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venerdì 1 ottobre 2010

Una montagna di balle

Una Montagna Di Balle from spazzatour on Vimeo.

E' uscito un anno fa ed è stato girato tra il 2003 e il 2009 ma le ultime proteste di Terzigno e più in generale la situazione dei rifiuti in Campania lo rendono attualissimo.

Dal 2003 al 2009, un gruppo di videomakers, ha documentato la cosidetta emergenza rifiuti Campana per svelarne gli ingranaggi, individuare responsabilità e attori di quindici anni di gestione straordinaria. Uno spettacolo costato miliardi di euro e decine di processi in corso. Ma dove finiscono i rifiuti campani? Quali sono le ferite di una terra bruciata e i danni alla salute di milioni di persone? Il più grande disastro ecologico dellEuropa occidentale raccontato dalle voci delle comunità in lotta per difendere il proprio futuro: l'assalto ai fondi pubblici, le zone d'ombra della democrazia, il boicottaggio della differenziata, le collusioni con le ecomafie e le proposte di chi si interroga seriamente sulle alternative.

E se vivere in emergenza fosse solo una strategia per accumulare profitti!?

Da un'idea di Sabina Laddaga, Maurizio Braucci e Nicola Angrisano Voce narrante di Ascanio Celestini
Musiche di Marco Messina
Regia di Nicola Angrisano


http://docutrashfilm.noblogs.org/

domenica 28 febbraio 2010

Cellulari e tumori: la parola all'esperto


Gli occhi dell'oncologo parlano da soli: non ha la minima idea di cosa stia parlando. Dovremmo riflettere bene su quest'uso scriteriato della tecnologia.

Mazzetta, invece, si è documentato per bene e ha tirato fuori quest'ottimo articolo.

sabato 23 gennaio 2010

La paura funziona


"L'influenza A è una bufala orchestrata dalle case farmaceutiche, tramite l'Organizzazione mondiale della sanità, per fare miliardi con inutili e per giunta pericolosi vaccini. Uno dei più grandi scandali sanitari del secolo.

E' stata una grande campagna di panico sostenuta da una massiccia operazione di disinformazione che ha procurato enormi guadagni a chi l'ha pianificata, enormi sprechi di denaro pubblico. Ed elevati rischi per la salute della popolazione a causa della velocità con cui i vaccini sono stati prodotti: alcuni con ingredienti non sufficientemente testati, altri addirittura, come il vaccino della Novartis, creati in bireattori da cellule cancerogene: una tecnica finora mai usata".

Wolfang Wodarg
Presidente della commissione Sanità del Consiglio d'Europa

L'Italia ha regalato a Novartis 184 milioni di euro. Proprio con la Novartis il governo italiano, all'epoca dell'allarme, ha firmato un accordo capestro per l'acquisto di 24 milioni di dosi a un costo di circa 184 milioni di euro. Anche se sono stati somministrati solo 850mila vaccini, le clausole del contratto non prevedono né restituzione né rimborsi. Un bell'affare di cui possiamo ringraziare l'ex ministro della Sanità, Maurizio Sacconi. O forse sua moglie Enrica Giorgetti, direttore generale di Farmindustria.

via PeaceReporter

domenica 11 ottobre 2009

The fun theory


Come fare in modo che il 66% delle persone in più, all'uscita dalla metro, scelga le scale al posto delle scale mobili? Semplice: trasformandole in un enorme pianoforte.

E' una pubblicità virale (per la Volkswagen), ma chi se ne frega. Sono quelle piccole cazzate che migliorano la vita.

via Inkiostro

lunedì 5 ottobre 2009

Un buon motivo per non vaccinarsi

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Ora, io non mi ricordo bene quand'è che i media hanno cominciato ha diffondere il terrore per il nuovo virus H1N1, ma credo che i grafici qui sopra ci aiutino a ricordare.


O, poi se non siete ancora convinti potete leggervi anche questo

venerdì 25 settembre 2009

Servizi segreti, 'ndrangheta e rifiuti tossici


*cercate di leggervi tutto l'articolo. ho evitato apposta di mettere solo il link*

