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martedì 10 luglio 2012

3° libro bianco sulla legge Fini-Giovanardi

L’impatto della legge antidroga sul carcere

Aumentano gli ingressi in carcere per droga in rapporto al totale degli ingressi, dal 28% del 2006 al 33,15% del 2011 (25.390 su 90.714 e 22.677 su 68.411). Aumentano le denunce, specie per l’art. 73 (detenzione illecita a fini di spaccio), da 29.724 nel 2006 a 33.686 nel 2011 (di queste 14.680 sono per cannabis, pari al 41%, di cui 8.535 per hashish, 5.211 per marijuana, 1.416 per coltivazione di piante); gli arrestati corrispondono a 28.552, mentre nel 2006 erano 25.730. Le operazioni di polizia sono state 21.116 e i sequestri danno un aumento del 54,19% per la marijuana e del 29,43% dell’hashish e un meno 45,97 per l’eroina. Nel 2011 vi è stata una esplosione di sequestri di piante di canapa (563.198!). Raddoppiano i detenuti presenti in carcere per art. 73: dai 10.312 del 2006 ai 21.562 del 2011, il 32,67% del totale, se si calcola sia l’art. 73 che il 74 le cifre sono 15.133 nel 2006 e 27.856 nel 2011, il 42,21% del totale: si puo’ quindi dire che quasi la metà dei detenuti nelle carceri italiane è in cella per 2 articoli di una sola legge dello Stato. Dato che viene confermato anche dall’analisi dello stato processuale dei detenuti: su 28.636 detenuti imputati presenti in carcere al 17.11.2011 ben 11.380 sono per violazione della legge sugli stupefacenti; su 14.686 detenuti in attesa di primo giudizio al 17.11.2011 ben 5.593 per violazione legge stupefacenti; su 7.588 appellanti al 17.11.2011 ben 3.082 per violazione legge stupefacenti; su 4.718 ricorrenti al 17.11.2011 ben 2.076 per violazione legge stupefacenti; infine, sui 37.750 detenuti con condanna passata in giudicato, presenti al 27 novembre 2011, ben 14.590 (38,90%) lo sono per violazione della legge sugli stupefacenti.

La repressione sul consumo

Aumentano le segnalazioni al prefetto per mero consumo personale: da 39.075 segnalati nel 2006 a 47.093 nel 2008 (ultimo dato consolidato), nel 2009 il dato provvisorio era di 37.800. Il 74% dei segnalati era in possesso di un solo spinello! Va ricordato, come esempio di persecuzione di massa che dal 1990 al 2010 le persone segnalate ai prefetti per le sanzioni amministrative sono state 783.278. Più che raddoppiate le sanzioni irrogate: da 7.229 nel 2006 a 16.154 nel 2010 mentre crollano le richieste di programmi terapeutici: da 6.713 nel 2006 a 518 nel 2010. Non solo questa legge punisce con sanzioni molto pesanti i semplici consumatori (ad esempio con il ritiro della patente), ma ha avuto anche l’effetto di allontare i consumatori problematici dall’accesso ai programmi terapeutici, come possiamo capire anche dai dati qui di seguito.

Le misure alternative al carcere

Diminuiscono le misure alternative: da 3.852 persone in affidamento nel 2006 a 2.816 al 30 maggio 2012. Ovvero nonostante le promesse di Giovanardi e Serpelloni i consumatori, anche problematici restano in carcere perchè è sempre più difficile accedere alle misure alternative. E, per sottolineare la centralità del carcere per il consumatore di sostanze mentre prima del 2006 la maggioranza dei tossicodipendenti godeva dell’affidamento direttamente dallo stato di libertà, con la nuova legge il rapporto si è invertito. Al 30 maggio 2012, 1.854 persone erano in affidamento dopo essere passate dal carcere, a fronte di 962 soggetti provenienti dalla libertà.

Conclusioni

Il sistema repressivo punta al basso: i dati complessivi ci dicono che la gran parte delle persone che entrano in carcere per la legge antidroga sono consumatori o piccoli spacciatori, con particolare preferenza sulla cannabis e con una recente predilezione per i coltivatori (spesso autoproduttori). L’impatto carcerario della legge antidroga è la principale causa del sovraffollamento negli istituti di pena italiani. All’aumento della carcerazione e delle sanzioni amministrative corrisponde un abbattimento dei programmi terapeutici.
I dati forniti annualmente dalla Relazione del Governo al Parlamento sono in parte carenti, in parte inaffidabili e soprattutto reticenti: in particolare mancano a livello nazionale i dati sulle condanne per l’ipotesi di lieve entità dell’art. 73. Una ricerca in profondità condotta in Toscana mostra che il 40% dei detenuti sono in carcere per reati di droga minori: si tratta spesso di consumatori che semplicemente detenevano quantità superiori al limite tabellare e sono stati trattati alla stregua di spacciatori.
E’ urgente una modifica della legge, iniziando da norme di riduzione del danno già in questa legislatura, che definiscano come reato autonomo l’ipotesi di lieve entità dell’art. 73 con una pena ridotta che escluda l’ingresso in carcere, che si cancelli la legge Cirielli sulla recidiva, che si rendano di nuovo praticabili le alternative terapeutiche, sia per le condanne carcerarie che per le sanzioni amministrative.


