingenuità o l’inesperienza delle persone che hanno accesso alle informazioni "sensibili".
L’"arte dell’inganno" praticata dall’hacker è paragonabile alle strategie che Sun Tzu descriveva nel suo leggendario trattato su L’arte della guerra. Anche in questo caso, la manipolazione del "fattore umano", la capacità di "ricostruire" le intenzioni, la mentalità e il modo di pensare del nemico, diventa lo strumento più micidiale ed efficace. Nel suo libro Mitnick è quasi didascalico, riporta le conversazioni telefoniche, le vicende e gli aneddoti spesso anche curiosi che permettono di capire concretamente il funzionamento delle tecniche di "social engineering". L’autore non si esime dal dare dei "buoni consigli" di difesa, fornendo così anche un prezioso vademecum per gli addetti alla protezione.

recensioni: 1,2,3,4,5,6,7

giovedì 26 marzo 2009

Tiqqun - Appello (e non solo...)

Durante l'interessante incontro di ieri sera, l'autore del libro Vivere senza padroni, Stefano Boni, ha citato e consigliato un pamphlet (Appello) del collettivo parigino Tiqqun, nato nel 1999 da e con l'omonima rivista filosofica e il cui scopo generale è quello di "ricreare le condizioni per una comunità altra".

Influenzati, tra gli altri, dal pensiero situazionista e dall'opera di Agamben, quelli di Tiqqun si contraddistinguono per una critica libertaria e disincantata sia delle attuali condizioni di vita dell'uomo all'interno delle società occidentali(zzate) che delle vecchie/nuove forme di potere ora dominanti. In tal senso recuperano, nei due numeri della rivista da loro pubblicata, da un lato l'analisi di Debord, la sua nozione di spettacolo e la vasta critica situazionista della vita quotidiana, dall'altro il concetto foucaultiano di biopotere, incrociandoli in proposte sicuramente estreme e non convenzionali ma cariche di una lucidità del tutto peculiare ed efficace in un periodo di aridità intellettuale come quello che stiamo vivendo.

Proprio l'aridità desertica sembra essere il punto di partenza dell'Appello in questione, che inizia con queste parole:

Non manca nulla al trionfo della civiltà.
Non il terrore politico e neppure la miseria affettiva.
Non la sterilità universale.
Il deserto non può più estendersi: è ovunque.
Ma può ancora diventare più profondo.
Di fronte all'evidenza della catastrofe c'è chi si indigna e chi
ne prende atto, chi denuncia e chi si organizza.
Noi siamo dalla parte di chi si organizza.


Tiqqun - Appello Tiqqun - Appello

Purtroppo, uno dei fondatori del collettivo, tale Julien Coupat, è stato recentemente coinvolto in una brutta storia di persecuzione poliziesca, della quale avevamo parlato qui e qui, che ha visto la mobilitazione di diversi intellettuali, francesi e non.

Fedeli alla tradizione situazionista, i loro materiali sono totalmente svincolati dalle catene mercantili del copyright.
Siete dunque caldamente invitati a scaricarli, riprodurli e diffonderli.

Qua c'è tutta la bibliografia che sono riuscito a trovare on-line:

* Tiqqun n.1 - Exercices de Metaphysique Critique (primo numero della rivista, 1999 - in francese).

* Tiqqun n.2 - Zone d'opacité offensive (secondo numero della rivista, 2001 - in francese).


* Tiqqun - Introduzione alla guerra civile (traduzione di Introduction à la guerre civile, tratto dal secondo numero della rivista). Parte prima La guerra civile, le forme di vita.

*
Tiqqun - Introduzione alla guerra civile (traduzione di Introduction à la guerre civile, tratto dal secondo numero della rivista). Parte seconda L'impero, il cittadino.

*
Tiqqun - Ecografia di una potenzialità (traduzione di Echographie d'une puissance, tratto dal secondo numero della rivista).

*
Tiqqun - La comunità terribile. Della miseria dell'ambiente sovversivo (traduzione di Thèses sur la communautè terrible, Comment faire? e Ceci n'est pas un programme, tratti dal secondo numero della rivista).

Buona lettura!

martedì 24 marzo 2009

Vivere senza padroni @ XM24 (Bologna)

presentazione del libro con l’autore Stefano Boni

È nel vissuto che si costruisce l’antagonismo, sostiene l’autore, non nei grandi eventi mediatici del movimento. Perciò questa narrazione “antropologica” si sofferma sulle prassi di vita di un frammento di umanità ribelle, al di là degli stereotipi mediatici. Il movimento è la sua cultura, una cultura che è fatta di valori specifici, di un immaginario comune e comunitario, di emozioni e idiosincrasie condivise, ma anche del loro tradursi e manifestarsi in uno stile di vita. In queste modalità peculiari e distintive di fare le cose e di pensare il mondo si genera l’identità comune, il “noi” descritto in questo libro. Un “noi” non delimitabile ma identificabile e identificante. È un ritratto dall’interno di un circuito conviviale in cui si colloca anche l’autore, antropologo e libertario, osservatore e partecipe insieme, in uno sforzo di oggettività empatica.

