De Gennaro e Mortola condannati in appello per "istigazione alla falsa testimonianza". Solidarietà sincera, invece, di Maroni e Alfano.

Notizia qui e vignetta qui.
Lo dicevo che non era credibile.
Mai morti era il nome di uno dei più terribili battaglioni della Decima Mas: a questa formazione e al magma inquietante del pianeta fascista il protagonista guarda con delirante nostalgia, ripercorrendo episodi della nostra storia recente, dal Ventennio fino ai giorni nostri. Un monologo che cerca di rammentare, a chi se lo fosse dimenticato o non l'avesse mai appreso, che la parola antifascismo ha ancora un fondamentale e profondo motivo di esistere.
Produzione Teatro della Cooperativa in collaborazione con Teatridithalia e Teatri90/Maratona di Milano
testo e regia: Renato Sarti
interpretato da: Bebo Storti
Durata: 1h20' senza intervallo
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Mai Morti è uno spettacolo che fa discutere, arrabbiare, divide, emoziona e commuove.
Con una scrittura evocativa (una sorta di affabulazione nera), Renato Sarti ripercorre la nostra storia recente attraverso i racconti di un uomo mai pentito, per riflettere su quanto – in Italia - razzismo, nazionalismo e xenofobia siano ancora difficili da estirpare.
È affidato a Bebo Storti il difficile compito di dare voce a questo nostalgico delle “belle imprese” del ventennio fascista, oggi impegnato in prima persona a difesa dell’ordine pubblico contro viados, extracomunitari, zingari e drogati.
Mai Morti era il nome di uno dei più terribili battaglioni della Decima Mas. A questa formazione, che operò a fianco dei nazisti nella repressione antipartigiana, e al magma inquietante del pianeta fascista il personaggio guarda con delirante nostalgia.
Durante una notte milanese dei nostri giorni il protagonista si abbandona a ricordi sacri, lontani, cari. Evoca il bell’agire della Ettore Muti, banda fascista che Mussolini elevò a legione autonoma che rimarrà tragicamente nella memoria della città per la ferocia delle torture praticate a centinaia di antifascisti. Rivive la strage della comunità copta di Debrà Libanos, a novanta chilometri da Addis Abeba, dove nel 1937 il viceré Rodolfo Graziani e il generale Maletti Pietro Senior si resero protagonisti dell’eccidio di 2000 fra fedeli e diaconi. Accenna all’uso indiscriminato e massiccio dei gas da parte dell’esercito italiano in Africa contro le popolazioni civili. E ancora rievoca le più orribili imprese portate a termine dalla Decima Mas nel Canavese e in Friuli nel 1944.
Anche il passato più prossimo, e il nostro presente, animano i suoi sogni a occhi aperti: dalla Milano incandescente del 1969 quando “ai funerali di Piazza Fontana si doveva fare il gran botto finale. (…) Allora si che si riusciva a scaraventare anarchici tranquillamente dalla finestra, raccontare frottole a destra e a manca e farla comunque sempre franca” fino ai fatti agghiaccianti del G8 di Genova e alla morte di Carlo Giuliani.
Un monologo che cerca di rammentare, a chi se lo fosse dimenticato o non l’avesse mai appreso, che la parola antifascismo ha ancora un fondamentale e profondo motivo di esistere.
Si è concluso ieri con la firma della "Torino Declaration on Education & Research for Sustainable and Responsible Development” il G8 University Summit 2009, promosso nell’anno di presidenza italiana del G8 dei Capi di Stato da CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), Politecnico di Torino e Commissione Italiana per l’UNESCO.fonte Comunicato governativo
Il Summit ha evidenziato il ruolo chiave che le università devono svolgere nel contribuire a creare e a diffondere una cultura dello sviluppo sostenibile e responsabile, sia a livello globale sia locale. Una sostenibilità che coinvolga aspetti economici e ambientali, ma anche etici e sociali e di politiche energetiche, rappresenta un esempio paradigmatico di approccio integrato al problema.
Quattro i principi enunciati dalla Dichiarazione, che tiene conto della Dichiarazione finale firmata dagli studenti che hanno partecipato al G8 University Students’ Summit di Palermo l’8 e il 9 maggio scorsi:
• Un nuovo modello di sviluppo socio-economico, che preveda un uso più efficiente delle risorse, in una prospettiva di sostenibilità di lungo termine.
• La proposta di nuovi approcci allo sviluppo sostenibile, fondati sul riconoscimento del ruolo dell’etica.
• Un modello di politica energetica che preveda l’utilizzo di fonti rinnovabili e di tecniche per il risparmio energetico, imperniata sull’utilizzo più razionale delle risorse naturali.
• Una rinnovata consapevolezza dell’interdipendenza esistente tra le attività umane e l’ecosistema naturale.
È in base a questi quattro principi che le Università, nella loro essenziale funzione di laboratorio per le rispettive società, intendono impostare le strategie che costituiscono le proposte chiave del Summit.