fonte: L'espresso

L'ex boss della 'ndrangheta Francesco Fonti è soddisfatto e amareggiato allo stesso tempo. "Per anni nessuno ha voluto ascoltare quello che dicevo ai magistrati. Ho sempre ammesso di essermi occupato dell'affondamento di navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi. Ho indicato dove cercare: al largo di Cetraro, nel punto in cui il 12 settembre la Regione Calabria e la Procura di Paola hanno trovato a 480 metri di profondità un mercantile con bidoni nella stiva. Eppure, anche oggi che tutti mi riconoscono attendibile, devo affrontare una situazione assurda: vivo nascosto, senza protezione, con il pericolo che mi cerchino sia la cosca a cui appartenevo, sia i pezzi di Stato che usavano me e altri 'ndranghetisti come manovalanza". L'altra sera, aggiunge Fonti, "mi ha telefonato Vincenzo Macrì, il consigliere della Direzione nazionale antimafia. Ha detto: "Speriamo che ora non ci ammazzino tutti". Ecco di cosa stiamo parlando. Di vicende che puntano dritte al cuore della malavita internazionale e delle istituzioni". Nonostante questo, Fonti, trafficante di droga condannato a 50 anni di carcere, poi diventato collaboratore di giustizia, si sente sereno: "La mia è stata una scelta di vita: mi sono pentito perché ho avuto ribrezzo di quanto fatto da malavitoso, dopodiché succeda quel che deve succedere". Ecco perché non intende restare in silenzio. "Sono tanti i retroscena da chiarire", assicura. Tantopiù dopo sabato, quando è stato annunciato il ritrovamento lungo la costa cosentina della nave con i bidoni lunga circa 120 metri e larga una ventina: "In questo clima apparentemente più disposto alla ricerca della verità, voglio fornire un mio ulteriore contributo. In totale trasparenza. Senza chiedere niente in cambio, tranne il rispetto e la tutela della mia persona". Con tale premessa, Fonti squaderna storie di gravità eccezionale e con particolari che, ovviamente, dovranno essere vagliati dagli investigatori.

Il suo racconto parte dal 1992, quando l'ex boss spiega di avere affondato le navi Cunski, Yvonne A e Voriais Sporadais dietro indicazione dell'armatore Ignazio Messina. "Nel dossier che ho depositato alla Direzione nazionale antimafia (pubblicato nel 2005 dal nostro settimanale), ho scritto che in quell'occasione abbiamo inviato uomini del clan Muto al largo di Cetraro per far calare a picco la Cunski, mentre ho precisato che la Yvonne A era stata affondata a Maratea", dice Fonti: "Quanto alla Voriais Sporadais, indicai che a bordo aveva 75 bidoni di sostanze tossiche, ma non segnalai il punto esatto dell'affondamento. Oggi voglio precisare che la portammo al largo di Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, sulla costa jonica, e che a occuparsi materialmente dell'operazione fu il boss della zona Natale Iamonte ". Di più: "Lo stesso Iamonte", prosegue Fonti, "si è dedicato spesso allo smaltimento in mare di scorie tossiche. Specialmente quelle che provenivano da ditte chimiche della Lombardia". Nel caso della Voriais Sporadais, precisa, accadde tutto in una notte autunnale del 1992: "Io e il figlio di Natale Iamonte, di cui non ricordo il nome, salimmo sul motoscafo con un terzo 'ndranghetista che guidava e aveva una cassetta di candelotti di dinamite. Arrivammo al limite delle acque territoriali, montammo sopra la nave, facemmo portare a riva il capitano e l'equipaggio, dopodiché piazzammo i candelotti a prua e sparimmo indisturbati".

Fonti non ha problemi ad ammetterlo: "Era una procedura facile e abituale. Ho detto e ribadisco in totale tranquillità che sui fondali della Calabria ci sono circa 30 navi". E non parla per sentito dire: "Io ne ho affondate tre, ma ogni anno al santuario di Polsi (provincia di Reggio Calabria) si svolgeva la riunione plenaria della 'ndrangheta, dove i capi bastone riassumevano le attività svolte nei territori di loro competenza. Proprio in queste occasioni, ho sentito descrivere l'affondamento di almeno tre navi nell'area tra Scilla e Cariddi, di altre presso Tropea, di altre ancora vicino a Crotone. E non mi spingo oltre per non essere impreciso". Ciò che invece Fonti riferisce con certezza, è il sistema che regolava la sparizione delle navi in fondo al Mediterraneo. "Il mio filtro con il mondo della politica è stato, fin dal 1978, un agente del Sismi che si presentava con il nome Pino. Un trentenne atletico, alto circa un metro e ottanta con i capelli castani ben pettinati all'indietro, presentatomi nella Capitale da Guido Giannettini, che alla fine degli anni Sessanta aveva cercato di blandirmi per strapparmi informazioni sulla gerarchia della 'ndrangheta. Funzionava così: l'agente Pino contattava a Reggio Calabria la cosca De Stefano, la quale informava il mio capo Romeo, che a sua volta mi faceva andare all'hotel Palace di Roma, in via Nazionale. Da lì telefonavo alla segreteria del Sismi dicendo: Sono Ciccio e devo parlare con Pino. Poi venivo chiamato al numero dell'albergo, e avveniva l'incontro" Il contenuto degli appuntamenti, era sempre simile. "L'agente Pino mi indicava la quantità di scorie che dovevamo far sparire ", spiega Fonti, "e mi chiedeva se avessimo la possibilità immediata di agire". La maggior parte delle volte, la risposta era positiva. Ed era un ottimo affare: "Si partiva da 4 miliardi di vecchie lire per un carico, e si arrivava fino a un massimo di 30". Soldi che venivano puntualmente versati a Lugano, presso il conto Whisky all'agenzia Aeroporto della banca Ubs, o in alcune banche di Cipro, Malta, Vaduz e Singapore. Tutte operazioni che svolgevamo grazie alla consulenza segreta del banchiere Valentino Foti, con cui avevamo un cinico rapporto di reciproca convenienza ". Quanto ai politici che stavano alle spalle dell'agente Pino, secondo Fonti, sarebbero nomi noti della cronaca italiana. "Mi incontrai più volte per gestire il traffico e la sparizione delle scorie pericolose con Riccardo Misasi, l'uomo forte calabrese della Democrazia cristiana", dice, "il quale ci indicava se i carichi dovessero essere affondati o seppelliti in territorio italiano o straniero. La 'ndrangheta, infatti, ha fatto colare a picco carrette del mare davanti al Kenya, alla Somalia e allo Zaire (ex Congo belga), usando capitani di nazionalità italiana o comunque europea, ed equipaggi misti con tunisini, marocchini e albanesi". Rimane l'incontrovertibile fatto, aggiunge Fonti, "che la maggior parte delle navi è stata fatta sparire sui fondali dei nostri mari ". Non soltanto attorno alla Calabria, "ma anche nel tratto davanti a La Spezia e al largo di Livorno, dove Natale Iamonte mi disse che aveva 'sistemato' un carico di scorie tossiche di un'industria farmaceutica del Nord".