domenica 6 giugno 2010

Testimonianze dalla Freedom Flotilla

Ieri sera al Festival Sociale delle Culture Antifasciste due mediattivisti italiani della Freedom Flotilla, Manuel Zani e Manolo Luppichini, sono intervenuti per narrare e condividere la vicenda dell'aggressione israeliana e i giorni vissuti nel, tristemente famoso, carcere di Beer Sheva.
Da ascoltare!!


1° Parte




2° Parte




Altre testimonianze.

domenica 7 febbraio 2010

Chi vuole imporre a Joy il silenzio?

Diffondiamo l'ulteriore appello lanciato da noinonsiamocomplici sulla vicenda di violenza e omertà di stato che ha travolto la vita di Joy. Questa donna, insieme ad Hellen, la scorsa estate respinse un tentato stupro nel CIE di via Corelli a Milano compiuto dall'ispettore capo del carcere di identificazione ed espulsione, Vittorio Addesso. In occasione di una rivolta lo stesso Vittorio arrestò e picchiò diverse donne tra cui Joy ed Hellen. Loro lo hanno denunciato e per questo motivo ora dovranno temere la reazione dello stato e degli uomini del suo apparato.


Il 04/02/2010 l'avvocato Massimiliano D'Alessio chiama in carcere a Como, per l'istanza depositata nel tribunale di Milano il 2 febbraio scorso, che gli autorizza l'ingresso in carcere insieme all'interprete nigeriana per incontrare in colloquio la sua assistita Joy.


Dall'ufficio colloqui del carcere rispondono che è tutto a posto per la suddetta visita.

Il giorno seguente, venerdì 5 febbraio 2010, l'avvocato insieme all'interprete si presenta all'ufficio colloqui del carcere di Como per incontrare la sua assistita e gli viene detto che Joy il 4 febbraio 2010 ha revocato la nomina al suo avvocato di fiducia, Massimiliano d'Alessio, nominando l'avvocata d'ufficio che le avevano assegnato in precedenza e con la quale non ha mai avuto un colloquio né un contatto.

Non avendo potuto incontrarla non ci spieghiamo come Joy abbia potuto scegliere di cambiare l'avvocato che la seguiva fino a quel momento nel processo di appello per la rivolta dello scorso agosto nel Cie di via Corelli a Milano e nella denuncia per tentata violenza sessuale nei confronti dell'ispettore capo dello stesso Cie, Vittorio Addesso, mettendosi così nelle mani di un'emerita sconosciuta.

Allora ci chiediamo: ma ha fatto la richiesta veramente Joy? Quale 'forza oscura' l'ha indotta a farlo? In questo modo non ha potuto parlare con il suo avvocato e la interprete nigeriana. Perchè succedono queste cose improvvise? C'è qualcuno o qualcosa che non vuole che si sappia come è andata la vicenda?

Non abbiamo potuto vedere Joy, non abbiamo potuto parlare con Joy, non sappiamo come stia, non sappiamo cosa pensi, non abbiamo potuto dirle che il 12 febbraio, giorno della sua scarcerazione, saremo lì fuori ad aspettarla.

Lei continua a lottare, ma purtroppo è in carcere dove non possiamo comunicare con lei perché loro non vogliono.
Dobbiamo far sapere a tutti che non possono zittirla perchè siamo noi la sua voce!

Appuntamento 12 febbraio ore 6.30 di mattina davanti alla stazione di Albate Camerlata Fs. Dalle ore 7 in poi davanti al carcere di Como – in via Bassone 11 – per aspettare Joy!

Invitiamo chi non può venire a Como a costruire iniziative a supporto del presidio nel territorio in cui vive.

Leggete e cliccate anche alcuni articoli di Femminismo a sud e lo stesso noinonsiamocomplici qui, qui, qui e qui.

venerdì 18 dicembre 2009

Nessuno è Stato!