Questo è un libro COPYLEFT. Si può scaricare in formato elettronico, copiare e diffondere liberamente senza fini di lucro.


a seguire concerto frigotecniche + donna bavosa

X MARY
punk extravaganza

RELLA THE WOODCUTTER
country folk punk

mercoledì 18 febbraio 2009

Pirati all'arrembaggio!

Riassumo brevemente due illuminanti articoli, tratti da Zeusnews, a proposito del processo ai responsabili del più grande motore di ricerca di file .torrent, The Pirate Bay. Il sito svedese ha una storia interessantissima quanto singolare, tanto da aver portato alla nascita di un vasto movimento sociale che è culminato nella fondazione del Pirate Party (vedi logo sopra). Le vicende sono state raccontate anche in due brevi ma efficaci documentari, Steal this film I & II, realizzati grazie alle donazioni ricevute via web, che potete guardare sottotitolati su youtube cliccando qui.

"Il processo a The Pirate Bay è iniziato e, come prevedibile, sta attirando un notevole interesse.
Le posizioni dei due contendenti sono chiare. L'accusa sostiene che i gestori del sito si siano arricchiti facilitando la condivisione di file protetti da coypright; la Baia va pertanto chiusa e i quattro accusati devono pagare risarcimenti milionari.
L'avvocato delle major, Monique Wasted, sostiene che "non si tratta di un processo politico né di un'operazione volta a chiudere una biblioteca pubblica o impedire l'attività di file sharing in quanto tale. Si tratta di un processo contro quattro individui che si sono arricchiti attraverso film, musica e home video protetti da copyright".

Fredrik Neij, Gottfrid Svartholm Warg, Peter Sunde Kolmisoppi e Carl Lundström rispondono che il loro sito non ha nessuna colpa: è solo un motore di ricerca, anche se specializzato, che senza ospitare direttamente alcun file indicizza quanto gli capita a tiro, che sia materiale legalmente condivisibile - presente in quantità - o meno.
Anche Google, dopotutto, indicizza pagine che rimandano a contenuti protetti, ma nessuno si sogna di fargliene una colpa.
I quattro smentiscono poi categoricamente l'accusa di essersi arricchiti tramite la pubblicità e le donazioni. Le major vogliono milioni di corone di risarcimento? Ebbene - spiega Peter Sunde - "Non importa se chiedono diversi milioni o un miliardo. Non siamo ricchi e non abbiamo soldi per pagarli".

La questione, in realtà, è più ampia di quanto appaia, nonostante quanto dice la Wasted.
Si tratta dell'opposizione tra chi considera la Rete un luogo aperto di scambio, dove la responsabilità di ciò che viene scambiato è dei singoli e non di chi mette a disposizione i mezzi per farlo, e chi vuole trasformare Internet in un "distributore automatico di intrattenimento" (come dicono i quattro di The Pirate Bay), riproponendo il modello televisivo, discografico o cinematografico in cui solo uno (o comunque un numero limitato di soggetti) produce e gli altri comprano.
Se la portata di questo processo è più ampia del singolo caso, non bisogna nemmeno farne un dramma. Da una parte gli accusati sono sicuri di vincere ("Già una volta non sono riusciti a fermarci. Lasciate che falliscano di nuovo" ha affermato Gottfrid Svartholm Warg durante una conferenza stampa); dall'altra, anche se dovessero perdere non saranno i giganti dei media a trionfare.

Tornando alla responsabilità diretta della Baia, l'avvocato di Sunde e soci spiega come il sito offra "un servizio che può essere usato sia in modo legale che in modo illegale. L'attività di Pirate Bay può essere paragonata alla fabbricazione di automobili che possono essere guidate oltre i limiti di velocità".
Con la differenze che tramite il filesharing non muore nessuno, nemmeno se si superano i limiti.
Anzi, a volerla dire tutta la condivisione fa persino bene alle vendite, a patto di non arroccarsi su un modello non più adatto alla situazione attuale. Ma questa è una cosa che può capire solo chi accetta di cambiare la cosa più importante: l'ottica in base alla quale vede gli utenti come polli da spennare".

