venerdì 15 agosto 2008

SPK - Graeme Revell [2]

IL SIMULACRO POSTINDUSTRIALE




* Sono passati diversi decenni da quando è stato possibile descrivere accuratamente col termine industriale la cultura occidentale. Fin dalla crisi con il crollo dei consumi degli anni Trenta, ci siamo interamente spostati in una struttura della società dominata non dalla produzione ma dalla riproduzione, non dall'equivalenza ma dalla commutazione, non dal commercio ma dal modello. Viviamo in un mondo postindustriale...un mondo in cui il lavoro e l'attività ricreativa si combinano. Non una cultura comprata e venduta, ma una in cui tutte le culture si simulano a vicenda. Non un luogo dove l'amore è prostituito ma uno nel quale un'attività sessuale liberata ed equilibrata è obbligatoria.

* Se l'era industriale è stata determinata dalla sua natura capitalistica, la natura dell'era postindustriale è l'ipercapitalismo. Nella sfera dei segni la società è diventata indeterminata e codificata. Nell'era postindustriale ogni segno aveva una realtà corrispondente. In quella industriale ogni segno è diventato equivalente a tutti gli altri con il denaro come modalità di coesione sociale. Adesso, in ogni caso, tutti i segni sono diventati modelli che differenziano leggermente tutte le riproduzioni sociali: un codice generalizzato di simulazione. Il vero orrore è che questo processo non si ferma più sul cancello della fabbrica ma penetra nelle nostre case, nei nostri affetti e nelle nostre menti. Tutto il nostro tempo diventa tempo "segnato".

Dal manifesto dell'originale
Sozialistisches Patienten Kollektiv.

Tratto da
Industrial Culture Handbook, 1983, Re/Search

2 commenti:

il Russo ha detto...

Ma dove trovi certe fonti? Te lo domando con molta invidia, complimenti.

Titus Bresthell ha detto...

Grazie russo. Praticamente questo testo è la mia bibbia: "Manuale di cultura industriale". E ho intenzione di fare un sacco di post con le parti migliori. Comunque cercalo, anche in biblioteca e poi fammi sapere!