giovedì 29 ottobre 2009
mercoledì 28 ottobre 2009
Nei secoli infedeli
Continuano le fantastiche avventure delle nostre meravigliose forze dell'ordine. Ancora una volta in carcere, ancora una volta una giovane vita spezzata, ancora una volta per reprimere le cattive abitudini di un cittadino, ancora una volta nel silenzio assoluto dei media nazionali.
Stefano, 31 anni, tossicodipendente, era stato arrestato in strada da alcuni carabinieri della Stazione Appia la sera di giovedì 15 ottobre attorno alle undici e mezzo. Aveva addosso una ventina di grammi di droga tra cocaina, marijuana e pastiglie di ecstasy. La mattina successiva, dopo la notte nella camera di sicurezza di una caserma dell’Arma, era stato portato a piazzale Clodio: processo per direttissima.
Il magistrato che ha processato Cucchi, tuttavia, deve aver notato qualcosa. Ha chiesto che l’imputato venisse visitato. Uno dei medici del Tribunale ha stilato una prognosi di venticinque giorni, senza avvertire nulla, evidentemente, che ne mettesse in pericolo la vita.
Il giudice, la mattina del 16 ottobre, un venerdì, ha convalidato il fermo. Attorno all’una i carabinieri hanno consegnato Cucchi alla Polizia Penitenziaria e l’uomo è stato portato in carcere a Regina Coeli. Ma la situazione è precipitata. È accaduto qualcosa in cella? Impossibile dirlo, per ora. «Il sabato sera (il 17 ottobre, ndr) racconta il geometra Cucchi ci hanno avvertito che Stefano era al pronto soccorso per un malore. Abbiamo scoperto che stava in ospedale al Pertini. Abbiamo chiesto di vederlo. Ma ci hanno detto che, trattandosi di un detenuto, serviva il permesso, essendo ricoverato in un reparto speciale. Siano tornati il lunedì: niente. Mercoledì ventuno ottobre è arrivata l’autorizzazione del Tribunale. Ma il giovedì (22 ottobre, ndr) è venuto a casa un carabiniere a dirci che era morto. Ora pretendiamo di sapere perchè».
da Il messaggero
Intanto dall'altra parte, senza che nessuno faccia troppo clamore, pare che i patrioti dell'arma non si siano fatti troppi scrupoli a ricattare, rubare, maneggiare cocaina come dei piccoli escobar (salvo poi raccontare la favola del "la gettavamo nel water").
Vogliamo veramente stupirci per l'esistenza delle trattative tra stato e mafia?
Stefano, 31 anni, tossicodipendente, era stato arrestato in strada da alcuni carabinieri della Stazione Appia la sera di giovedì 15 ottobre attorno alle undici e mezzo. Aveva addosso una ventina di grammi di droga tra cocaina, marijuana e pastiglie di ecstasy. La mattina successiva, dopo la notte nella camera di sicurezza di una caserma dell’Arma, era stato portato a piazzale Clodio: processo per direttissima.
Il magistrato che ha processato Cucchi, tuttavia, deve aver notato qualcosa. Ha chiesto che l’imputato venisse visitato. Uno dei medici del Tribunale ha stilato una prognosi di venticinque giorni, senza avvertire nulla, evidentemente, che ne mettesse in pericolo la vita.
Il giudice, la mattina del 16 ottobre, un venerdì, ha convalidato il fermo. Attorno all’una i carabinieri hanno consegnato Cucchi alla Polizia Penitenziaria e l’uomo è stato portato in carcere a Regina Coeli. Ma la situazione è precipitata. È accaduto qualcosa in cella? Impossibile dirlo, per ora. «Il sabato sera (il 17 ottobre, ndr) racconta il geometra Cucchi ci hanno avvertito che Stefano era al pronto soccorso per un malore. Abbiamo scoperto che stava in ospedale al Pertini. Abbiamo chiesto di vederlo. Ma ci hanno detto che, trattandosi di un detenuto, serviva il permesso, essendo ricoverato in un reparto speciale. Siano tornati il lunedì: niente. Mercoledì ventuno ottobre è arrivata l’autorizzazione del Tribunale. Ma il giovedì (22 ottobre, ndr) è venuto a casa un carabiniere a dirci che era morto. Ora pretendiamo di sapere perchè».