E non è finita. Secondo Fonti, un altro politico di primo piano avrebbe avuto un ruolo nel grande affare dei rifiuti pericolosi. "Si tratta dell'ex segretario della Dc Ciriaco De Mita, indicatomi a metà Ottanta da Misasi per trattare in prima persona il prezzo degli smaltimenti richiesti dallo Stato". Stando al pentito, lui e De Mita si sono visti "tre o quattro volte" nell'appartamento del politico a Roma, dove il boss fu accolto "con una fredda gentilezza". Nella prima occasione, ricorda, "mi fece sedere in salotto e disse: 'Sono soltanto affari'; frase che mi ha ripetuto negli incontri successivi, come a sottolineare un profondo distacco tra il suo ruolo e il mio". Fatto sta, continua Fonti, che "concordammo i compensi per più smaltimenti ". Poi, quando l'affondamento o l'interramento delle scorie veniva concluso, "l'agente Pino ci segnalava la banca dove potevamo andare a riscuotere i soldi ". Denari accreditati "su conti del signor Michele Sità, un nome di fantasia riportato sui miei documenti falsi. Andavo, recuperavo i contanti e li consegnavo alla famiglia Romeo di San Luca, dove ricevevo la mia parte: circa il 20 per cento del totale".

Da parte sua, l'ex segretario della Dc Ciriaco De Mita nega qualunque rapporto con Fonti: "Smentisco nella maniera più netta", commenta, "le affermazioni di una persona che non credo di conoscere. Porterò questo individuo innanzi al tribunale per rispondere penalmente e civilmente delle sue calunniose dichiarazioni". Vero è, specifica De Mita, "che Misasi era mio amico, e che abitava sotto di me, ma tutto il resto non ha assolutamente senso". Una replica alla quale seguono altri racconti dell'ex boss, che dopo il ritrovamento del mercantile sui fondali di Cetraro, non si limita a occuparsi dei retroscena di casa nostra, ma apre una pagina internazionale finora ignota sulla Somalia: "Avevo rapporti personali", dice, "con Ibno Hartomo, alto funzionario dei servizi segreti indonesiani, il quale contattava me e la 'ndrangheta per smaltire le tonnellate di rifiuti tossici a base di alluminio prodotte dall'industriale russo Oleg Kovalyov, vicino all'allora agente del Kgb Vladimir Putin". Un lavoro impegnativo per le dimensioni, spiega Fonti, gestito in due fasi: "Nella prima caricavamo le navi in Ucraina, a Kiev, le facevamo passare per Gibuti e le dirigevamo a Mogadiscio oppure a Bosaso. Nella seconda fase, invece, le scorie venivano affondate a poche miglia dalla costa somala o scaricate e seppellite nell'entroterra". Facile immaginare le conseguenze che tutto ciò potrebbe avere avuto sulla salute della popolazione. E altrettanto facile, secondo Fonti, è spiegare come le navi potessero superare senza problemi la sorveglianza dei militari italiani, che presidiavano il porto di Bosaso: "Semplicemente si giravano dall'altra parte", racconta il pentito. "Anche perché il ministro socialista Gianni De Michelis, che come ho già raccontato all'Antimafia gestiva assieme a noi le operazioni, era solito riferirci questa frase di Bettino Craxi: 'La spazzatura dev'essere buttata in Somalia, soltanto in Somalia'. Naturale che i militari, in quel clima, obbedissero senza fiatare". Allucinante? Incredibile? Fonti allarga le braccia: "Racconto esclusivamente episodi dei quali sono stato protagonista, e aspetto che qualcuno si esponga a dimostrare il contrario". Magari, aggiunge, "anche su un altro fronte imbarazzante: quello delle auto sulle quali viaggiavo per recuperare, nelle banche straniere, i soldi avuti per gli affondamenti clandestini dei rifiuti radioattivi". Gliele forniva "direttamente il Sismi", dice, "con la mediazione dell'agente Pino. Per salvarmi la vita, in caso di minacce o aggressioni, mi sono segnato il tipo di macchine e le matricole diplomatiche che c'erano sui documenti ". In un caso, "ho usato una Fiat Croma blindata con matricola VL 7214 A, CD-11-01; in un altro ho guidato un'Audi con matricola BG 146-791; e in un altro ancora, ho viaggiato su una Mercedes con matricola BG 454-602. Va da sé, che ci venivano assegnate auto diplomatiche perché non subivano controlli alle frontiere". Ora, dopo queste dichiarazioni, "i magistrati avranno nuovi elementi sui quali lavorare ", conclude Fonti. "Troppo facile e troppo riduttivo", sostiene, "sarebbe credere che tutto si esaurisca con il ritrovamento nel mare calabrese di un mercantile affondato ". Questa, aggiunge, non è la fine della storia: "È l'inizio di un'avventura tra i segreti inconfessabili della nostra nazione. Un salto nel buio dalle conseguenze imprevedibili".