Il gip Ricciarelli archivia il fascicolo per omicidio: "Cause naturali in seguito ad aneurisma". E' stata archiviata dal gip del tribunale di Perugia l'inchiesta per omicidio a carico di ignoti per la morte nel carcere del capoluogo umbro, nell'ottobre di due anni fa, di Aldo Bianzino, il falegname che era stato arrestato pochi giorni prima per la coltivazione di alcune piante di canapa indiana.
Secondo il giudice, il decesso avvenne per cause naturali in seguito ad un aneurisma cerebrale. A riportare la notizia è oggi il Corriere dell'Umbria. Il giudice ha accolto la seconda richiesta di archiviazione del fascicolo avanzata dal pm Giuseppe Petrazzini. Ad entrambe le istanze si erano invece opposti i familiari di Bianzino.
In base agli accertamenti svolti dai consulenti della procura, il giudice ha però ritenuto che la lesione riscontrata al fegato del falegname sia legata alle manovre di rianimazione dopo l'aneurisma.
Ha quindi disposto l'archiviazione del fascicolo.

via VeritàperAldo

venerdì 11 dicembre 2009

domenica 6 dicembre 2009

Chi dimentica il passato è condannato a riviverlo

Alexandros Grigoropoulos (1993-2008)

Ci sono cinque cittadini italiani tra le 162 persone che la polizia greca ha arrestato ieri, alla vigilia delle manifestazioni organizzate per il primo anniversario della morte di un ragazzo ucciso da un poliziotto ad Atene.

La morte del 15enne Alexis Grigoropoulos scateno' lo scorso inverno una guerriglia urbana mai vista nel Paese. Un gruppo di dodici sospetti militanti anarchici, tra i quali cinque italiani (quattro uomini e una donna) e tre albanesi, sono stati bloccati nella capitale greca dopo che due automobili sono state incendiate nel quartiere centrale di Exarchia, lo stesso in cui fu ucciso Grigoropoulos il 6 dicembre 2008. Altri 81 presunti militanti sono stati fermati per essere interrogati.
Altri venti sono stati arrestati in un covo di presunti anarchici a Keratsini, una citta' vicina alla capitale, dove i poliziotti hanno trovato due taniche di benzina e tredici maschere antigas, secondo le forze dell'ordine. "Le operazioni di ricerca hanno confermato le prime informazioni, che segnalavano che questo luogo era utilizzato per fabbricare esplosivi e lanciare attacchi", ha reso noto la polizia in un comunicato.
Anche altri quarantuno attivisti no-global, che avevano brevemente occupato il comune della citta', sono stati arrestati dopo che la polizia ha fatto irruzione nell'edificio.
Ad Atene, circa 6mila poliziotti sono chiamati a vigilare sulle manifestazioni previste oggi e domani, organizzate da coordinamenti studenteschi e licei, organizzazioni di sinistra e sindacati. Migliaia di persone, molte arrivate dall'estero, sono attese oggi nelle strade della capitale greca, secondo gli organi di informazione locali. La manifestazione e' prevista al termine di una cerimonia religiosa organizzata nel cimitero dove riposa Alexis Grigoropoulos a Palio Faliro, un sobborgo della capitale.
Quasi 500 persone hanno partecipato ieri sera a una prima manifestazione a Salonicco, nel nord della Grecia, secondo la polizia locale.
Ieri, i sindacati del corpo docente avevano segnalato che decine di universita' e istituti erano occupati da studenti per ricordare questo anniversario. Forze saranno dispiegate in tutte le grandi citta' e tutto il personale sara' in stato di allerta.
Il governo socialista ha inoltre chiesto ai partiti di opposizione di controllare i loro movimenti giovanili. "Io spero che la memoria di Alexis sia onorata in modo pacifico, e' il minimo che gli dobbiamo", ha dichiarato il capo dello stato, Carolos Papoulias,in un messaggio. "Non tollereremo violenze", ha chiarito da parte sua il vice primo ministro, Theodore Pangalos. In custodia cautelare, il poliziotto che fece partire i colpi che uccisero Alexis Grigoropoulos deve essere processato per omicidiovolontario dal prossimo 20 gennaio 2010.

via Informa-azione

sabato 14 novembre 2009

Direttissima

mercoledì 11 novembre 2009

La droga continua ad uccidere

Morire in carcere, a 32 anni. E a sole 20 ore di distanza dal ritorno in cella, per aver contravvenuto all'obbligo degli arresti domiciliari. E' accaduto a Parma. La vittima è Giuseppe Saladino, che risiedeva in via Einstein. Era stato condannato per avere rubato soldi dai parchimetri di via Pertini. Poi gli erano stati concessi i domiciliari, ma era appunto stato scoperto mentre violava questo obbligo. A 20 ore dal nuovo arresto, durante la notte, un malore in carcere, e poi la morte. Ora è stata effettuata l'autopsia, e la Procura ha aperto un fascicolo contro ignoti. L'ipotesi è quella di omicidio colposo.
«Voglio giustizia, mi devono dire cosa è successo – ripete la madre – Era stato condannato per un piccolo furto: mio figlio non aveva mai commesso reati gravi come rapine o spaccio. Era un ladro di polli e ora me l’hanno ammazzato». «Nel verbale che mi ha rilasciato la polizia, che è venuta a perquisire la casa il giorno dopo la morte di Giuseppe, c'è scritto: a seguito dell’avvenuto decesso per assunzione di stupefacenti. Ma come fanno a dirlo? E se fosse così, e non è così, perchè non lo hanno curato prima di metterlo in cella?».

fonte

venerdì 6 novembre 2009

Nuove carceri?