da Il messaggero
Intanto dall'altra parte, senza che nessuno faccia troppo clamore, pare che i patrioti dell'arma non si siano fatti troppi scrupoli a ricattare, rubare, maneggiare cocaina come dei piccoli escobar (salvo poi raccontare la favola del "la gettavamo nel water").
Vogliamo veramente stupirci per l'esistenza delle trattative tra stato e mafia?
martedì 27 ottobre 2009
lunedì 26 ottobre 2009
Immagini shock da via Gradoli (remake)
Ecco svelati i misteri italiani: Il viados è il nipote del carceriere di Aldo Moro e Marrazzo, scoperto il segreto della pettinatura di Dozier ha pensato bene di andare ad un incontro galante travestito da Calvi. Nel frattempo Fioravanti, sorpreso da Valpreda con il suo tutù, ha telefonato ad Alberto Stasi, che in quel momento era al bar con Ghedè e la Franzoni, accompagnati da Sindona, in visita a Ciancimino dopo aver preso l'Italicus, nel culo, ovviamente.
domenica 25 ottobre 2009
Einstürzende Neubauten
Le fiamme fanno sempre parte della loro performance. "Come le producete?" ho chiesto a Blixa. "Bottiglie molotov" ha risposto indifferentemente. "Cosa?" Non sapevo se credergli o meno. "Non sai che cos'è una bottiglia di molotov? E' una bottiglia piena per due terzi di benzina e per un terzo d'aria. La chiudi con una benda. Cosa ci sia d'altro dentro la bottiglia...non lo so esattamente, ma non si accende semplicemente, esplode. Una piccola bomba".
Un giovane crucco pelleossa urla in tedesco in mezzo a una collezione di portiere d'auto ammaccate, una betoniera e un figorifero recuperati dalla spazzatura per l'occasione e pronti per essere percossi, trapanati e limati. I fuochi che balzano da un fusto di benzina provocano sulla folla un effetto ipnotico primitivo.
I Neubauten, il quintetto tedesco considerato il "re del rock industriale", si è formato nel 1980 senza la minima intenzione di usare dei rottami come strumenti, ma i musicisti hanno cambiato idea quando per il pagamento dell'affitto dovettero impegnare la batteria. A quei tempi, per risparmiare sulle spese di trasporto, il gruppo di solito raccoglieva i nuovi "strumenti" nei bidoni della spazzatura fuori dai posti in cui suonava.
"Lo facciamo per perdere il controllo, per andare oltre ai limiti", dice il cantante Blixa Bargeld, un ex becchino, barista e direttore di teatro che ha preso il suo nome da una marca di penne a sfera tedesche.
Alla fine sono riusciti ad attraversare l'oceano per riversare sulle scene americane il loro sudore, la rappresentazione della loro potente e ossessiva profezia della fine di tutte le forme musicali ufficiali. E lo fanno come professionisti fatti e finiti, ma senza boria. Dopo qualche anno nel mondo della musica non possono negare di aver sviluppato una certa efficienza nella loro presenza scenica. E riescono anche a farlo senza diventare schiavi della routine. Mentre conoscono il loro terreno - o meglio cemento - sono ancora alla ricerca, concentrandosi su se stessi, percuotendo fuori la loro arte d'acciaio. Il ruolo di culto in cui indubbiamente o inevitabilmente si sono ritrovati, viene gestito in maniera alquanto sobria.