mercoledì 24 giugno 2009

I veri alberi finti

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Che gli umani siano stupidi è una cosa ormai accertata e lo dimostrano gli innumerevoli paradossi a cui è giunta la nostra civiltà. Penso in particolare ai vari rimedi escogitati per limitare i danni causati dall'inquinamento, prodotto a sua volta dall'uomo stesso.
In questo campo, l'ultima trovata arriva dalla Columbia University, che sta lavorando al progetto di 'spazzini dell'aria' molto particolari: dei dispositivi che sotto forma di alberi sarebbero in grado di catturare attraverso le loro 'foglie' di plastica il carbonio che è nell'aria, ad una velocità 1.000 volte maggiore di quella degli alberi reali.
Il prototipo creato sarebbe in grado di catturare, attraverso le foglie, il carbonio presente nell'aria, che a quel punto verrebbe intrappolato in una camera speciale, 'spremuto' e immagazzinato come biossido di carbonio liquido.
In pratica la tecnologia studiata dai ricercatori americani sembra molto simile a quella per catturare il carbonio a disposizione fino ad oggi, con la differenza che questi alberi possono essere posizionati ovunque e possono fare il loro 'lavoro' sempre e potrebbero liberarci del CO2 rilasciato nell'aria non solo dalle fabbriche ma anche dalle macchine, dagli aerei o laddove sarebbe quasi impossibile da 'acchiappare'.

Premesso che in ogni caso preferirei vedere in città più alberi con radici, fusti e foglie VERE, sicuramente questo mi sembra un eccellente passo in avanti rispetto all'utilizzo che degli "alberi" ne hanno fatto e vogliono continuare a farne alcuni sadici ed infami im-prenditori nostrani, su commissione delle principali compagnie telefoniche nazionali.
Questi assassini dell'etica ed amanti del profitto, hanno cosparso l'Italia di antenne (per i cellulari), prestando molta attenzione all'eventuale risvolto conflittuale del loro lavoro. Hanno pensato bene di inventarsi antenne camuffate da alberi, evitando così eventuali ed indesiderati grattacapi provenienti da cittadini armati di un minimo di buon senso. Il vergognoso campionario prevede antenne-Pino nero, antenne-Pino marittimo, antenne-Palma da dattero, antenne-Palma da cocco e antenne-Cipresso, affinchè l'amministratore locale di turno possa trovare la soluzione che meglio si adatta alla conformazione botanica del territorio.
Fa sorridere vedere, però, che questi valenti im-prenditori italici, hanno riservato un trattamento speciale per il nostro presdelcons, progettando un'elegante antenna-Palma nana, i cui esemplari potrà spargere per l'intero parco di Villa Certosa senza mai provare alcun senso di inferiorità.

Aprite bene gli occhi, dunque, e toccate sempre con mano (e naso) gli alberi che vi circondano.

Potrebbero essere di plastica!

lunedì 22 giugno 2009

Fatti di tivù!

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In vista della ricorrente Giornata mondiale per la droga, il giorno 25 giugno 2009, alle ore 11,00, a Roma, presso la Sala stampa estera in Via dell’Umiltà, il Sottosegretario Carlo Giovanardi presenterà la campagna informativa annuale per l’uso delle droghe incentrata quest’anno su alcuni spot che hanno per protagonisti celebrati campioni del calcio di livello internazionale (Maldini, Gattuso, Kakà, Del Piero, Legrottaglie, Giovinco, Julio Cesar, Zanetti, Balotelli, Cordoba).