Le carceri scoppiano e Angelino vuole riaprire il carcere di massima sicurezza di Pianosa.
A dargli manforte ci pensa il baffetto milanista messo a capo dell'Interno: "Non solo riaprire il carcere di sicurezza di Pianosa, stiamo discutendo anche di riaprire il carcere dell’Asinara. L’Italia ha molte di queste strutture ed è un peccato lasciarle là: bisogna riaprirle e metterci dentro i mafiosi cattivi. Il termine stesso isolare significa mettere qualcuno su un’isola. e l’Italia ha molte strutture di questo tipo".
La serietà dei nostri governanti si rispecchia pienamente nei loro provvedimenti: un bambino di 6 anni sarebbe molto più coscienzioso e responsabile.

La cosa più disgustosa è che la prima preoccupazione e le prime reazioni arrivate (principalmente quelle di Altero e della Stefi) non hanno riguardato le condizioni indegne nelle quali sono costretti a vivere i detenuti nelle carceri italiane (dove attualmente sono stipate oltre 60000 persone, a fronte di una capienza massima di circa 40000 posti). La sciccosa Prestigiacomo era infatti turbata dal fatto che quegli zozzoni degli ergastolani avrebbero deturpato quei paradisi naturali che ospitano le carceri di massima sicurezza (tra l'altro pare che l'abbiano già rincuorata). Per quanto questi intenti possano sembrare encomiabili, a mio avviso passano in secondo (ma anche terzo o quarto) piano rispetto ai diritti fondamentali di un individuo, che vengono sospesi non appena si varca la soglia di un carcere.
Eppure già nei giorni scorsi, da varie parti della società civile e non, erano giunti anatemi contro la suicida Blefari, disprezzata e ingiurata anche da morta.
Sarà che sto male solo al pensiero di dover passare mesi, anni o una vita intera dentro una cella, dentro un edificio, dentro muri, ma proprio non riesco a ignorare la totale inumanità dell'istituzione carceraria.

Queste sono immagini provenienti dal carcere dell'Asinara dopo la chiusura avvenuta nel 1998.
Direi che parlano da sole.

mercoledì 4 novembre 2009

Ricapitoliamo

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- La UE decide di togliere i crocifissi dai luoghi pubblici in segno di laicismo.
Il sindaco di Sanremo (che i sanremesi si meritano tutto) invita tutti gli istituti scolastici del comprensiorio ad apporre il crocifisso laddove non ci fosse. Ha intenzione di metterne uno anche all'ingresso del comune. "Non è un obbligo" ha detto "è una forte idea di libertà". Ah, ecco.
La Padania invece decide di aprire con il solito titolo sobrio, accompagnato da un'immagine che è un mix letale di stereotipi, malafede e ignoranza. Andatevi a vedere la prima pagina da soli, che io quella robaccia non la voglio sul mio blog.

- La crisi incalza, i disoccupati aumentano, malessere sociale alle stelle.
Nema problema, ci pensa lo stato: via libera a lotterie, concorsi, gratta e vinci, che promettono posti di lavoro e rendite mensili ventennali.
Manco Wanna Marchi aveva osato tanto.

- Buon ultimo il sempre stupefacente Carletto Giovanardi. Il paladino della Cristoterapia©, ebbro di compassione cattolica, ha infatti dichiarato che "a uccidere Stefano Cucchi è stata la droga".
Tralascio poi qualunque commento sulla sua brillante idea di sottoporre i parlamentari a un test antidroga VOLONTARIO. Se volete sdrammatizzare andatevi a leggere cosa ne pensa il buon vecchio Prefe.

E' tutto.
Adesso posso tornare alla mia droga, ai miei gratta e vinci, e al mio magnifico crocifisso.

mercoledì 28 ottobre 2009

Nei secoli infedeli


Continuano le fantastiche avventure delle nostre meravigliose forze dell'ordine. Ancora una volta in carcere, ancora una volta una giovane vita spezzata, ancora una volta per reprimere le cattive abitudini di un cittadino, ancora una volta nel silenzio assoluto dei media nazionali.