Piuttosto che esplodere in tutte le direzioni, un nuovo edificio che crolla, ricade su se stesso. Si finisce con meno di quello con cui si era iniziato. Il tutto consiste nel mettere in moto qualcosa senza semplificazioni. Se esplodi, minacci di sostituire un discorso (l'edificio illeso) con un altro (l'edificio distrutto). In questa maniera l'edificio che esplode traslittera il significato. Quindi sopravviene una possibile interpretazione politica: gli Einsturzende Neubauten come terroristi sonori, per esempio.
D'altro canto, l'implosione dei Neubauten - l'assalto minuziosamente orchestrato ai loro materiali fino che quasi niente rimanga non demolito oppure non seriamente compromesso - finisce quasi in un vicolo cieco dal punto di vista del discorso. "Ogni parola, ogni moralità, ogni ideale deve essere annullato", ha detto Blixa. "Tutte le idee di significato devono essere distrutte, annullate e non più scambiate".
tratto da Manuale di cultura industriale, Shake Edizioni, 1998.
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mercoledì 21 ottobre 2009
Ho visto cose che voi umani potete benissimo immaginarvi
Ho visto (e sentito) Scajola difendere l'operato del "rompicoglioni" Marco Biagi per scomunicare l'ultima uscita sul posto fisso dell'eretico Tremonti.
E' tempo di morire.
E' tempo di morire.
martedì 20 ottobre 2009
Nuovo allarme terrorismo in Italia
Sicuramente più credibile dell'originale.
Stavolta quelli di Scaricabile si sono superati.
sabato 17 ottobre 2009
Arrestato Alfredo Bonanno
Alfredo Maria Bonanno, un italiano di 72 anni considerato tra i maggiori teorici dell'anarchismo insurrezionalista è stato arrestato in Grecia per concorso in rapina. Con lui è stato arrestato anche l'anarchico greco Christos Stratigopoulos, attivo a metà degli anni novanta anche in Italia. La presenza di Bonanno in Grecia, a 48 ore dalle elezioni legislative e in un momento in cui si assiste a un'ondata di attentati e attacchi a sfondo anarchico, ha messo in allarme l'antiterrorismo che ha inviato propri uomini sul posto.
Bonanno, nato a Catania nel 1937, autore di libri culto del genere, quali "Gioia Armata" (per il quale venne condannato negli anni Settanta) e "Anarchismo insurrezionalista", è stato arrestato ieri nella cittadina centrosettentrionale di Trikala, dopo che aveva aiutato Stratigopoulos a compiere una rapina a mano armata che aveva fruttato circa 50.000 euro.
La notizia dell'arresto dell'anziano rivoluzionario, che sarebbe anche riuscito a mettersi in contatto telefonico con la sua compagna in Italia, si è sparsa subito negli ambienti anarchici dove già si parla di possibili "azioni di solidarieta" in suo favore. Bonanno, teorico della "violenza rivoluzionaria" e delle rapine per finanziare la lotta, è assai noto negli ambienti anarchici greci che hanno trovato ispirazione nei suoi scritti.
Sul luogo dell'arresto avvenuto ieri, a Trikala, nella Grecia centrosettentrionale, si è recata oggi un'unità dell'antiterrorismo. Bonanno, secondo quanto apprende l'Ansa da fonti della polizia, è stato arrestato dopo che aveva aiutato un complice greco di 46 anni a compiere una rapina a mano armata che aveva fruttato loro circa 50.000 euro. Secondo la ricostruzione della polizia, Bonanno avrebbe atteso fuori della Banca del Pireo a Trikala il suo complice greco che, camuffato con parrucca e baffi finti, aveva costretto il cassiere a consegnargli 50.000 euro in contanti. Fuori della banca si sarebbe incontrato con Bonanno con il quale si sarebbe allontanato su un'auto. Bonanno era alloggiato nella vicina località di Kalambaka dove la polizia ha trovato successivamente sia il denaro che la pistola della rapina. L'italiano ed il cittadino greco, arrestati in seguito alla testimonianza di un ragazzo che aveva assistito alla rapina chiamando la polizia, sono comparsi oggi davanti ad un procuratore per essere interrogati.