Durante la conferenza stampa, alla presenza del cartello colombiano in Italia, verranno anche proiettati nella sala coriandoli esplosivi alla cocaina realizzati in quel Paese.

La Conferenza sarà anche l’occasione per presentare un documento, patrocinato dall’ONU, rivolto ai genitori, ai pediatri e agli educatori, contenente le Strisce guida in materia di somministrazione di sostanze stupefacenti ai minori.

Ai lavori sarà presente, quale testimonial d’eccezione, l’attore Raoul Bova che recentemente è stato protagonista di una brutta storia di traffico di stupefacenti.

Io sapevo che troppa televisione porta all'apatia, all'isolamento, all'estraniazione, alla lobotomia e a tante altre brutte cose. Tutte condizioni che possono essere attribuite anche alla dipendenza da droghe pesanti.
Evidentemente l'esimio Giovanardi, che crede addirittura di poter combattere l'uso di droghe attraverso la manodopera televisiva (altamente qualificata!) di qualche belloccio o sportivo miliardario, deve aver accesso a progetti ed analisi psico-sociologiche divine che noi stupidi umani non possiamo immaginare nè comprendere.
Proporre una droga, per di più subdola, vigliacca e immateriale come la tivù, per combatterne altre, decisamente più concrete ma altrettanto efficaci, è il colmo per un cattolicissimo paladino della lotta contro le (tossico)dipendenze come Carletto nostro.
Non l'ha letto l'opuscolo informativo della diocesi dove si mettono in guardia i fedeli dai rischi insiti nel mezzo?

Ah, il comunicato originale è (purtroppo) questo.

mercoledì 3 giugno 2009

La bici va in città



La vita del ciclista di città è sempre messa a dura prova da ostacoli architettonici e dal traffico urbano. Neanche a Parigi, città attrezzata di numerose piste ciclabili, le cose vanno meglio. Come potete vedere dal video, oltre ad essere costretti a circolare in una corsia larga meno di un metro, i ciclisti sono spesso vittime dell'inciviltà di molti automobilisti.
Il video è stato girato dall'associazione parigina Villavélo, nata all'inizio del nuovo millennio per esaltare i pregi del mezzo ideale per girare in città, la bicicletta, soprattutto nell'epoca di riscaldamento globale in cui ci troviamo a vivere.
Sul loro sito si legge: la bicicletta non è nè ingombrante, nè rumorosa e rispetta l'ambiente. Si tratta di un ottimo esercizio fisico ed è uno strumento di libertà.
Il loro lavoro è nato da un gruppo di genitori che dopo aver sperimentato la bicicletta autobus, una nuova e intelligente pratica per accompagnare i figli a scuola, si sono resi conto dei vantaggi di questo mezzo di trasporto ma anche dei limiti allo sviluppo del suo uso nelle aree urbane.
L'associazione si occupa di fornire consulenze per una guida sicura, di educare i bambini, di promuovere riforme legislative in questo ambito. Inoltre organizzano attività ludiche come biciclettate sulla Marna, pic-nic, mercatini, vélo-parade..
Nonostante gli evidenti pericoli relativi all'uso della bici in città, non posso fare altro che consigliare a tutti di convertirvi alle due ruote. Allora smettetela di fare spinning in palestra e di usare le macchina per fare 500 metri e prendete la bicicletta: se non altro creerete meno ingorghi.

giovedì 7 maggio 2009

Sciroppo per la tosse casalingo

Ho sempre cercato di stare alla larga dai medicinali o non curandomi e lasciando al mio corpo il compito di debellare la malattia o sperimentando i vecchi metodi "della nonna".
Oggi ho scoperto proprio un nuovo metodo per curare la tosse. Diciamo uno sciroppo casalingo.
La ricetta è molto semplice e ci è stata tramandata dalla nonna di Titus.
Si prendono due rape lavate e sbucciate e si tagliano a fettine sottili. Si dispongono le fettine su un piatto cospargendole di zucchero (meglio se integrale), a strati.
Si lasciano riposare per almeno una notte.
La mattina le rape avranno rilasciato un liquido sciropposo che travaserete in una bottiglia. Adesso è pronto.
Va conservato in frigo ma se dovete portarvelo fuori casa vi suggerisco di aggiungere un pò di alcool per liquori.
Naturalmente non ci sono controindicazioni!

mercoledì 29 aprile 2009

Ps20: altro che Play Station!

E' entrata in funzione la torre solare più grande del mondo, la Ps20. Ovviamente non Italia, bensì in Spagna un paese che ha deciso di investire sulle energie rinnovabili.
Qualche giorno fa, infatti, il governo iberico ha approvato anche la mappa delle zone in cui sarà possibile sviluppare l’eolico offshore, che compagnie private potranno successivamente affittare.
Sorella maggiore della Ps10, la nuova torre sarà in grado di produrre 20 Megawatt di energia che soddisferanno i bisogni di 10.000 abitazioni evitando di immettere nell'atmosfera 12.000 tonnellate di anidride carbonica.