Stefano, 31 anni, tossicodipendente, era stato arrestato in strada da alcuni carabinieri della Stazione Appia la sera di giovedì 15 ottobre attorno alle undici e mezzo. Aveva addosso una ventina di grammi di droga tra cocaina, marijuana e pastiglie di ecstasy. La mattina successiva, dopo la notte nella camera di sicurezza di una caserma dell’Arma, era stato portato a piazzale Clodio: processo per direttissima.
Il magistrato che ha processato Cucchi, tuttavia, deve aver notato qualcosa. Ha chiesto che l’imputato venisse visitato. Uno dei medici del Tribunale ha stilato una prognosi di venticinque giorni, senza avvertire nulla, evidentemente, che ne mettesse in pericolo la vita.
Il giudice, la mattina del 16 ottobre, un venerdì, ha convalidato il fermo. Attorno all’una i carabinieri hanno consegnato Cucchi alla Polizia Penitenziaria e l’uomo è stato portato in carcere a Regina Coeli. Ma la situazione è precipitata. È accaduto qualcosa in cella? Impossibile dirlo, per ora. «Il sabato sera (il 17 ottobre, ndr) racconta il geometra Cucchi ci hanno avvertito che Stefano era al pronto soccorso per un malore. Abbiamo scoperto che stava in ospedale al Pertini. Abbiamo chiesto di vederlo. Ma ci hanno detto che, trattandosi di un detenuto, serviva il permesso, essendo ricoverato in un reparto speciale. Siano tornati il lunedì: niente. Mercoledì ventuno ottobre è arrivata l’autorizzazione del Tribunale. Ma il giovedì (22 ottobre, ndr) è venuto a casa un carabiniere a dirci che era morto. Ora pretendiamo di sapere perchè».

da Il messaggero

Intanto dall'altra parte, senza che nessuno faccia troppo clamore, pare che i patrioti dell'arma non si siano fatti troppi scrupoli a ricattare, rubare, maneggiare cocaina come dei piccoli escobar (salvo poi raccontare la favola del "la gettavamo nel water").
Vogliamo veramente stupirci per l'esistenza delle trattative tra stato e mafia?

sabato 17 ottobre 2009

Arrestato Alfredo Bonanno

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Alfredo Maria Bonanno, un italiano di 72 anni considerato tra i maggiori teorici dell'anarchismo insurrezionalista è stato arrestato in Grecia per concorso in rapina. Con lui è stato arrestato anche l'anarchico greco Christos Stratigopoulos, attivo a metà degli anni novanta anche in Italia. La presenza di Bonanno in Grecia, a 48 ore dalle elezioni legislative e in un momento in cui si assiste a un'ondata di attentati e attacchi a sfondo anarchico, ha messo in allarme l'antiterrorismo che ha inviato propri uomini sul posto.

Bonanno, nato a Catania nel 1937, autore di libri culto del genere, quali "Gioia Armata" (per il quale venne condannato negli anni Settanta) e "Anarchismo insurrezionalista", è stato arrestato ieri nella cittadina centrosettentrionale di Trikala, dopo che aveva aiutato Stratigopoulos a compiere una rapina a mano armata che aveva fruttato circa 50.000 euro.

La notizia dell'arresto dell'anziano rivoluzionario, che sarebbe anche riuscito a mettersi in contatto telefonico con la sua compagna in Italia, si è sparsa subito negli ambienti anarchici dove già si parla di possibili "azioni di solidarieta" in suo favore. Bonanno, teorico della "violenza rivoluzionaria" e delle rapine per finanziare la lotta, è assai noto negli ambienti anarchici greci che hanno trovato ispirazione nei suoi scritti.

Sul luogo dell'arresto avvenuto ieri, a Trikala, nella Grecia centrosettentrionale, si è recata oggi un'unità dell'antiterrorismo. Bonanno, secondo quanto apprende l'Ansa da fonti della polizia, è stato arrestato dopo che aveva aiutato un complice greco di 46 anni a compiere una rapina a mano armata che aveva fruttato loro circa 50.000 euro. Secondo la ricostruzione della polizia, Bonanno avrebbe atteso fuori della Banca del Pireo a Trikala il suo complice greco che, camuffato con parrucca e baffi finti, aveva costretto il cassiere a consegnargli 50.000 euro in contanti. Fuori della banca si sarebbe incontrato con Bonanno con il quale si sarebbe allontanato su un'auto. Bonanno era alloggiato nella vicina località di Kalambaka dove la polizia ha trovato successivamente sia il denaro che la pistola della rapina. L'italiano ed il cittadino greco, arrestati in seguito alla testimonianza di un ragazzo che aveva assistito alla rapina chiamando la polizia, sono comparsi oggi davanti ad un procuratore per essere interrogati.

via Informa-azione


Il 1° ottobre Alfredo Bonanno è stato arrestato in Grecia con l’accusa di concorso in rapina. Con lui, il compagno Christos Stratigopoulos. Attualmente si trovano rinchiusi nel carcere di Amfissa, in condizioni di detenzione durissime. Abbiamo un indirizzo, a cui però non è certo che possa pervenire la posta. Molti compagni ci chiedono se è possibile fare qualcosa. Proponiamo una sottoscrizione – nelle modalità e con le forme che i compagni riterranno opportune – per affrontare le spese legate alla detenzione dei compagni. Per qualsiasi comunicazione è possibile fare riferimento ai recapiti delle edizioni (edizionianarchismo@gmail.com - A. Medeot, C.P. 3431 – 34128 Trieste).

