domenica 5 luglio 2009

Sull'aiuto indispensabile al rifiuto dell'assistenza permanente

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Il cammino dell'autonomia è simile a quello del bambino che impara a camminare.
Non ci si riesce senza lacrime e sforzi. Il rischio di cadere, di farsi male, di soffrire aggiunge ai primi passi l'ostacolo della paura. Tuttavia il soccorso di un affetto che incoraggia a rialzarsi, a ricominciare, ad ostinarsi, a coordinare i gesti dimostra che la padronanza dei movimenti si acquisisce meglio e più presto che nelle condizioni di un tempo in cui si trattava di progredire non solo sotto i fuochi incrociati della vanità beffarda, della minaccia diffusa, dell'angoscia di non essere più amati se non ci si applica, ma soprattutto attraverso un malessere, discretamente nutrito dall'ambiguità dei genitori desiderosi e nello stesso tempo timorosi che il loro bambino faccia i suoi primi passi verso un'autonomia che lo sottrarrebbe alla loro autorità tutelare e toglierebbe loro la sensazione di essere indispensabili.
[...]
La rottura è brutale all'ingresso nelle superiori. Si regredisce nella famiglia arcaica dove il fanciullo imparava a cavarsela da solo unicamente firmando un atto di una riconoscenza eterna a coloro che avevano assicurato il suo ammaestramento. La fiducia in sé, minata e compensata con l'insolenza, ricompone la ripugnante mescolanza di superbia e servilità che formava, nel passato, la norma del comportamento sociale.
Al desiderio sincero di fare dell'adolescente un essere umano a tutti gli effetti si sovrappone in un evitabile malessere l'esercizio di un potere al quale la struttura gerarchica costringe l'insegnante. Come potrebbe non vincere la tentazione di rendersi indispensabile e di coltivare nello studente una debolezza che ne rende più facile il dominio? Chi vende stampelle ha bisogno di zoppi.
Usciamo appena e con pena da una società in cui, non avendo mai potuto credere in se stessi, gli individui hanno accordato la loro credenza a tutti i poteri che li storpiavano facendoli marciare. Dio, chiese, Stato, patria, partito, leaders e piccoli padri dei popoli, tutto è stato ragionevole pretesto per non dover vivere da se stessi. Questi bambini che un tempo rialzavamo per farli cadere, è tempo di insegnar loro a imparare da soli.

Raoul Vaneigem, Avviso agli studenti, Nautilus, 1996

1 commento:

Anonimo ha detto...

chi libera si libera.