Ecco come funziona secondo Abengoa solar, costruttore e gestore dell'opera:

"PS20 è costituita da un campo solare composto di 1.255 pannelli eliostatici. Ogni pannello, con una superficie di 1.291 metri quadrati, riflette la radiazione solare sul ricevitore, il quale si trova sulla cima di una torre alta circa 160 metri, che produce vapore poi convertito in energia elettrica da una turbina".

In pratica, una vasta superficie di specchi concentra i raggi solari sulla torre dove un ricevitore solare e una turbina a vapore azionano un generatore che a sua volta produce elettricità.

Con questi progetti ecologici la Spagna tenta di smarcarsi dalla morsa nucleare andando nella direzione opposta rispetto a quella della vicina e altrettanto soleggiata Italia.

"Per ricostituire un'affidabile filiera nucleare nel nostro paese stiamo sviluppando la cooperazione tecnologica con diversi stati come Francia e Russia e contiamo anche sul contributo di know how, professionalita' ed esperienza che puo' giungerci dalle imprese americane". "La strategia energetica del governo Berlusconi punta ad innalzare dal 16 al 25% l'apporto delle rinnovabili alla produzione di energia elettrica nazionale. Un ulteriore 25% sara' assicurato dal rilancio del nucleare, settore nel quale pure non mancheranno occasioni di collaborazione tra l'industria italiana e quella degli Stati Uniti che con i suoi 104 impanti e' il primo paese al mondo per dotazione di centali nucleari attive."
Min. Claudio Scajola, 27 aprile 2009

Prendiamo esempio dagli States, uno dei paesi che contibuisce maggiormente alla devastazione del nostro pianeta!

lunedì 16 marzo 2009

Giovanardi e la Cristoterapia©

Aspettavamo con ansia la risposta italiana al presidente boliviano Morales che, durante la conferenza dell'Onu sulla droga a Vienna, aveva provocatoriamente masticato una foglia di coca davanti agli astanti.
Avevamo pronosticato che Giovanardi si sarebbe sparato un bel buco in vena con acqua santa spacciandolo come rimedio infallibile alla piaga della tossicodipendenza.

Invece eravamo stati fin troppo ottimisti.

Infatti il nostro stagionato chierichetto anti-droga, dopo qualche giorno di febbrili consultazioni, ha deciso di appoggiare in toto il metodo della Cristoterapia©.
In cosa consista credo sia facilmente intuibile: esclude i farmaci e punta a dar rilievo al senso spirituale dell'uomo.

Più interessante è invece sapere che tale metodo è stato proposto per primo da tale Pierino Gelmini, fondatore della Comunità Incontro, già condannato per truffa e bancarotta fraudolenta e ora sotto processo per presunti abusi sessuali (anche su minori) a danno degli ospiti della sua comunità.
Un individuo integerrimo, che sia la magnanima Chiesa Cattolica© che la nostra brillante Repubblica Italiana© non potevano non premiare, la prima premettendo al suo nome l'appellativo "Don", la seconda conferendogli le onorificenze più altisonanti (Commendatore, Cavaliere, Gran Ufficiale).

In conclusione, sarebbe un po' come affidare la riforma della giustizia a un pluricondannato...

venerdì 6 febbraio 2009

Il senso di Silvio per i cadaveri

"Eluana è una persona che respira in modo automono le cui cellule celebrali sono vive e che potrebbe persino generare un figlio"

S.B. 6/2/2009

L'immagine è proporzionalmente scandolosa e vergognosa a quella evocata dall'omino votato da mezza Italia.

giovedì 5 febbraio 2009

"L'ho vista, ha sorriso"

Eluana Englaro è stata finalmente trasferita all'ospedale di Udine. Sembrava che le richieste della famiglia venissero soddisfatte, dopo mesi di travagli, parole sprecate, energie sprecate...
Invece questa vicenda sembra non vedere mai una fine. I nuovi interrogativi che assillano i benpensanti sono se Eluana soffrirà nel passaggio dalla non-vita alla morte.
Davvero incredibile.