via Informa-azione
Il 1° ottobre Alfredo Bonanno è stato arrestato in Grecia con l’accusa di concorso in rapina. Con lui, il compagno Christos Stratigopoulos. Attualmente si trovano rinchiusi nel carcere di Amfissa, in condizioni di detenzione durissime. Abbiamo un indirizzo, a cui però non è certo che possa pervenire la posta. Molti compagni ci chiedono se è possibile fare qualcosa. Proponiamo una sottoscrizione – nelle modalità e con le forme che i compagni riterranno opportune – per affrontare le spese legate alla detenzione dei compagni. Per qualsiasi comunicazione è possibile fare riferimento ai recapiti delle edizioni (edizionianarchismo@gmail.com - A. Medeot, C.P. 3431 – 34128 Trieste).
Versamenti sul conto corrente postale n° 23852353, intestato ad A. Medeot - C.P. 3431 - Trieste con causale “sottoscrizione arresti in Grecia”.
via Edizioni Anarchismo
Bonanno, nato a Catania nel 1937, autore di libri culto del genere, quali "Gioia Armata" (per il quale venne condannato negli anni Settanta) e "Anarchismo insurrezionalista", è stato arrestato ieri nella cittadina centrosettentrionale di Trikala, dopo che aveva aiutato Stratigopoulos a compiere una rapina a mano armata che aveva fruttato circa 50.000 euro.
La notizia dell'arresto dell'anziano rivoluzionario, che sarebbe anche riuscito a mettersi in contatto telefonico con la sua compagna in Italia, si è sparsa subito negli ambienti anarchici dove già si parla di possibili "azioni di solidarieta" in suo favore. Bonanno, teorico della "violenza rivoluzionaria" e delle rapine per finanziare la lotta, è assai noto negli ambienti anarchici greci che hanno trovato ispirazione nei suoi scritti.
Sul luogo dell'arresto avvenuto ieri, a Trikala, nella Grecia centrosettentrionale, si è recata oggi un'unità dell'antiterrorismo. Bonanno, secondo quanto apprende l'Ansa da fonti della polizia, è stato arrestato dopo che aveva aiutato un complice greco di 46 anni a compiere una rapina a mano armata che aveva fruttato loro circa 50.000 euro. Secondo la ricostruzione della polizia, Bonanno avrebbe atteso fuori della Banca del Pireo a Trikala il suo complice greco che, camuffato con parrucca e baffi finti, aveva costretto il cassiere a consegnargli 50.000 euro in contanti. Fuori della banca si sarebbe incontrato con Bonanno con il quale si sarebbe allontanato su un'auto. Bonanno era alloggiato nella vicina località di Kalambaka dove la polizia ha trovato successivamente sia il denaro che la pistola della rapina. L'italiano ed il cittadino greco, arrestati in seguito alla testimonianza di un ragazzo che aveva assistito alla rapina chiamando la polizia, sono comparsi oggi davanti ad un procuratore per essere interrogati.
via Informa-azione
Il 1° ottobre Alfredo Bonanno è stato arrestato in Grecia con l’accusa di concorso in rapina. Con lui, il compagno Christos Stratigopoulos. Attualmente si trovano rinchiusi nel carcere di Amfissa, in condizioni di detenzione durissime. Abbiamo un indirizzo, a cui però non è certo che possa pervenire la posta. Molti compagni ci chiedono se è possibile fare qualcosa. Proponiamo una sottoscrizione – nelle modalità e con le forme che i compagni riterranno opportune – per affrontare le spese legate alla detenzione dei compagni. Per qualsiasi comunicazione è possibile fare riferimento ai recapiti delle edizioni (edizionianarchismo@gmail.com - A. Medeot, C.P. 3431 – 34128 Trieste).
