domenica 22 giugno 2008

Aldo Bianzino, ucciso in un carcere della Repubblica

Venerdì 12 ottobre 2007, 5 poliziotti ed un finanziere dell'unità cinofila fanno irruzione in una casa di campagna,nelle colline perugine. Aldo,l'uomo che vive lì con la sua famiglia, avvisa subito i tutori dell'ordine di possedere piante di marijuana che coltiva per un uso personale e si assume la responsabilità del tutto, scagionando la compagna. Entrambi vengono condotti nel carcere di Capanne, lui in isolamento, lei nel braccio femminile.(prima di essere interrogato occorre che il detenuto non comunichi con nessuno). L'interrogatorio era fissato per il martedì.
Il giorno dopo, Aldo incontra l'avvocato d'ufficio, il quale incontrerà poco dopo anche Roberta. L'avvocato è l'ultimo civile ad aver visto Aldo vivo. In seguito, un detenuto, testimonia di aver visto Aldo prelevato due volte dalla sua cella, fra il pomeriggio e la sera. Nei verbali risulta sotto la dicitura "visita" un'uscita la cui ragione e ora non sono precisate.
Un detenuto dice di aver visto Aldo seduto sul letto superiore con le gambe incrociate, con indosso solo una maglietta. La guardia carcerararia, invece, sostiene che Aldo abbia dormito steso tutta la notte.
Al momento della battitura Aldo non risponde. Viene trasportato fuori dalla cella, lasciato a terra in un corridoio vicino all'infermeria, non prima di aver isolato le celle vicine con delle lenzuola. Il personale sanitario dichiara di aver fatto quattro iniezioni di adrenalina, attaccato il defribillatore automatico ( che non si è neanche attivato) e praticato il massaggio cardiaco per 22 minuti.
Giunto sul posto il 118 ne dichiara immediatamente il decesso. Dalle foto e dai verbali, il corpo di Aldo risulta sdraiato a terra, gli occhi fissi, un orecchio tumefatto, labbra e mucose già cianotiche ( Aldo era morto da diverso tempo), con indosso solamente una maglietta che i parenti non hanno riconosciuto come sua.
Roberta viene interrogata da un vice ispettore capo in borghese che, da subito, cerca di ottenere una sua dichiarazione per poter sostenere un'ipotesi di morte naturale. "Ha problemi cardiaci? Soffre di svenimenti? Non può aver ingerito qualche ovulo al momento dell'arresto?". Queste sono state le insistenti domande rivolte alla donna. Poi aggiunge che Aldo lo stanno trasportando all'ospedale, che è in coma ed è stato già intubato e gli faranno una lavanda gastrica. Roberta chiede di poter chiamare l'ex compagna di Aldo per informarla della situazione e farla recare in ospedale per stargli vicino. La risposta che riceve è che al limite, lei stessa, sarà scarcerata.
Il direttore del carcere fa visita a Roberta in cella e le dice: "Aldo è al Silvestrini, le faremo sapere quando telefoneranno i medici."
Mentre Roberta viene scarcerata domanda quando potrà rivedere Aldo. Il vice ispettore capo, risponde seccato: "martedì dopo l'autopsia!"
Il P.M. Petrazzini, già titolare dell'indagine che ha portato all'arresto di Aldo, apre un'indagine sulla morte.
Il 16 ottobre il medico legale nominato dalla famiglia, assiste alla prima autopsia, condotta dal medico nominato dal P.M.. Successivamente dichiara ai familiari e ai tre avvocati di aver trovato sul corpo di Aldo lesioni al fegato, alla milza, al cervello e due costole rotte. Aldo sarebbe morto a causa di colpi dati con una tecnica usata presso alcune corporazioni militari che mirano a distruggere gli organi vitali senza lasciare traccie esterne.
Il 22 il P.M. apre un'indagine contro ignoti per omicidio volontario e l'affida alla polizia, lo stesso corpo che li ha arrestati.
Il 23 vengono effettuati altri esami sul corpo, vengono prelevati fegato, encefalo e cervello per verificare la presenza di microtraumi da scuotimenti. Notare che dal momento in cui vengono prelevati gli organi di Aldo, verrà capovolto l'esito della prima autopsia.
Il 26 sulla base di dichiarazioni di persone informate dei fatti, viene iscritto nel registro degli indagati un agente di polizia penitenziaria per omissione di soccorso ed omesso servizio.
Il 5 novembre c'è il primo incidente probatorio. Più testimoni dichiarano di aver sentito Aldo chiedere aiuto durante la notte fra sabato e domenica e che l'unica guardia in servizio non è intervenuta per prestare soccorso. I nastri video mostrano, inoltre, che non ci sono stati controlli tra le 3:20 e le 6:57.
In seguito verrà effettuata un'ulteriore autopsia, e si parlerà per la prima volta di aneurisma come causa della morte.
Il 14 gennaio si effettua il secondo incidente probatorio. I testimoni confermano le precedenti dichiarazioni, ma spunta un nuovo testimone (detenuto lavorante dell'ufficio immatricolazioni) che accusa i primi di aver ordito una congiura per incastrare la guardia carceraria.
Il 31 gennaio, secondo la relazione dei medici legali nominati dal P.M., Aldo è morto a causa di un aneurisma cerebrale.
Il 10 febbraio il P.M. chiede l'archiviazione per l'accusa di omicidio volontario.
In questa vicenda appaiono molti elementi dubbi, che riguardano non solo l'omicidio di Aldo, ma soprattutto la fase investigativa dopo la sua morte; il caso è stato comunque archiviato.
I giornali ovviamente non hanno riportato la notizia se non quelli locali. Negli stessi giorni in cui è avvenuto questo inquietante e inspiegabile omicidio, proprio a Perugia è stata uccisa Meredith, e siamo stati aggiornati minuto per minuto sui risvolti del caso. Vespa e Mentana hanno guadagnato share. Perchè nessuno ha dato il giusto peso a questo fatto? Nè i giornali finanziati dallo stato, quindi da noi, nè la televisione di stato, anch'essa mantenuta da noi. C'è poco da commentare, i fatti parlano da sé. E del resto questa è la democrazia!

1 commento:

il Russo ha detto...

Verità per Aldo!