Addirittura ieri il tg2, l'unico tg che per sbaglio ho visto, dopo aver dedicato numerosi servizi sul caso (ovviamente tutti contro la decisione di Beppino), ha dato la parola a Margherita Coletta, vedova di Giuseppe, carabiniere morto a Nasiriyah nel 2003.
Questa donna ha vissuto già una esperienza simile a quella della famiglia Englaro. Aveva un bambino malato di leucemia, e acconsentì alla interruzione delle cure, quando ormai non erano più utili.
Ieri questa donna ha detto che Eluana, in una delle sue visite, le ha sorriso. Ed ha aggiunto che non lo aveva mai fatto prima.
Immaginate la scena.
Margherita va a trovare Eluana, che è in coma da 17 anni, e le fa un battutone cristiano-cattolico ed Eluana, che da 17 anni non muove ciglio, si fa una bella risata.
O Margherita mente spudoratamente o soffre di visioni.
Se siete un pò masochisti vi consiglio di leggervi questa intervista.
Ma non finisce qui. Berlusconi l'uomo più dinteressato del mondo alle questioni morali, ha dichiarato che anche lui sta lavorando per fermare le scelte della famiglia, formulando un de-cretino che anticiperebbe parte del contenuto del disegno di legge sul testamento biologico in discussione nella Commissione Sanita' del Senato.
La preoccupazione del governo e' che la conclusione del caso di Eluana creerebbe un precedente non condivisibile dai partiti di maggioranza (la sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione forzate) a fronte della conclusione dell'iter legislativo sul testamento biologico che si prevede durera' almeno due mesi.
Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, e' tornato a commentare la vicenda: "Se la vicenda di Eluana Englaro arrivera' alla sua conclusione, vuol dire che l'Italia sta scivolando verso una deriva eutanasica".
L'Italia non arriverà ad una deriva eutanasica, è già morta, se no come sarebbe possibile che abbiamo affidato persino il diritto di decidere della nostra sorte a gente come Berlusconi, Schifani, Sacconi, Calderoli, Gasparri, Ronchi...
Qualcuno ha già affidato loro un paese.
Uccidono i vivi e non lasciano morire i cadaveri.

sabato 6 dicembre 2008

Medici delatori? No, grazie!

L'art. 32 della Costituzione Italiana sancisce come diritto fondamentale dell'individuo il diritto alla tutela della salute e garantisce agli indigenti il diritto alle cure gratuite, anche nell'interesse della collettività.

Il DL 286/98 all'art. 35 prevede la gratuità delle cure urgenti ed essenziali anche agli stranieri non iscritti al SSN, privi di permesso di soggiorno, e privi di risorse economiche e non prevede nessuna segnalazione, salvo i casi di obbligatorietà di referto, come per i cittadini italiani.

La Lega Nord - Padania ha presentato attraverso 5 Senatori un emendamento che prevede l'abrogazione del comma 5 dell'art. 35 e abolisce la gratuità della prestazione urgente ed essenziale agli stranieri non iscritti al SSN e privi di risorse economiche, e propone inoltre l'obbligo per le autorità sanitarie di segnalarli all'autorità competente.

I Pediatri di libera scelta aderenti alla FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri) operanti nel SSN, sottoscrittori di questo appello,
ritengono gravissimo tale emendamento che finirebbe per respingere in sacche di esclusione la popolazione più indigente e ne richiedono il ritiro:
esso non è soltanto la negazione di un diritto costituzionalmente sancito, ma costituisce anche un pericolo per la tutela della salute della collettività, per la mancata cura di patologie anche gravi, con conseguente rischio di diffusione e rappresenta inoltre un pericoloso passo legislativo verso l'abolizione del diritto alla cura.

Ritengono inoltre che la segnalazione all'autorità competente di un paziente indigente sia in aperto contrasto con il codice etico ordinistico al quale i medici debbono attenersi e di cui affermano il primato.

Denunciano con preoccupazione che tale emendamento priverà della assistenza sanitaria essenziale migliaia di bambini divenuti "per Decreto invisibili e senza diritti" in totale contrasto con la Convezione ONU sui diritti del fanciullo e richiedono che lo Stato Italiano firmatario con L. 176/91 della Convenzione ONU di New York del 20.11. 1989 sui diritti del fanciullo garantisca ad ogni minore straniero il pieno diritto di usufruire delle prestazioni mediche pediatriche a prescindere dalla regolarità del soggiorno.

Richiedono quindi a tutti i colleghi Pediatri, a tutti i Medici, agli Operatori Sanitari e a tutti i Cittadini Italiani ai quali stanno a cuore i fondamenti dello stato sociale e la solidarietà di sottoscrivere questo appello.

FIRMA L'APPELLO LA SALUTE E' UGUALE PER TUTTI

mercoledì 9 luglio 2008

Sgonfia anche tu un Suv!

Da un po' di anni circolano per le città fuoristrada concepiti per la guerra, i cosiddetti Suv. Oltre ad essere esageratamente enormi per l'uso che ne viene fatto, questi rinoceronti della strada sono pericolosi per l'ambiente e per chi ha la sfortuna di scontrarcisi. Inoltre il Suv è davvero troppo ingombrante e la maggior parte di essi circola con a bordo il solo autista. Oltretutto la maggior parte delle strade italiane sono troppo strette per ospitare fuoristrada dalle misure americane.
Forse il Suv è diventato un sex-symbol, tanto da compensare l'inferiorità fallica di chi se lo compra.