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E fino qui nulla di sconvolgente. Se non fosse che, probabilmente, i processi in Svezia sono una cosa seria e proprio per questo gli avvocati della difesa, il giorno dopo l'inizio del processo, possono affermare trionfanti:

"È molto raro vincere metà caso dopo un giorno e mezzo ed è chiaro che l'accusa è stata profondamente influenzata da quanto abbiamo detto ieri": così Per Samuelsson, avvocato degli amministratori di The Pirate Bay, ha commentato la decisione del pubblico ministero Håkan Roswall di lasciar cadere metà delle accuse.
I quattro imputati erano stati accusati della distribuzione illegale di materiale coperto da copyright. Ora questa parte dell'accusa è stata tolta, lasciando quella relativa a "rendere disponibile materiale coperto da copyright".
Secondo Samuelsson questa decisione è dovuta anche al fatto che Roswall "non ha davvero compreso" il funzionamento del protocollo BitTorrent; probabilmente prima era davvero convinto che i server del sito ospitassero il materiale proibito."

A parte la figura ridicola che ha fatto il pubblico ministero, dimostrando la sua (e non solo sua) ignoranza in ambito informatico, invidio la sicurezza dei ragazzi svedesi di uscire indenni dal processo e auguro loro tutta la fortuna di cui hanno bisogno.
La loro vicenda è esemplare e la decisione che verrà presa influenzerà parecchio, credo, le future strategie delle major disco/cinematografiche.

Good luck pirates!

domenica 25 gennaio 2009

Nuove tecnologie, vecchi ministri

Considerato che se unisco i cervelli dei titolari dei dicasteri istruttivo-culturali italiani, non riesco neanche a fare una persona intelligente, non stupisce che i due ministri tirino fuori idee bizzarre e inutili per portare avanti le loro cosiddette politiche. Così ci troviamo la nostra ministra dell'Istruzione, evidentemente insoddisfatta dalle obsolete circolari, a perseverare nell'uso del suo canale su Youtube, utilizzato stavolta per comunicare le materie della seconda prova per gli istituti superiori. A parte che in tutti i suoi 5 messaggi finora registrati, non ne inizia neanche uno salutando gli ipotetici studenti davanti allo schermo, la votazione media che gli utenti le hanno assegnato per la sua video-propaganda è 2 su 5. Se seguissimo le sue robotiche direttive, dovremmo licenziarla così, su due piedi. Ma non crediate che l'altro illustre esponente dell'intellighenzia nostrana, il poeta Sandro Bondi (qui trovate un'antologia dei suoi versi), sia da meno. Privo di qualsivoglia idea sul mondo di Internet e sul file sharing in particolare, si trova costretto a copiare i provvedimenti adottati da altri paesi per contrastare il dilagante problema del download di contenuti protetti dal diritto d'autore.
Il fatto è che l'esempio seguito in questo caso, è quello demente del presidente francese Sarkozy, che intende "bloccare l’accesso ad Internet agli utenti che scaricano questo tipo di contenuti attraverso reti P2P dopo due avvisi". Invece di pensare a misure che incentivino il più possibile lo sviluppo di una cultura libera e autonoma, si tenta di incatenarla sotto le onnipresenti spoglie della forma-merce, attribuendo un prezzo, e non un valore, ad ogni sua manifestazione e reprimendo duramente gli eventuali trasgressori, considerati alla stregua di comuni criminali.


Quello che mi sconvolge è come questi personaggi, che trasudano vecchiume solo a guardarli, possano ritenersi credibili quando affrontano le problematiche relative alle nuove tecnologie, soprattutto per quanto riguarda il web.

In ogni caso, non vedo l'ora di vedermi spuntare un bel messaggino del Ministero che mi intima di interrompere il download illegale di file protetti da copyright...

Per sdrammatizzare, vi segnalo l'ottimo ed esilarante Bondolyzer, generatore automatico di poesie di Bondi. Provatelo!

martedì 4 novembre 2008

Essere padroni delle proprie idee


Avendo scoperto qualche giorno fa che:

"con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dello scorso agosto, i compiti di tutela del diritto d'autore, della proprietà intellettuale e per la vigilanza sulla SIAE spettanti, di concerto con il Ministero per i Beni e le attività culturali, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sono stati demandati a un apposito ufficio, chiamato Ufficio per la tutela del diritto d'autore, della proprietà intellettuale e per la vigilanza sulla SIAE, dipendente dal Dipartimento per l'informazione e l'editoria, di cui è responsabile il prof. Mauro Masi, già Commissario Straordinario della S.I.A.E.
L'Ufficio provvede ad approfondire le tematiche inerenti la tutela della proprietà intellettuale e fornisce il necessario supporto tecnico-giuridico. Provvede inoltre a fornire adeguati contributi tecnici utili al contrasto di attività illecite, nonchè a livello internazionale.
Esercita attività di vigilanza sulla SIAE, congiuntamente con il Ministero dell'economia e delle finanze, sulle materie di sua specifica competenza."

