Continuano le fantastiche avventure delle nostre meravigliose forze dell'ordine. Ancora una volta in carcere, ancora una volta una giovane vita spezzata, ancora una volta per reprimere le cattive abitudini di un cittadino, ancora una volta nel silenzio assoluto dei media nazionali.
Stefano, 31 anni, tossicodipendente, era stato arrestato in strada da alcuni carabinieri della Stazione Appia la sera di giovedì 15 ottobre attorno alle undici e mezzo. Aveva addosso una ventina di grammi di droga tra cocaina, marijuana e pastiglie di ecstasy. La mattina successiva, dopo la notte nella camera di sicurezza di una caserma dell’Arma, era stato portato a piazzale Clodio: processo per direttissima.
Il magistrato che ha processato Cucchi, tuttavia, deve aver notato qualcosa. Ha chiesto che l’imputato venisse visitato. Uno dei medici del Tribunale ha stilato una prognosi di venticinque giorni, senza avvertire nulla, evidentemente, che ne mettesse in pericolo la vita.
Il giudice, la mattina del 16 ottobre, un venerdì, ha convalidato il fermo. Attorno all’una i carabinieri hanno consegnato Cucchi alla Polizia Penitenziaria e l’uomo è stato portato in carcere a Regina Coeli. Ma la situazione è precipitata. È accaduto qualcosa in cella? Impossibile dirlo, per ora. «Il sabato sera (il 17 ottobre, ndr) racconta il geometra Cucchi ci hanno avvertito che Stefano era al pronto soccorso per un malore. Abbiamo scoperto che stava in ospedale al Pertini. Abbiamo chiesto di vederlo. Ma ci hanno detto che, trattandosi di un detenuto, serviva il permesso, essendo ricoverato in un reparto speciale. Siano tornati il lunedì: niente. Mercoledì ventuno ottobre è arrivata l’autorizzazione del Tribunale. Ma il giovedì (22 ottobre, ndr) è venuto a casa un carabiniere a dirci che era morto. Ora pretendiamo di sapere perchè».
da Il messaggero
Intanto dall'altra parte, senza che nessuno faccia troppo clamore, pare che i patrioti dell'arma non si siano fatti troppi scrupoli a ricattare, rubare, maneggiare cocaina come dei piccoli escobar (salvo poi raccontare la favola del "la gettavamo nel water").
Vogliamo veramente stupirci per l'esistenza delle trattative tra stato e mafia?
Stefano, 31 anni, tossicodipendente, era stato arrestato in strada da alcuni carabinieri della Stazione Appia la sera di giovedì 15 ottobre attorno alle undici e mezzo. Aveva addosso una ventina di grammi di droga tra cocaina, marijuana e pastiglie di ecstasy. La mattina successiva, dopo la notte nella camera di sicurezza di una caserma dell’Arma, era stato portato a piazzale Clodio: processo per direttissima.
Il magistrato che ha processato Cucchi, tuttavia, deve aver notato qualcosa. Ha chiesto che l’imputato venisse visitato. Uno dei medici del Tribunale ha stilato una prognosi di venticinque giorni, senza avvertire nulla, evidentemente, che ne mettesse in pericolo la vita.
Il giudice, la mattina del 16 ottobre, un venerdì, ha convalidato il fermo. Attorno all’una i carabinieri hanno consegnato Cucchi alla Polizia Penitenziaria e l’uomo è stato portato in carcere a Regina Coeli. Ma la situazione è precipitata. È accaduto qualcosa in cella? Impossibile dirlo, per ora. «Il sabato sera (il 17 ottobre, ndr) racconta il geometra Cucchi ci hanno avvertito che Stefano era al pronto soccorso per un malore. Abbiamo scoperto che stava in ospedale al Pertini. Abbiamo chiesto di vederlo. Ma ci hanno detto che, trattandosi di un detenuto, serviva il permesso, essendo ricoverato in un reparto speciale. Siano tornati il lunedì: niente. Mercoledì ventuno ottobre è arrivata l’autorizzazione del Tribunale. Ma il giovedì (22 ottobre, ndr) è venuto a casa un carabiniere a dirci che era morto. Ora pretendiamo di sapere perchè».
da Il messaggero
Intanto dall'altra parte, senza che nessuno faccia troppo clamore, pare che i patrioti dell'arma non si siano fatti troppi scrupoli a ricattare, rubare, maneggiare cocaina come dei piccoli escobar (salvo poi raccontare la favola del "la gettavamo nel water").
Vogliamo veramente stupirci per l'esistenza delle trattative tra stato e mafia?
1 commento:
Parafrasando una vecchia canzone degli Assalti: a chi fedeli?
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