A Parigi, da circa tre anni, i proprietari di questi "mezzi pesanti" non hanno vita facile. Infatti, qualcuno di loro, uscito di casa per andare al lavoro, pronto a montare sul suo bestione, si è imbattuto in un gesto di "ecoterrorismo": pneumatici a terra. Sul tergicristallo un volantino così recita:
«Madame, Monsieur,
la Sua macchina da guerra inquina in media due volte più di un veicolo leggero classico, aumentando le emissioni di CO2 (242 g di CO2 per chilometro in media per un 4x4 nuovo contro 146 g per una grossa berlina) e di conseguenza il numero di malattie respiratorie nei soggetti più deboli (persone anziane e bambini). Questo fuoristada, concepito per la guerra, è stato sfortunatamente adattato alle nostre città. Nell'ultimo semestre del 2004, le vendite di questo tipo di congegno sono aumentate del 20 per cento. In un incidente che coivolge un 4x4, i pedoni e i ciclisti vedono le loro possibilità di sopravvivenza divise per tre. Di conseguenza, noi procediamo alla copertura parziale del Suo debito di ossigeno liberando quello che si trova nei Suoi pneumatici». Firmato: «Più o meno chiunque disponga di un apparato respiratorio».
Davvero geniali. Gli autori sono i "dégonflé": commandi di ragazzi si aggirano di notte per le strade più tranquille di Parigi, armati di passamontagna e adattatori per pompe di bicicletta, per colpire uno degli ultimi simboli della modernità occidentale. L'adattatore serve a sgonfiare lentamente i pneumatici ed evitare il rischio che scatti l'allarme.
Sgonfiare e non bucare: così, il proprietario dell'auto ha scarse speranze di ottenere condanne o rimborsi. Inoltre gli "sgonfiatori" non dimenticano mai di lasciare sul parabrezza il volantino rivendicativo. Perché le imprese dei dégonflés non devono confondersi con banali atti di vandalismo.
La guida spirituale del movimento si fa chiamare «sous-adjudant Marrant», qualcosa come «sub-maresciallo Buffo». L'assonanza con il sub-comandante Marcos non è casuale, come si può desumere leggendo il seguente stralcio di una sua intervista, alle quali è solito presentarsi in passamontagna:

«L'immaginario della lotta zapatista», spiega il sub-maresciallo, «ruota attorno all'idea che è necessario rinunciare al proprio volto, alla propria identità per lasciare spazio alla battaglia dei popoli indios, che sovrasta tutto, comanda tutti». E continua: «Anche noi, facendo le debite proporzioni, dobbiamo abbandonare i personalismi, per concentrare l'attenzione sulla battaglia culturale contro la tirannia dell'apparenza e dello spreco, una battaglia che è di tutti». «Questo ci permette», precisa, «di moltiplicare i metodi della lotta: oggi attacchiamo i 4x4, domani toccherà ad un altro simbolo del consumismo scriteriato».
«Il Suv è un veicolo di campagna, non serve a nulla in città: troppo grande, è pericoloso e inquinante. Chi lo acquista cerca uno status symbol, che esprima originalità e senso dell'avventura, lusso e potenza. Sa bene di inquinare di più, ma se ne frega». E per di più in piena crisi petrolifera, aggiungo io.
«Il mercato dell'automobile ha alle spalle lobby troppo potenti. Politicamente, non c'è nulla da fare». Si deve passare all'azione diretta: «L'attivista è di solito un debole che attacca un potente. In questo caso, noi colpiamo direttamente il consumatore. È il cittadino che affronta un altro cittadino». «La nostra è una scelta provocatoria, ne siamo coscienti e ce ne assumiamo le conseguenze. Abbiamo scatenato e scateneremo reazioni violente: ci chiamano terroristi, riceviamo centinaia di mail di minaccia, e i proprietari dei Suv hanno cercato persino di organizzare ronde notturne per stanarci!». Ma anche questo fa parte della strategia dei dégonflés, è anzi lo scopo stesso delle loro azioni: «Vogliamo suscitare il dibattito, far riflettere sull'assurdità di avere un 4x4 in città. È solo una moda, l'ultimo accessorio dello snobismo. Allora basta cambiare la moda, farlo diventare di cattivo gusto. E la gente comprerà un'altra auto».

Le prime incursioni dei dégonflés sono state lanciate dalla tribuna delle "Brigate anti-pubblicità" (http://bap.propagande.org/ - consiglio di visitare il sito per apprezzare le azioni dimostrative, artistiche e situazioniste del movimento).
In seguito, attivisti provenienti da diversi percorsi si sono incontrati per una battaglia comune, in varie città della Francia e in altre nazioni europee, creando un movimento dal basso che si è sviluppato grazie al web, che non è più (o, almeno, non solo) iniziativa collettiva, organizzata e diretta dall'alto, dai partiti, dalle associazioni, dai movimenti. Inoltre, ecologisti e sgonfiatori inieme, organizzano manifestazioni di protesta di fronte alle vetrine dei concessionari che espongono i fuoristrada: trovando in queste situazioni modi di agire comune.

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