Versamenti sul conto corrente postale n° 23852353, intestato ad A. Medeot - C.P. 3431 - Trieste con causale “sottoscrizione arresti in Grecia”.
via Edizioni Anarchismo
venerdì 16 ottobre 2009
mercoledì 14 ottobre 2009
lunedì 12 ottobre 2009
Ipazia: censurata dopo 1600 anni!
Agora è un film di Alejandro Amenábar uscito nelle sale cinematografiche il 9 ottobre, ma non in quelle italiane.
Vediamo come mai.
Il film narra la storia di una donna, Ipazia, una matematica, astronoma e filosofa vissuta a cavallo del 400 ad Alessandria d'Egitto, in un periodo in cui il cristianesimo si espandeva con violenza in quelle terre. Inventò l’astrolabio, il planisfero e l’idroscopio ma non solo e viene tutt'oggi ricordata come la prima matematica della storia. Come già usava fare Socrate, Ipazia amava passeggiare per le strade condividendo la sua conoscenza e saggezza, guadagnandosi grande rispetto e considerazione presso i suoi concittadini.
Ma nel 415 venne uccisa dai cristiani per il suo rifiuto alla conversione, che come diceva lei, avrebbe compromesso la sua libertà di pensiero indispensabile per effettuare i suoi studi.
Inoltre il suo assassinio fu davvero atroce. Venne scorticata e fatta a pezzi e i suoi resti vennero addirittura portati in giro per la città come trofeo e in seguito bruciati nell'inceneritore cittadino.
Come si suol dire, all'epoca una donna come Ipazia andava condannata per la sua intelligenza e sapienza e la sua avversione alla conversione cristiana e punita simbolicamente perchè donna.
Ma ciò che mi sconcerta di più è che 1600 anni dopo, un film che racconta la sua storia non può essere mostrato nel nostro paese.
Ancora una volta, come nel lontano 400 D.C., subiamo una censura (o forse un auto censura di chi non vuole nemmeno farsi carico di portare in Italia questo film,ancor prima di infastidire la comunità cristiana) una censura sia come donne, in quanto un modello di donna sapiente, libera ed emancipata non è un modello da propinare alle masse, sia come spettarici e spettatori di un'opera d'arte, perchè non viene nemmeno permesso che il popolo assista alla rappresentazione di una realtà passata ma non troppo.
Qui un articolo molto curato di Raffaella Costi. Leggetelo!
Qui un articolo di Piergiorgio Odifreddi anch'esso dettagliato.
Qui una petizione per la distribuzione del film in Italia.
domenica 11 ottobre 2009
The fun theory
Come fare in modo che il 66% delle persone in più, all'uscita dalla metro, scelga le scale al posto delle scale mobili? Semplice: trasformandole in un enorme pianoforte.
E' una pubblicità virale (per la Volkswagen), ma chi se ne frega. Sono quelle piccole cazzate che migliorano la vita.
via Inkiostro
E' una pubblicità virale (per la Volkswagen), ma chi se ne frega. Sono quelle piccole cazzate che migliorano la vita.
via Inkiostro
sabato 10 ottobre 2009
mercoledì 7 ottobre 2009
Intoccabili
Gianni De Gennaro e Spartaco Mortola
Prevedibilmente assolti dall'accusa di falsa testimonianza.
Mortola era anche quello che girava per la Diaz con delle molotov in mano cercando di infilarle nelle tasche degli antig8ttini. Lo stesso che dopo le violenze aveva candidamente affermato: "Posso solo dire, a posteriori, che c'è stata qualche forzatura giuridica".
E questa come la vogliamo chiamare?
Mortola era anche quello che girava per la Diaz con delle molotov in mano cercando di infilarle nelle tasche degli antig8ttini. Lo stesso che dopo le violenze aveva candidamente affermato: "Posso solo dire, a posteriori, che c'è stata qualche forzatura giuridica".
E questa come la vogliamo chiamare?
La Scuola Radio Elettra genera mostri
La Lega se n'è inventata un'altra: carcere per chi indossa burqa e niqab.