Versamenti sul conto corrente postale n° 23852353, intestato ad A. Medeot - C.P. 3431 - Trieste con causale “sottoscrizione arresti in Grecia”.

via Edizioni Anarchismo

martedì 18 agosto 2009

mercoledì 29 luglio 2009

Il proibizionismo fa un altro morto

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di Patrizio Gonnella

Un’altra vittima innocente della stupidità proibizionista. Si chiamava Stefano Frapporti, cinquantenne, muratore con una mano persa dopo un brutto incidente sul lavoro. Pare che sia stato fermato dai carabinieri mentre andava in bicicletta. Lo avrebbero perquisito, gli avrebbero trovato dell’hashish. Hashish, non pistole, non mitra, non eroina. Secondo i carabinieri ne aveva in tasca circa un etto. Un etto di spinelli a loro è sembrato troppo. E’ così arrestato e condotto nel carcere di Rovereto. Dopo poche ore si ammazza. Era stato ubicato nel reparto osservazione. Pare che Frapporti fosse un consumatore di hashish. Un innocente consumatore di hashish. Si è ammazzato dopo una notte passata in carcere. Ce la potremmo prendere con i carabinieri che hanno applicato una legge ingiusta. Ce la potremmo prendere con l’amministrazione penitenziaria che non ha prestato l’attenzione adeguata che necessitano i nuovi giunti in carcere. Ce la potremmo prendere con il destino. Invece ce la prendiamo con questo cocciuto e brutto Paese che criminalizza tutti, che criminalizza gli stili di vita e gli status individuali. Ce la prendiamo con chi mette sullo stesso piano consumatori di droghe leggere e spacciatori di droghe pesanti. Ce la prendiamo con chi non ha il coraggio del pragmatismo antiproibizionista. Ce la prendiamo con Gianfranco Fini e Carlo Giovanardi autori di una legge che – visto quanto successo a Rovereto – non esimiamo a definire assassina.

via Baruda

sabato 20 giugno 2009

A testa alta! @ Lazzaretto Autogestito (Bologna)

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PUNK-HARDCORE CONTRO LA REPRESSIONE
Concerto benefit in solidarietà a Nicu

16.00 PRESIDIO AL CIE DI VIA MATTEI PER PORTARE UN SALUTO SOLIDALE AGLI IMMIGRATI

20.30 PUNTUALI APERITIVO CON MOSTRA SUI CIE E LE LOTTE CONTRO IL LAGER DI VIA MATTEI + BANCHETTI CON TESTI DI CRITICA RADICALE

21.30 SUPER CENA VEGAN BENEFIT

22.00 CONCERTO "COME PIACEVA ALLA NONNA" CON

LUDD

LA CONGIURA

PARTIZAN KABUL

+ ALTRI...

il tuo cane non ha scelto di essere punk, se puoi lascialo a casa

mercoledì 17 giugno 2009

Sciopero della fame per i detenuti della Dozza

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A ulteriore conferma dell'inutilità e della dannosità dell'istituzione carceraria, e delle infami condizioni nelle quali i detenuti vengono costretti, pubblichiamo con amarezza l'appello dei carcerati della Dozza (Bologna), ai quali va la nostra solidarietà.

I detenuti dei reparti giudiziari hanno deciso di attuare una protesta pacifica, lo sciopero della fame, a partire dal giorno 17 giugno c.a. e della durata di giorni *7*, con lo scopo di sensibilizzare le autorità e l´opinione pubblica delle condizioni in cui si è costretti a vivere in codesto istituto:

1. *Sovraffollamento celle:* costruite per ospitare un detenuto, ce ne vivono tre;
2. *Educatori:* ci sono detenuti, con posizione giuridica definitiva da diversi anni e non hanno mai interloquito con il proprio educatore;
3. *Sanità:* mancanza di specialisti, pazienti con patologie gravi, sono costretti a comprarsi i farmaci, mentre chi si trova in precarie condizioni economiche non può acquistare i medicinali, con il conseguente aggravio delle proprie patologie;
4. *Locale Docce:* sporche e costretti a lavarci spesso con acqua fredda anche durante il periodo invernale;
5. *Telefono:* l´apparato telefonico è ubicato al centro del corridoio, e si è continuamente disturbati, durante il colloquio con i familiari, dal rumore;
6. *Montaggio di grate alle finestre:* premesso che avevamo richiesto di renderci partecipi affinchè fosse fatto un ultimo tentativo nel sensibilizzare, attraverso una commissione composta anche da detenuti, una minima percentuale di detenuti che ancora non riesce a comprendere il danno, gettando i rifiuti dalla finestra, che provocherà il montaggio definitivo delle grate alle stesse. Infatti,la maggioranza dei detenuti non ritiene corretto subire una restrizione così drastica a causa di una esigua minoranza; soprattutto in questo periodo in cui stiamo collaborando con i tecnici dell´Hera per potere contribuire ad effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti. Il montaggio delle grate riduce notevolmente l´areazione e l´ingresso della luce che porterà sicuramente ad un deterioramento della vista, a scompensi fisici, a forme depressive e tutto ciò porterà ad un aggravio dell´Amministrazione Sanitaria, e quindi del contribuente, che sarà costretta a prescrivere psicofarmaci;
7. *Cambio Lenzuola:* fornite dall´Amministrazione, vengono sostituite in media ogni 40 giorni, aumentando in tal modo il rischio di malattie infettive.

