mercoledì 18 febbraio 2009

Pirati all'arrembaggio!

Riassumo brevemente due illuminanti articoli, tratti da Zeusnews, a proposito del processo ai responsabili del più grande motore di ricerca di file .torrent, The Pirate Bay. Il sito svedese ha una storia interessantissima quanto singolare, tanto da aver portato alla nascita di un vasto movimento sociale che è culminato nella fondazione del Pirate Party (vedi logo sopra). Le vicende sono state raccontate anche in due brevi ma efficaci documentari, Steal this film I & II, realizzati grazie alle donazioni ricevute via web, che potete guardare sottotitolati su youtube cliccando qui.

"Il processo a The Pirate Bay è iniziato e, come prevedibile, sta attirando un notevole interesse.
Le posizioni dei due contendenti sono chiare. L'accusa sostiene che i gestori del sito si siano arricchiti facilitando la condivisione di file protetti da coypright; la Baia va pertanto chiusa e i quattro accusati devono pagare risarcimenti milionari.
L'avvocato delle major, Monique Wasted, sostiene che "non si tratta di un processo politico né di un'operazione volta a chiudere una biblioteca pubblica o impedire l'attività di file sharing in quanto tale. Si tratta di un processo contro quattro individui che si sono arricchiti attraverso film, musica e home video protetti da copyright".

Fredrik Neij, Gottfrid Svartholm Warg, Peter Sunde Kolmisoppi e Carl Lundström rispondono che il loro sito non ha nessuna colpa: è solo un motore di ricerca, anche se specializzato, che senza ospitare direttamente alcun file indicizza quanto gli capita a tiro, che sia materiale legalmente condivisibile - presente in quantità - o meno.
Anche Google, dopotutto, indicizza pagine che rimandano a contenuti protetti, ma nessuno si sogna di fargliene una colpa.
I quattro smentiscono poi categoricamente l'accusa di essersi arricchiti tramite la pubblicità e le donazioni. Le major vogliono milioni di corone di risarcimento? Ebbene - spiega Peter Sunde - "Non importa se chiedono diversi milioni o un miliardo. Non siamo ricchi e non abbiamo soldi per pagarli".

La questione, in realtà, è più ampia di quanto appaia, nonostante quanto dice la Wasted.
Si tratta dell'opposizione tra chi considera la Rete un luogo aperto di scambio, dove la responsabilità di ciò che viene scambiato è dei singoli e non di chi mette a disposizione i mezzi per farlo, e chi vuole trasformare Internet in un "distributore automatico di intrattenimento" (come dicono i quattro di The Pirate Bay), riproponendo il modello televisivo, discografico o cinematografico in cui solo uno (o comunque un numero limitato di soggetti) produce e gli altri comprano.
Se la portata di questo processo è più ampia del singolo caso, non bisogna nemmeno farne un dramma. Da una parte gli accusati sono sicuri di vincere ("Già una volta non sono riusciti a fermarci. Lasciate che falliscano di nuovo" ha affermato Gottfrid Svartholm Warg durante una conferenza stampa); dall'altra, anche se dovessero perdere non saranno i giganti dei media a trionfare.

Tornando alla responsabilità diretta della Baia, l'avvocato di Sunde e soci spiega come il sito offra "un servizio che può essere usato sia in modo legale che in modo illegale. L'attività di Pirate Bay può essere paragonata alla fabbricazione di automobili che possono essere guidate oltre i limiti di velocità".
Con la differenze che tramite il filesharing non muore nessuno, nemmeno se si superano i limiti.
Anzi, a volerla dire tutta la condivisione fa persino bene alle vendite, a patto di non arroccarsi su un modello non più adatto alla situazione attuale. Ma questa è una cosa che può capire solo chi accetta di cambiare la cosa più importante: l'ottica in base alla quale vede gli utenti come polli da spennare".

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E fino qui nulla di sconvolgente. Se non fosse che, probabilmente, i processi in Svezia sono una cosa seria e proprio per questo gli avvocati della difesa, il giorno dopo l'inizio del processo, possono affermare trionfanti:

"È molto raro vincere metà caso dopo un giorno e mezzo ed è chiaro che l'accusa è stata profondamente influenzata da quanto abbiamo detto ieri": così Per Samuelsson, avvocato degli amministratori di The Pirate Bay, ha commentato la decisione del pubblico ministero Håkan Roswall di lasciar cadere metà delle accuse.
I quattro imputati erano stati accusati della distribuzione illegale di materiale coperto da copyright. Ora questa parte dell'accusa è stata tolta, lasciando quella relativa a "rendere disponibile materiale coperto da copyright".
Secondo Samuelsson questa decisione è dovuta anche al fatto che Roswall "non ha davvero compreso" il funzionamento del protocollo BitTorrent; probabilmente prima era davvero convinto che i server del sito ospitassero il materiale proibito."

A parte la figura ridicola che ha fatto il pubblico ministero, dimostrando la sua (e non solo sua) ignoranza in ambito informatico, invidio la sicurezza dei ragazzi svedesi di uscire indenni dal processo e auguro loro tutta la fortuna di cui hanno bisogno.
La loro vicenda è esemplare e la decisione che verrà presa influenzerà parecchio, credo, le future strategie delle major disco/cinematografiche.

Good luck pirates!

1 commento:

Andrea De Luca ha detto...

Ti ho scritto anche ieri per lo scambio link, ricordi? Ho capito quello che dici, in ogni caso noi ti vogliamo linkare perchè hai un bel blog, ci farebbe piacere se ricambiassi
un saluto