Non siamo razzisti - dice Roberto Cota - non abbiamo niente contro i musulmani, ma la legge deve essere uguale per tutti.
No, non siete razzisti, infatti nelle motivazioni con le quali avete avanzato la proposta di riforma di legge, avete solo detto che
Ignoranti.
Buzzurri.
E razzisti.
Voi e tutti quelli che vi votano.
Quello che avete detto e scritto non ha senso logico, sintattico nè storico.
Siete il terzo mondo della ragione.
Il buco nero del buon senso.
E pretendete pure di modificare culture millenarie (altrochè obbligo imposto, cultura estremista, costumi disumani e violenze familiari inaudite e inammissibili) con una fottuta e vergognosa proposta di legge.
Puah!
Non siamo razzisti - dice Roberto Cota - non abbiamo niente contro i musulmani, ma la legge deve essere uguale per tutti.
No, non siete razzisti, infatti nelle motivazioni con le quali avete avanzato la proposta di riforma di legge, avete solo detto che
"Indossare indumenti come il burqa e il niqab, che nulla hanno a che vedere con la cultura della maggioranza delle donne immigrate che vivono in Italia, ma che costituisce un obbligo imposto alle donne da estremisti che vengono dall'Afghanistan, dal Pakistan e da altri Paesi dove prevalgono la cultura estremista e il retaggio di costumi disumani e di violenze familiari inaudite e inammissibili sia in linea di principio sia, in particolare, se le donne vivono in Paesi civilmente evoluti".
Ignoranti.
Buzzurri.
E razzisti.
Voi e tutti quelli che vi votano.
Quello che avete detto e scritto non ha senso logico, sintattico nè storico.
Siete il terzo mondo della ragione.
Il buco nero del buon senso.
E pretendete pure di modificare culture millenarie (altrochè obbligo imposto, cultura estremista, costumi disumani e violenze familiari inaudite e inammissibili) con una fottuta e vergognosa proposta di legge.
Puah!
lunedì 5 ottobre 2009
Un buon motivo per non vaccinarsi
Ora, io non mi ricordo bene quand'è che i media hanno cominciato ha diffondere il terrore per il nuovo virus H1N1, ma credo che i grafici qui sopra ci aiutino a ricordare.
O, poi se non siete ancora convinti potete leggervi anche questo
giovedì 1 ottobre 2009
Women are heroes
Ve ne avevamo già parlato: lui è JR, fotografo e artivista 25enne. Immortala volti. E possiede la più grande galleria d'arte del mondo. Il suo nuovo progetto, iniziato nel 2008, è incentrato sulla condizione delle donne africane, con un'escursione nelle favelas brasiliane. Ora, ha deciso pure di girare un film, che uscirà ufficialmente nel 2010, per immortalare tutte le sue esposizioni eseguite durante l'esperienza afro-brasiliana.
Quello che vedete sopra è un estratto inedito.
E direi che merita.
Traduco dal sito:
UN FILM D'AVVENTURA
Il film segue le avventure donchisciottesche delle quali si attendono i risultati con incredulità: dalla presentazione del progetto artistico agli abitanti dei piccoli villaggi in Liberia all'organizzazione di un collage sulle pareti fragili di una favela, dalla mostra sulle case in demolizione in Cambogia al confezionamento di un treno che passa attraverso una baraccopoli in Kenya.
UN FILM SULLE DONNE
Le donne sono eroi è soprattutto un omaggio alle donne la cui dignità è sottolineata incollando le loro foto sulle pareti dei loro villaggi e del mondo intero. Nel film, queste donne esprimono le loro difficoltà in un mondo dominato dagli uomini. Di fronte alla telecamera, che condividono per esorcizzare i loro incubi, offrono anche le loro gioie e irradiano la loro energia...