Si auspica un doveroso intervento delle persone e autorità sensibilizzate attraverso questo documento.

I Detenuti della Dozza

"Non mi ficcate entro una tomba,
chè io odio il carcere anche dopo morto
"
Ahmad al-Safi al-Najafi, poeta iracheno

giovedì 14 maggio 2009

Da Arcore con furore

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Dunque, dopo che l'Alto commissariato per i rifugiati dell'Onu ha chiesto all'Italia di sospendere la politica dei respingimenti dei migranti intercettati nel Mediterraneo, il buffone ha scoperto che in Libia esiste un'agenzia dell'ONU ed ha esclamato garrulo: "Chi ha i requisiti per essere accolto da noi basta che si presenti lì. Non dimentichiamo poi - aggiunge - che la Libia negli ultimi tempi ha avuto la presidenza del consiglio dell'Onu per i diritti umani".
Ah già, dimenticavo. La Libia: il più fulgido esempio di democrazia evoluta e civile.

Prima di sparare cazzate mastodontiche, leggersi, non dico le Convenzioni stipulate 60 anni fa dall'ONU (tra l'altro sul sito della difesa il documento originale è inaccessibile. Staranno riscrivendo anche quello?), ma almeno Wikipedia, no eh?

Rifugiato (o, più diffusamente, rifugiato politico) è un termine giuridico che indica chi è fuggito o è stato espulso a causa di discriminazioni politiche, religiose o razziali dal proprio Paese e trova ospitalità in un Paese straniero. ciò che caratterizza il rifugiato è l'aver ricevuto dalla legge dello Stato che lo ospita o dalle convenzioni internazionali questo status e la relativa protezione attraverso l'asilo politico.

Tutto ciò senza contare l'amorevole trattamento riservato a chi cerca di scappare, da parte della solidale e fraterna polizia libica. Ne aveva parlato anche Betti e vi aveva consigliato la visione di uno splendido quanto raccapricciante documentario.
Allora, cosa aspettate? Scaricatelo qui (link ed2k - eMule, Lphant...)!

martedì 12 maggio 2009

Presidio contro il Cie - Bologna

PESTAGGI NEL CIE DI VIA MATTEI…

…IL SILENZIO E’ COMPLICITA’!

Lunedì 4 maggio verso le 14.00 Raya, una delle ragazze migranti rinchiuse
nel CIE (Centro di Identificazione ed Espulsione ex CPT) di via Mattei a Bologna, viene picchiata da un poliziotto in abiti civili. Viene picchiata perché si intrufola in infermeria. Viene picchiata a mani nude, sviene ed è lasciata sul pavimento. Viene picchiata sotto gli occhi indifferenti degli operatori della Misericordia (l’ente che gestisce il CIE) che non intervengono in nessun modo.
Al telefono voci spaventate e rabbiose ci parlano di vestiti strappati, di
continui insulti e sberloni anche nei giorni successivi. Un ragazzo si fa male ad un ginocchio, eppure in infermeria non gli danno nessun medicinale nonostante le sue pressanti richieste. Ci chiama e chiede di mandare un medico insieme all’avvocato. "Qui non ci curano! Ci trattano come animali!"
Nessuno si lascia intimorire troppo dalla situazione e l’avvocato di Raya, giovedì 8 maggio presenta una querela contro ignoti per il pestaggio subito dalla donna - "Aveva abrasioni su uno zigomo, in fronte e in altre parti del "corpo" .

