Non si capisce se per spirito di emulazione, se per senso di inferiorità, o chissà per cos'altro, ma pare che il paese faccia di tutto per abbassare il livello di credibilità e serietà generale a quello incarnato dall'estroverso padrone di casa.
Così, il polo romagnolo dell'Università di Bologna (che, giusto per la cronaca, è in Emilia), ha deciso di incentivare le nuove generazioni appena uscite dalla "scuola buonista del '68" [cit.], stampando questi manifesti sui quali campeggiano 4 giovani e belle power ranger della cultura.
Tutine attillatissime, chiome fluenti al vento, trucco abbondante, cinturone trendy e guantini d'ordinanza. Come dire: "Iscrivetevi alle Università romagnole: sono piene di figa!".
Geniali davvero questi pubblicitari odierni: l'unico modo che conoscono per invogliare la gente a "comprare" i loro prodotti, è seducendola. Ne avevano già data ampia dimostrazione, ma quando la merce da pubblicizzare è la cultura e il committente è l'Università, la cosa si fa alquanto grave.
Talmente grave che qualche mente, non ancora del tutto obnubilata, si è accorta del bassissimo tasso di gradimento nei confronti dei manifesti e ha deciso la rimozione e l'oscuramento degli stessi.
Sembra troppo chiedere ai signori che tirano i fili dell'Università di controllare ed informarsi meglio sulle iniziative sponsorizzate? E com'è che prima vengono affissi i manifesti e solo dopo la campagna passa al vaglio delle strutture decisionali?
Così, il polo romagnolo dell'Università di Bologna (che, giusto per la cronaca, è in Emilia), ha deciso di incentivare le nuove generazioni appena uscite dalla "scuola buonista del '68" [cit.], stampando questi manifesti sui quali campeggiano 4 giovani e belle power ranger della cultura.
Tutine attillatissime, chiome fluenti al vento, trucco abbondante, cinturone trendy e guantini d'ordinanza. Come dire: "Iscrivetevi alle Università romagnole: sono piene di figa!".
Geniali davvero questi pubblicitari odierni: l'unico modo che conoscono per invogliare la gente a "comprare" i loro prodotti, è seducendola. Ne avevano già data ampia dimostrazione, ma quando la merce da pubblicizzare è la cultura e il committente è l'Università, la cosa si fa alquanto grave.
Talmente grave che qualche mente, non ancora del tutto obnubilata, si è accorta del bassissimo tasso di gradimento nei confronti dei manifesti e ha deciso la rimozione e l'oscuramento degli stessi.
Sembra troppo chiedere ai signori che tirano i fili dell'Università di controllare ed informarsi meglio sulle iniziative sponsorizzate? E com'è che prima vengono affissi i manifesti e solo dopo la campagna passa al vaglio delle strutture decisionali?
3 commenti:
E' la cultura modello Villa Certosa.
In realta' non toglieranno alcun manifesto, erano stati programmati per un'affissione breve, di una settimana, e cosi' e' stato.
E a Bologna sapevano, visto che sono stati spesi 40mila euro per la campagna.
Bello il commento alle polemiche di uno dei promotori dell'iniziativa, tra l'altro vicesindaco di Ravenna: "Tutte cazzate".
Conciso e sagace, quasi romagnolo.
@pellacani
grazie per le info. non avevo letto.
il vicesindaco ravennate è in linea con la standard nazionale..
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