UN FILM SUI MEDIA
Le donne sono eroi si svolge in luoghi rappresentati dai mezzi di comunicazione solo quando vi si produce "qualcosa" . Se JR va là, non è per non riprendere il discorso dei media, né per smentirlo, ma per mostrare una realtà soffocata dal sensazionalismo. Ed è nel contesto di una normalità ignorata che gli abitanti di questi luoghi prendono l'iniziativa e chiamano i media
per mostrare, non quello che hanno subito, ma quello che hanno creato.
UN FILM SULL'UMANO
Le donne sono eroi solleva, senza dare risposta, alcune domande fondamentali. Si incontrano persone che vanno dal riso al pianto, che incarnano un passato doloroso e il desiderio di costruire un futuro felice. En retrouvant ce qui est commun dans les regards des femmes, on se rapproche de ce qui est universel : l'humain. Nel ritrovare ciò che è comune negli sguardi delle donne, ci avviciniamo a ciò che è universale: l'umano.
UN FILM SULL'ARTE
La molteplicità delle immagini, la loro rapida diffusione, la globalizzazione permettono agli artisti di ripensare il loro lavoro. JR apre un nuova strada: l'arte partecipativa. Con le comunità, crea delle opere d'arte effimere che vengono poi arricchite da commenti e reazioni. Le donne anziane diventano modelle per un giorno, i bambini sono artisti per una settimana, gli studenti svolgono quindi il ruolo di critici. L'arte partecipativa rimette in questione le modalità, le finalità, e il posto stesso dell'arte.
Musiche: Massive Attack e Patrice Bart WIlliams
Quello che vedete sopra è un estratto inedito.
E direi che merita.
Traduco dal sito:
UN FILM D'AVVENTURA
Il film segue le avventure donchisciottesche delle quali si attendono i risultati con incredulità: dalla presentazione del progetto artistico agli abitanti dei piccoli villaggi in Liberia all'organizzazione di un collage sulle pareti fragili di una favela, dalla mostra sulle case in demolizione in Cambogia al confezionamento di un treno che passa attraverso una baraccopoli in Kenya.
UN FILM SULLE DONNE
Le donne sono eroi è soprattutto un omaggio alle donne la cui dignità è sottolineata incollando le loro foto sulle pareti dei loro villaggi e del mondo intero. Nel film, queste donne esprimono le loro difficoltà in un mondo dominato dagli uomini. Di fronte alla telecamera, che condividono per esorcizzare i loro incubi, offrono anche le loro gioie e irradiano la loro energia...
UN FILM SUI MEDIA
Le donne sono eroi si svolge in luoghi rappresentati dai mezzi di comunicazione solo quando vi si produce "qualcosa" . Se JR va là, non è per non riprendere il discorso dei media, né per smentirlo, ma per mostrare una realtà soffocata dal sensazionalismo. Ed è nel contesto di una normalità ignorata che gli abitanti di questi luoghi prendono l'iniziativa e chiamano i media
per mostrare, non quello che hanno subito, ma quello che hanno creato.
UN FILM SULL'UMANO
Le donne sono eroi solleva, senza dare risposta, alcune domande fondamentali. Si incontrano persone che vanno dal riso al pianto, che incarnano un passato doloroso e il desiderio di costruire un futuro felice. En retrouvant ce qui est commun dans les regards des femmes, on se rapproche de ce qui est universel : l'humain. Nel ritrovare ciò che è comune negli sguardi delle donne, ci avviciniamo a ciò che è universale: l'umano.
UN FILM SULL'ARTE
La molteplicità delle immagini, la loro rapida diffusione, la globalizzazione permettono agli artisti di ripensare il loro lavoro. JR apre un nuova strada: l'arte partecipativa. Con le comunità, crea delle opere d'arte effimere che vengono poi arricchite da commenti e reazioni. Le donne anziane diventano modelle per un giorno, i bambini sono artisti per una settimana, gli studenti svolgono quindi il ruolo di critici. L'arte partecipativa rimette in questione le modalità, le finalità, e il posto stesso dell'arte.
Musiche: Massive Attack e Patrice Bart WIlliams
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