e avendo letto dell'interessantissima

"opera di sensibilizzazione proposta dal Ministero dello Sviluppo Economico: una campagna anticontraffazione che dal 2009 si diramerà dal web per raggiungere i media tradizionali, contando sul passaparola dei giovani che - assicurano gli esperti consultati dal Ministero - si scambieranno gli spot come fanno con i video della rete. Cinque milioni di euro verranno profusi nella campagna antipirateria, fra video virali, concorsi e iniziative nelle scuole, e il messaggio rivolto ai giovani, assicura Agrò, sarà meno forte di quello delle campagne precedenti: in luogo di slogan quali "La pirateria danneggia l'economia. Stanne fuori difendi la legalità!".
Il linguaggio inoltre - spiegano i rappresentanti delle istituzioni - ha una portata non indifferente fuori e dentro le campagne di comunicazione: si sta già smettendo di utilizzare appellativi evidentemente connotati come ladri o pirati e si tende a preferire termini come criminali."
!

sono rimasto senza parole.
Adesso ci vogliono raccontare che è colpa della pirateria se l'economia non gira!
Stupisce la pericolosa e continua ridefinizione dei concetti di legalità e illegalità, soprattutto per quello che riguarda l'ambito del diritto d'autore e della proprietà intellettuale. Ottusi e ammuffiti funzionari, desiderano ridurre lo sviluppo della cultura personale a fottutissime percentuali di ricavo sulle copie vendute. Pezzi di carta, pezzi di plastica e di vinile, si trasformano in oggetti mercificabili come un qualsiasi pacchetto azionario. E se compare il rischio di perdere profitti, allora dagli con campagne antipirateria indegne anche del più becero proibizionismo.

Il ragazzino che per passione, interesse, e non lucro, scarica e condivide libri, musica e film, diventa il nuovo criminale da additare alle menti benpensanti dei governanti di turno, i quali si danno l'anima per trovare la soluzione adatta per avere a tutti i costi la moglie ubriaca e la botta piena. Et voilà il cavo Tvemonti sbattersi come un mulo nel tentativo, ovviamente riuscito, di tirare fuori 5, mai come ora sprecati, milioni di euro per tentare di indottrinarci per bene su cosa sia giusto o non giusto fare con le nostre ditine sui nostri computers. Quali siti visitare, cosa leggere, cosa guardare, ma soprattutto cosa pagare, cioè il più possibile!


Ed è così che al convegno "Pirateria e criminalità audiovisiva: quando la copia danneggia il mercato", svoltosi il 30 ottobre durante l'ultima giornata degli Stati Generali del Cinema, organizzato dall'acutissimo onorevole Luca Barbareschi, si sono potute udire frasi incredibili di questo calibro:


* La pirateria è una sfaccettatura di un fenomeno di inciviltà culturale: i ragazzi che imbrattano i muri, che rovinano le suppellettili nelle scuole, che fanno le corse ubriachi sono elementi di questa società incivile che acquista prodotti contraffatti. E' fondamentale un'opera di rieducazione: bisogna insegnare ai giovani cosa è lecito e cosa è illecito. Propongo di chiamare in causa i prefetti, affinché somministrino punizioni amministrative ai giovani e ai loro genitori.

Giorgio Assumma, presidente della Siae e membro del Comitato contro la pirateria
(sì, lo stesso che leggeva la Bibbia con Paparazzi)



* L’obiettivo è quello di dichiarare guerra all’anarchia sul web. La legge non si applica perché i politici sottovalutano il problema, pensano che si tratti di quattro vu cumprà per strada. Oppure ritengono che, se i loro figli scaricano film da Internet, è una ragazzata. E invece si commette un furto: delle idee e del pensiero.

Filippo Roviglioni, presidente della Federazione contro la pirateria audiovisiva



Avete capito? Si tratta di furto: di idee e di pensiero! Di un fenomeno di inciviltà culturale! Criminali che non siete altro!
Si vuole inculcare il messaggio che chi ha intenzione di farsi una cultura gratuitamente (in tutte le sue possibili accezioni) è da trattare alla stregua di un pericoloso criminale. Chi imbratta i muri - giacchè il cemento è così bello da vedere, toccare e ammirare - è un delinquente come chi scarica un libro dal web. Questa è la loro criminalità, ridefinita a seconda del padrone da accontentare o dal borghesotto da tranquillizzare. I loro 90° stanno trasformandosi in più comodi 180°, e loro, imperturbabili, hanno il coraggio di fare dichiarazioni del genere! Mi vergogno io per loro...

Per quanto mi riguarda, credo che le mie idee e il mio pensiero non siano altro che una rimanipolazione di idee e pensieri precedentemente elaborati da altri, a loro tempo rubati nel mentre leggevo un libro, ascoltavo un disco, guardavo un film, osservavo un quadro o un'opera d'arte, o semplicemente parlavo con qualcuno.
E rubatemeli pure le mie idee e miei pensieri, che non conto di diventarci milionario!