Il consumo attuale di carne è molto elevato, ma purtroppo, troppi pochi consumatori riflettono sul conseguente impatto ambientale e sociale.
Il primo problema riguarda l'enorme quantità di acqua necessaria alla produzione di carne: acqua per la coltivazione di vegetali e foraggio per gli animali, acqua per pulire le stalle e i macelli e solo una piccola percentuale per abbeverare l'allevamento. Per 1 kg di manzo da allevamento intensivo servono 100.000 litri d'acqua; per 1 kg di pollo, servono 3500 litri d'acqua, 2000 per 1 kg di soia, 1900 per il riso, 1400 per il mais, 900 per il grano, 500 per le patate.
Inoltre le deiezioni liquide e semi-liquide del bestiame contengono livelli di fosforo e nitrogeno al di sopra della norma, sostanze presenti nei loro mangimi, ma che gli animali assorbono solo in minima parte. La restante parte inquina l'acqua e danneggia gli ecosistemi acquatici.
Purtroppo le “monocolture” e gli allevamenti industriali in batteria portano a diminuire la biodiversità cosicché anche gli animali nostrani, "da cortile", si estinguono.
Il problema sociale riguarda la sofferenza di chi si ammala e l'elevata spesa medica necessaria a curare le malattie imputate all'elevato consumo di carne (tumori, infarti..) Non è infatti trascurabile il campionario farmaceutico che ingeriamo con la bistecca (tutte le sostanza somministrate agli animali prima della macellazione): cortisone, antibiotici, sulfamidici, antitiroidei, vaccini, estrogeni, ormoni... Questo discorso vale soprattutto per gli allevamenti intensivi.
Con ciò ho solo voluto informare, in breve, quanto influenzino l'ambiente, le nostre scelte di consumatori. A mio avviso, si dovrebbero scegliere prodotti provenienti da piccoli allevamenti locali (favorendo così, anche la politica del cibo a km 0) che minimizzano l'impatto sopra descritto, e in ogni caso è importante non abusare nel consumo di carne.
Vorrei infine concludere con un breve racconto personale.
Da bambina passavo l'estate in montagna con nonni e cugini e ricordo con nostalgia che si andava a fare la spesa in un supermercato particolare: una piccola fattoria condotta da sole due persone. Lì trovavi un pò di tutto e fresco di giornata. Addirittura quando il nonno chiedeva di comprare un coniglio, il pastore gliene indicava uno in vendita, vivo. A quel punto mio nonno passava all'attacco della sua preda-spesa e quando acchiappava il coniglio,per lui, era davvero finita. Preso per le gambe, a testa in giù, riceveva una forte mazzata sulla testa e moriva. Poi il nonno accuratamente lo scuoiava, lo squarciava per pulirne l'interno e la spesa era fatta. La domenica mia nonna lo cucinava con spezie e olive, roba da leccarsi i baffi; e anch'io che avevo assistito alla triste fine del coniglio, lo assaporavo, senza curarmene troppo.
Il primo problema riguarda l'enorme quantità di acqua necessaria alla produzione di carne: acqua per la coltivazione di vegetali e foraggio per gli animali, acqua per pulire le stalle e i macelli e solo una piccola percentuale per abbeverare l'allevamento. Per 1 kg di manzo da allevamento intensivo servono 100.000 litri d'acqua; per 1 kg di pollo, servono 3500 litri d'acqua, 2000 per 1 kg di soia, 1900 per il riso, 1400 per il mais, 900 per il grano, 500 per le patate.
Inoltre le deiezioni liquide e semi-liquide del bestiame contengono livelli di fosforo e nitrogeno al di sopra della norma, sostanze presenti nei loro mangimi, ma che gli animali assorbono solo in minima parte. La restante parte inquina l'acqua e danneggia gli ecosistemi acquatici.
Purtroppo le “monocolture” e gli allevamenti industriali in batteria portano a diminuire la biodiversità cosicché anche gli animali nostrani, "da cortile", si estinguono.
Il problema sociale riguarda la sofferenza di chi si ammala e l'elevata spesa medica necessaria a curare le malattie imputate all'elevato consumo di carne (tumori, infarti..) Non è infatti trascurabile il campionario farmaceutico che ingeriamo con la bistecca (tutte le sostanza somministrate agli animali prima della macellazione): cortisone, antibiotici, sulfamidici, antitiroidei, vaccini, estrogeni, ormoni... Questo discorso vale soprattutto per gli allevamenti intensivi.
Con ciò ho solo voluto informare, in breve, quanto influenzino l'ambiente, le nostre scelte di consumatori. A mio avviso, si dovrebbero scegliere prodotti provenienti da piccoli allevamenti locali (favorendo così, anche la politica del cibo a km 0) che minimizzano l'impatto sopra descritto, e in ogni caso è importante non abusare nel consumo di carne.
Vorrei infine concludere con un breve racconto personale.
Da bambina passavo l'estate in montagna con nonni e cugini e ricordo con nostalgia che si andava a fare la spesa in un supermercato particolare: una piccola fattoria condotta da sole due persone. Lì trovavi un pò di tutto e fresco di giornata. Addirittura quando il nonno chiedeva di comprare un coniglio, il pastore gliene indicava uno in vendita, vivo. A quel punto mio nonno passava all'attacco della sua preda-spesa e quando acchiappava il coniglio,per lui, era davvero finita. Preso per le gambe, a testa in giù, riceveva una forte mazzata sulla testa e moriva. Poi il nonno accuratamente lo scuoiava, lo squarciava per pulirne l'interno e la spesa era fatta. La domenica mia nonna lo cucinava con spezie e olive, roba da leccarsi i baffi; e anch'io che avevo assistito alla triste fine del coniglio, lo assaporavo, senza curarmene troppo.
Nessun commento:
Posta un commento