Al telefono Raya ed altri suoi compagni ci raccontano di botte alle gambe
e di continui insulti.
Chiedono anche di contattare i media. Ovviamente pochi danno credito
alla notizia che gira più che altro attraverso volantinaggi itineranti con megafono e striscione "No ai lager della democrazia" durante tutta la giornata di mercoledì 6 maggio in diverse zone della città.
I giornali riportano la notizia che, la sera alcuni ignoti bloccano via Massarenti con dei cassonetti incendiati nei pressi viene trovato uno striscione sul pestaggio di lunedì. Stando al Carlino la strada rimarrà chiusa per 3 ore.
La sera di venerdì 8 maggio un gruppo di solidali dei reclusi si reca
sotto al CIE per portare un saluto ai migranti e per rallegrare con qualche fuoco d’artificio una notte buia dietro a ingiuste sbarre. Condividere il desiderio di libertà con qualcuno e gridarlo purtroppo non basta per realizzarlo. Non vogliamo limitarci a denunciare tristi episodi interni a questi lager, vogliamo lottare contro la loro esistenza e per fare questo riteniamo importante continuare a mantenere un contatto umano con i migranti reclusi, un contatto che spezzi almeno in parte l’isolamento che ci divide e che rinchiude la loro libertà.

Per questo lanciamo un PRESIDIO GIOVEDI’ 14 MAGGIO

• SOTTO LE DUE TORRI DALLE ORE 16:00

• SOTTO IL C.I.E. DI VIA MATTEI (BUS 14 A, 89) DALLE ORE 18:30

Nei mesi scorsi i migranti reclusi hanno intrapreso lotte condivise in
diversi CIE d’Italia. Ancora oggi, dopo il suicidio di una donna nel CIE di Roma, i reclusi hanno fatto partire un nuovo sciopero della fame. I loro aguzzini, tuttavia, camminano anche in mezzo a noi una volta finito il loro turno, e li troviamo anche presso tutti quegli enti che si occupano di collaborare alla gestione della struttura: gli operatori della Misericordia (ente gestore), della Concerta (ditta appaltatrice del servizio mensa), poliziotti e militari sono vergognosamente complici e responsabili dell’esistenza del lager di via Mattei e di ciò che al suo interno accade.

Continuiamo a far sentire agli aguzzini del CIE il nostro disgusto e il
nostro disprezzo.
CHE QUESTI CONTINUI ABUSI NON PASSINO SOTTO SILENZIO NELL’INDIFFERENZA DI TUTTI!

Intasiamo il centralino del CIE: 051 6027521

Blocchiamo il loro fax: 051 531344

Per informazioni

scheggia@canaglie.net scheggia.noblogs.org

Complici e solidali dei reclusi

martedì 5 maggio 2009

Il carcere comincia a scuola

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Dopo i medici delatori, adesso tocca pure ai presidi rendersi complici delle ottuse e xenofobe politiche portate avanti dal governo in carica.
A difendere a spada tratta i nuovi e aberranti emendamenti proposti, ci pensa il puffo milanista a capo del Ministero dell'Interno. Memore dell'utile consiglio suggeritogli dal superiore, continua ad agitare lo spauracchio (? ahahah) della fiducia.

Continuiamo a dare esemplari lezioni di civiltà a tutto il mondo.
Complimenti.

Mi preparo alla fuga, convinto che il paese che mi accoglierà come profugo mi riserverà un trattamento migliore.

giovedì 30 aprile 2009

Fidarsi è bene...


Sembrava strano che per una volta il parlamento avesse fatto il suo dovere...

E infatti i vichinghi verdi sono tornati alla carica con i loro soliti emendamenti xenofobi.

Ributtante ai fondamenti della democrazia, il ministro Maroni aveva reagito stizzito alla bocciatura alla Camera del DDL sicurezza, che prevedeva l'isituzione delle ronde private e il prolungamento da 2 a 6 mesi della permanenza dei clandestini nei CPT.
Dal basso dei suoi rossoneri occhialini made in Padania©, il nostro aveva mostrato insofferenza per i seccanti lacciuoli della repubblica parlamentare:

"Sono furibondo per quello che è avvenuto alla Camera, questa votazione mette in crisi l'intera politica di contrasto all'immigrazione clandestina. Si tratta di un vero e proprio indulto per i clandestini".

Proseguendo sulla linea della crudeltà ministeriale, il nostro non ha voluto cedere a questo ignobile affronto della Camera ed è andato a protestare dal capo('). Quest'ultimo, d'altronde, con la sua lunga esperienza di volontario nei CPT alle spalle, non ha battuto ciglio ed ha consigliato al suo sottoposto il metodo migliore per fare "il cazzo che ti pare".
"Chiedi la fiducia! Vedrai...l'ho fatto anch'io tante volte. Funziona!"

Così, tutto contento, il verde-puffo milanista, è andato a strillare ai quattro venti il suggerimento appena fornitogli dal capo('), noncurante dell'abominio legislativo che andava partorendo.

Proprio strana la democrazia italiana. Nonostante costituzione, leggi, articoli e commi, riesce sempre a lasciare aperta una scappatoia per qualche breve ma ficcante attimo di tirannia.
Quando poi la scappatoia viene addirittura definita "fiducia", allora si perde proprio il contatto con quella che cercano di spacciarci per realtà.